fede

Da dove nasce l’espressione “Che a Maronna t’accumpagna”?

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 11-05-2022

Storia del famoso detto napoletano

Maggio, il mese mariano per eccellenza. Maggio e quei boccioli di rosa che profumano nei viali, nei boschi o in quelle piazze italiane dove il sole splende al meriggio, quando il caldo di primavera si fa sentire. Ogni volta che si parla di maggio diviene quasi spontaneo pensare al sorriso della Vergine Maria; e noi, cullati da tale ricordo, da tale immagine così materna, ci sentiamo più sicuri nel cammino della vita. “Quando trascorre la vita, solo tu non sei mai” così si canta - di solito - in quelle innumerevoli processioni che animano i paesi di tutta Italia. Un motivetto sincero, che viene dal cuore. Maria è Madre e conosce bene i suoi figli e li guida.

E quante processioni vissute nel Sud Italia abbiamo in mente? Innumerevoli, così come sono innumerevoli le espressioni d’affetto per la Madonna o che riguardano la Madre per eccellenza. Fra queste ve n’è una che un po’ tutti abbiamo sentito dire in qualche occasione: “Che a Maronna t’accumpagna”.

Ma da dove nasce questo modo di dire? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un viaggio nel tempo, nel ‘700 napoletano. Al tempo, sul trono di Napoli, vi era Re Ferdinando IV di Borbone. Era salito al trono nel 1759, e - con suo profondo rammarico - constatò - qualche anno dopo, intorno al 1770 - che il fenomeno della malavita era, in maniera esponenziale, aumentato. Allora, per scoraggiare i ladri e gli assassini, pensò di dare a Napoli una nuova rete d’illuminazione più efficace. Purtroppo, le casse del Regno non erano particolarmente piene e i pali della luce installati non erano certo sufficienti ad illuminare una città grande come Napoli.

Fu il frate domenicano padre Gregorio Maria Rocco, allora, a proporre al sovrano una soluzione. Padre Gregorio Maria Rocco, alcuni anni prima, aveva trovato nei sotterranei del monastero di Santo Spirito nella città partenopea un dipinto della Madonna. E così da questo quadro prese spunto per la sua idea: decise di far realizzare centinaia di copie di quell’effige e di farle collocare in edicole votive sparse per tutte la città partenopea.

Padre Rocco esortò, così, ad illuminare queste edicole affinché ognuna avesse la sua luce. Tutti gli abitanti della città dissero sì a questo accorato invito: la devozione popolare mariana dei napoletani - si sa - era (ed è tuttora) tanta. Ogni quartiere, infatti, si adoperò affinché fossero sempre accese le lampade ad olio poste davanti alla Madonna: tutte le strade di Napoli furono - così - illuminate. Le casse del Regno furono risparmiate e Napoli ebbe la sua illuminazione a costo zero.

E l’espressione “Che a Maronna t’accumpagna” da dove nasce? Molto semplice: ognuno che usciva dalle case veniva “benedetto” con questa espressione poiché tutti potevano essere sicuri perché accompagnati dalla “luce di Maria”.

Ne venne di conseguenza che chi usciva da casa fosse salutato con l’esclamazione augurale: “A Maronna t’accumpagna!” (Possa tu camminare senza pensieri, protetto dalla luce della Madonna).

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