fede

«Noi,missionari in Siberia dove la misericordia di Dio scioglie i cuori»

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Dove due o più sono riuniti nel mio nome, io sono con loro. Siamo in Siberia là dove i sacerdoti della Fraternità San Carlo portano il seme evangelico. Siamo in una terra nella quale la storia e il freddo hanno indurito i cuori.  

A Messa ci sono sette/otto persone, ma non potrebbe essere altrimenti in un posto dove la maggior parte della popolazione ha subito un’educazione ateistica “per cui la religione era sostanzialmente inutile alla vita. Un secolo di comunismo ha avuto i suoi effetti”. E questo retaggio si vede anche con la Chiesa Ortodossa poco frequentata. “Operiamo – spiega don Alfredo Fecondo, abruzzese e filosofo – con percentuali ridicole, ma Dio è presente anche qui. So dell’esistenza di tanti cattolici che, però, non partecipano”.

Don Alfredo, in Siberia dal 1994, segue due parrocchie a Novosibirsk (un milione e mezzo di abitanti) e a Berdsk, una cittadina universitaria di 100mila abitanti. Poco distante c’è Lajòk, un villaggio dove sorgeva uno dei gulag più feroci: i prigionieri (anche molti sacerdoti e suore) venivano fatti lavorare in una cava di calcare e sopravvivevano, se dotati di un corpo robusto, sei mesi. Qui la pastorale, per una serie di motivi, è di conseguenza complicata, ma don Alfredo ha una certezza: “Chi ha conservato la fede, ha una grande umanità, ha speranza e positività”. Nella gioia dell’incontro c’è la sorpresa di un Dio che abita in mezzo agli uomini. “Cerchiamo di incontrare i 15 o i 20 che vengono a Messa alla domenica, proponendo loro un cammino. Molti ci chiedono i sacramenti (battesimo e matrimonio). Come dice Papa Francesco, Dio ci precede, ma qualcuno ha un po’ paura. Non ti permettono di entrare facilmente nella loro vita, difficilmente ti invitano a pranzo. Tutto si gioca sul piano dei rapporti personali, su quel sentimento di amicizia che può nascere. Non esiste un’idea di pastorale, perché le realtà sono piccole e frammentate”. È una sorta di comunità primitiva incastonata nei palazzi, in appartamenti per 20 persone, perché non ci sono chiese. E anche dove tutto può sembrare inaridito, don Alfredo vede la “misericordia di Dio”.

Il sabato mattina parte per i villaggi e percorre 200 km sulla neve e sui ghiacci. Dieci ore in macchina per trovare un’anziana che ospita altre due/tre persone per l’eucaristia. “Ogni volta ho la fortuna di scoprire la tenerezza che Dio ha per le singole persone. Dio si fa vicino a ogni persona e questo mi commuove continuamente”. Nella quotidianità don Fecondo è impegnato nell’insegnamento universitario (storia d’Italia) nella cittadina di Berdsk dove vive a stretto contatto con colleghi ortodossi con i quali è nato un bel rapporto di amicizia. Non mancano, però, le difficoltà con una chiesa ortodossa che soffre una crisi di partecipazione e ha paura del contatto/confronto con quella cattolica. “Se l’ecumenismo è vicino nei rapporti tra le persone, a livello istituzionale è molto lontano”.

Il vescovo ha assegnato la costruzione di una piccola chiesa di 40 persone a don Alfredo, che ha chiesto allora a un amico prete ortodosso di metterlo in contatto con il vescovo per la benedizione ma in tutta risposta ha ottenuto un’affermazione che non lascia spazio a dubbi: “Questo vescovo odia i cattolici, non vuole avere rapporti con loro”. I passi da fare sono ancora molti, ma come direbbe don Fecondo la misericordia di Dio ci sorprende.(Vaican Insider)

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