fede

Coronavirus: la chiesa domestica, adesso comprendiamo cos'è

Luciano Moia Ansa - SASCHA STEINBACH
Pubblicato il 03-04-2020

Il sacramento del matrimonio possa davvero trasformare le nostre case

Per anni abbiamo parlato di piccola chiesa domestica senza mai forse mettere a fuoco davvero di cosa si trattasse, se non come bella immagine spirituale ma un po' slegata dalla nostra concretezza. Ora, che l' emergenza sanitaria ci costringe da giorni a stare chiusi in casa, è forse un po' più agevole riscoprire come il sacramento del matrimonio possa davvero trasformare le nostre case blindate nella piccola chiesa domestica tratteggiata dal Vaticano II e poi ripresa da tanti documenti del magistero. Anche papa Francesco ci assicura che «la presenza del Signore abita nella famiglia reale e concreta, con tutte le sue sofferenze, lotte, gioie e i suoi propositi quotidiani» (AL 315). Nei giorni scorsi il cardinale Kevin Farrel, prefetto del Dicastero laici, famiglia e vita, ha spiegato in un lungo intervento che «proprio in questo isolamento lo Spirito ci suggerisce di riscoprire il sacramento del matrimonio».

Sollecitazione che padre Marco Vianelli, direttore dell'Ufficio Cei per la famiglia, inquadra nella realtà delle nostre comunità, come occasione non solo per dare senso alla preghiera che in questi giorni sgorga in casa, ma soprattutto a tutti i momenti della vita domestica, forzatamente limitati tra soggiorno e cucina, con l' ansia di notizie che fanno stare con il fiato sospeso. «Non ci si pensa mai, ma la presenza stessa degli sposi è sacramento d' amore che rimanda a Cristo. Noi preti abbiamo bisogno di gesti ordinati per rendere presente il Signore. Gli sposi, in virtù del sacramento del matrimonio, traducono la presenza di Cristo anche nei piccoli gesti, come stirare o preparare il caffè».

Ha osservato ancora il cardinale Farrell: «È un tempo di allenamento, quello che ci sta offrendo il Signore, in attesa di sconfiggere questo male. Un tempo nel quale, vivendo stretti nelle nostre case, siamo chiamati a fare continui esercizi di carità». Per inquadrare meglio il significato della Chiesa domestica, padre Vianelli suggerisce di attingere alla Gaudium et spes, laddova spiega che la famiglia cristiana che nasce dal sacramento del matrimonio renderà manifesta a tutti la presenza del Salvatore ma anche la "genuina natura della Chiesa". «Anche in questi giorni, chiuse nelle loro case, gli sposi possono raccontare il modo di essere Chiesa, con la comunione che si alimenta dalla compartecipazione. È proprio nei momenti di assenza della comunità riunita - fa notare il direttore dell' Ufficio famiglia - che gli sposi in quanto una caro, rimandano a quella comunione che rende sacramentale la piccola comunità familiare».

Molto opportuno che a questo proposito - fa osservare padre Vianelli - il prefetto del Dicastero parli del tempo trascorso in casa come occasione di "preevangelizzazione", cioè di un periodo prezioso che può rappresentare purtroppo quel passaggio che abbiamo perso, dal Vangelo raccontato nella normalità dei gesti quotidiani in famiglia alla catechesi. «Si tratta cioè di mettere nel cuore dei figli il linguaggio condiviso della fede che ha sempre rappresentato la grammatica di base dei credenti». A quanti, in questi, giorni parlano di tempo di grazia, padre Vianelli consiglia prudenza e rispetto: «Dobbiamo dirlo sottovoce, con le lacrime per tutti questi morti... (Avvenire)

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