Le visite dei pontefici
Il racconto dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme è riportato in tutti e quattro i Vangeli
La festa delle capanne, l’origine nell’Antico Testamento
Vangelo di Giovanni, capitolo 12, versetti 12-15: “Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: ‘Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele! Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina”.
Il racconto dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme è riportato in tutti e quattro i Vangeli, ma con alcune varianti: Matteo e Marco ci parlano di rami di alberi, o fronde prese dai campi; Luca non ne fa addirittura menzione; mentre – come il passaggio riportato prima lo attesta – è solo l’evangelista Giovanni a parlarci di palme.
Dobbiamo andare con la memoria alla tradizione-cultura ebraica per comprendere quanta importanza abbiano – in questo episodio – la menzione di famosi arbusti. Prendiamo l’Antico Testamento, al libro del Levitico, nel capitolo 23, e troveremo spiegata la cosiddetta festa del “Sukkot”, la “Festa delle capanne”, a cui fa riferimento Giovanni, “la gran folla era venuta per la festa”:
“Quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa al Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l'ottavo giorno. Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori: rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente e gioirete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni. Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. È una legge perenne di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese. Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d'Israele dimoreranno in capanne, perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d'Egitto”.
Ciascuno, dunque, portava in mano e sventolava il “lulav”, un piccolo mazzetto composto dai rami delle tre piante che il Levitico . La palma, simbolo della fede; il mirto, simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e – in ultimo – il salice, la cui forma delle foglie rimandava al silenzio di fronte a Dio.
Tradizioni popolari italiane della Domenica delle palme
Ma veniamo al nostro Oggi, colmo di antiche tradizioni popolari – immancabili per il nostro Paese – che si tramandano dai tempi dei nonni. E’ sempre curioso fare questo viaggio nei ricordi popolari, perché si ha una chiara percezione della ricchezza geografica-sociale dell’Italia.
In Sardegna, troviamo la “tessidura de pramma” o delle “prammas pintadas”, modi particolari di intrecciare le foglie di palma, con tecniche che vanno dall’incastro all’avvolgimento a spirale, dall’intreccio diagonale all’annodatura. Con questi originali modi d’intreccio, vengono realizzate molte figure simboliche, dalla croce al cuore, dalle campane al giglio.
In Calabria, nella Bova-Chora, invece, i rami d’ulivo e canne, servono per creare quelle che vengono denominate “Le Pupazze”, figure femminili statuarie di varie dimensioni che vengono poi abbellite con fiori, frutta e primizie.
Nei ’50, nei paesi italiani di origine albanese, la sera del sabato prima della Domenica delle Palme, avveniva – da parte dei giovani del paese – alcune rappresentazioni “teatrali” che ricordavano il miracolo della resurrezione di Lazzaro, preludio della Pasqua di Resurrezione di Gesù.
La Domenica delle Palme, a Gangi (in Sicilia), si anima di antichi gesti, di cui sono protagoniste le confraternite del luogo che, riunite – a prima mattina – nella chiesa “di turno”, procede a un sorteggio del tutto particolare: viene estratta a sorte la confraternita a cui spetterà di procedere in processione, a cui vengono affidate non solo le tradizionali palme, ma anche fiori, rami di datteri e “simboli sacri” realizzati artigianalmente. Fra queste, le famose “Crocette d’azona”, fatte di legno di rovo, preparate fin dalla prima domenica di Quaresima.
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