fede

Francesco: vicino ai Paesi che soffrono per il Covid

Vatican News - Benedetta Capelli ANSA/VATICAN MEDIA
Pubblicato il 08-06-2020

Il Papa saluta i pellegrini italiani ricordando che la fase acuta della pandemia è passata.

Per la seconda volta all’Angelus, Papa Francesco si affaccia su Piazza San Pietro dalla finestra del Palazzo Apostolico. Dopo la catechesi si rivolge ai fedeli ricordando che la loro presenza “è segno che in Italia la fase acuta dell’epidemia è superata".

Rimane la necessità - non cantare vittoria prima eh! Non cantare troppo presto vittoria - di seguire con cura le norme vigenti, perché sono norme che ci aiutano a evitare che il virus vada avanti. Grazie a Dio stiamo uscendo dal centro più forte, ma sempre con le prescrizioni che ci danno le autorità.

Poi il pensiero del Papa va a quei Paesi dove invece la lotta al coronavirus è molto dura:

Ma purtroppo in altri Paesi il virus sta facendo ancora tante vittime. Venerdì scorso, in un Paese, è morto uno al minuto! Terribile. Desidero esprimere la mia vicinanza a quelle popolazioni, ai malati e ai loro familiari, e a tutti coloro che se ne prendono cura. Con la nostra preghiera avviciniamoci.

Se il virus in molti Paesi europei rallenta, in America Latina invece il numero delle vittime cresce in modo rapido, secondo diverse stime, nell’ultima settimana, il numero medio di nuove infezioni da Covid-19 è stato di oltre 100mila al giorno. Dati che attestano che la crisi è tutt’altro che conclusa. I contagi nel mondo sono 6,9 milioni, 400mila le vittime con gli Stati Uniti che stanno pagando lo scotto piu alto con oltre 109mila morti. Dopo il Regno Unito con più di 40mila morti, c’è il Brasile che solo ieri ha visto crescere il suo bilancio di 904 unità portando il bilancio dei morti a 35.930. In America Latina c’è preoccupazione anche per il Perù, alle prese con una grave carenza di ossigeno. Accelera la trasmissione dei contagi anche in Medio Oriente e Africa.

Gesù fa il tuo cuore simile al mio

Francesco ricorda anche che il mese di giugno è dedicato al Cuore di Cristo, “una devozione – afferma - che accomuna i grandi maestri spirituali e la gente semplice del popolo di Dio”. Alla piazza che lo ascolta fa ripetere due volte "una piccola preghiera" imparata da Nonna Rosa, una frase: "Gesù fa il tuo cuore simile al mio"

In effetti, il Cuore umano e divino di Gesù è la fonte dove sempre possiamo attingere la misericordia, il perdono, la tenerezza di Dio. Possiamo farlo soffermandoci su un passo del Vangelo, sentendo che al centro di ogni gesto, di ogni parola di Gesù, al centro, c’è l’amore, l’amore del Padre che ha inviato il Suo Figlio, l’amore dello Spirito Santo che è dentro di noi. E possiamo farlo adorando l’Eucaristia, dove questo amore è presente nel Sacramento. Allora anche il nostro cuore, a poco a poco, diventerà più paziente, più generoso, più misericordioso a imitazione del cuore di Gesù.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù

“Il Cuore di Cristo accoglie tutti noi nella rivoluzione della tenerezza”: aveva detto Papa Francesco nell’intenzione di preghiera per il mese di giugno. Una devozione che nasce da lontano, legata alle visioni della mistica francese Santa Margherita Maria Alacoque avvenute tra il 1673 e il 1675. “Il Cuore di Gesù – scriveva la santa - è una sorgente inesauribile di beni che vuole diffondere” come la misericordia, la carità e l’amore. E’ nella comunità di San Giovanni Eudes che viene celebrata per la prima volta la festa del Sacro Cuore di Gesù, dopo il sì del vescovo di Rennes, nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1765 Clemente XIII accorda alla Polonia e all’Arciconfraternita Romana del Sacro Cuore la solennità ed è proprio in questo secolo che si sviluppa un acceso dibattito a cui Pio IX mette fine nel 1856 estendendo la solennità del Sacro Cuore di Gesù alla Chiesa universale, inserendola nel calendario liturgico. Si tratta di una festa mobile fissata al venerdì, ottavo giorno dopo il Corpus Domini, seguito dal sabato dedicato al Cuore Immacolato di Maria.

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