Le visite dei pontefici
San Francesco ha imitato Gesù più di ogni altro uomo sulla terra
Quale è la chiave per comprendere il pensiero di Papa Francesco? È una domanda naturale, dopo quasi un
mese di pontificato.
Il pensiero di Giovanni Paolo II era stato forgiato dalla filosofia personalista, a partire
dall'amato Max Scheler. Quello di Benedetto XVI partiva dall'amato Sant'Agostino. Quello di Papa Francesco,
invece, parte direttamente dalla spiritualità di Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia del Gesù. A
partire proprio dal nome. La conversione di Ignazio nasce anche dalla lettura di una storia di San Francesco,
che lo ispirò profondamente quando fondò i gesuiti. Anche per questo un figlio di Sant'Ignazio ha deciso di
portare il nome del poverello di Assisi. È stato padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica a
rileggere tutto il pensiero di Papa Francesco nella chiave della spiritualità ignaziana. Lo ha fatto nella
settimana appena passata in un incontro promosso nella sede della storica rivista dei gesuiti, le cui bozze
sono corrette in Segreteria di Stato, presentando due testi di Jorge Mario Bergoglio, tradotti dall'Editrice
Missionaria Italiana: «Guarire dalla corruzione» e «Umiltà. La strada verso Dio». Al di là del titolo, non sono
denunce sociali. Bergoglio si chiede cosa sia un cuore corrotto, come può l'animo umano guarire da quel
male oscuro che rende accettabile il peccato.
Ma Bergoglio non parla della corruzione come fatto sociopolitico.
Guarda proprio dentro l'uomo, al suo animo. Un animo pronto a negare la verità e a permettere alla
frivolezza di prendere il sopravvento sulla severità spirituale. La severità spirituale è una chiave di lettura
importante. Perché Papa Francesco ama stare tra la gente, la sua simpatia è contagiosa. Ma fa un rigoroso
percorso spirituale, e gli viene direttamente da Ignazio. Si legge, nei testi di Bergoglio, la necessità
dell'esame di coscienza, di chiamare i peccati con il loro nome, del definire tutto in maniera precisa, dura,
esatta.
Papa Francesco ha un'idea di Chiesa inclusiva e apostolica, che non si autodifende (perché l'esame
di coscienza porta ad ammettere le proprie responsabilità) e non è autoreferenziale. Raccontano che quando
Bergoglio prese una posizione contro i matrimoni gay, lo fece perché quella fu la linea scelta dalla sua
Conferenza Episcopale. Ma lui «avrebbe preferito dialogare, includere, convincere le persone una ad una,
piuttosto che fare una crociata pubblica», sottolinea Virginia Bonard, giornalista argentina che lavora anche
per la Conferenza Episcopale. E cosa è allora la corruzione, per Papa Francesco? È la «stanchezza della
trascendenza», ovvero l'essere stanchi di rivolgersi a Dio. Riecheggiano, in queste parole, quelle del suo
primo Angelus, quando sottolineò come «Dio non si stanca mai di perdonarci, siamo noi che ci stanchiamo di
chiedere perdono». Ma c'è anche - nelle parole di Bergoglio - la perfetta continuità con quello che Papa
Benedetto XVI ha sempre denunciato: quando l'uomo si dimentica di Dio il peccato diventa un modo normale
di vivere. Il Tempo
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