Quando Goldrake entrò in Parlamento
Il 4 aprile 1978 alle ore 18.45 su Rete 2
Maria Giovanna Elmi annunciava la prima
puntata di un anime, un cartone animato
giapponese, che avrebbe scatenato
un fenomeno inimmaginabile, un evento
storico per la televisione e la cultura
italiana, stiamo parlando di Atlas Ufo
Robot, più noto come Goldrake.
Chi era
ragazzino o adolescente negli anni ‘70
non dimentica certo l'onda mediatica e
sociologica che il cartone di Go Nagai
portò con sé. Ancora oggi a distanza di
trent'anni gli italiani non scordano questo
successo senza precedenti: chi non
sa che Ufo Robot “mangia libri di cibernetica,
insalate di matematica e a giocar su
Marte va”? Il 45 giri che riportava le sigle
della seconda serie vinse il disco d'oro
superando il milione di copie vendute,
lasciando, si dice, non contenti Baglioni
e Guccini. In Francia Antenne 2 trasmettendo
una puntata raggiunse il fantascientifi
co share del 100%; generò grande
trionfo e popolarità anche in Egitto e
Arabia Saudita.
Una vera e propria mania
che contagiò tutti i ragazzi, nessuno
escluso, e che scatenò una produzione di
merchandising al di fuori di ogni aspettativa.
L'immagine del Robot fu utilizzata
a iosa: fumetti, libri, zaini, fi gurine, dischi,
maschere di carnevale, modellini.
Il Paese impazzì e ben presto divenne il
maggiore acquirente occidentale dei cartoni
made in Japan. In linea generale la
storia di Goldrake è quella di molti altri
robot giapponesi.
La terra è minacciata
dai malvagi, uno su tutti Re Vega, e un
eroe, dall'animo nobile e gentile, Duke
Fleed, in italiano Actarus, armato di un
robot innovativo ed invincibile cerca di
fermarli. Buoni contro cattivi dunque.
Ma se ragazzi e bambini risultavano
giorno dopo giorno sempre più entusiasti,
gli adulti, i genitori, iniziarono a
mostrare diverse e ripetute perplessità.
Quando il fenomeno mediatico diventò
fenomeno generazionale e il gradimento
toccò indici altissimi, soprattutto presso
un pubblico di bambini, iniziarono le
polemiche: “male assoluto”, al “servizio
della distruzione”.
L'esplosivo Goldrake
richiamò l'attenzione di alcuni parlamentari,
tra i quali spicca la battaglia
dell'On. Silverio Corvisieri, classe 1938,
redattore de l'Unità, deputato e membro
della Commissione di Vigilanza Rai, che
intervenne con un articolo dal titolo “Un
ministero per Goldrake” pubblicato su La
Repubblica del 7 gennaio 1979.
Il testo
accusava la tv italiana, e Ufo Robot era
il capro espiatorio, il prototipo di una
televisione, secondo l'onorevole, che
stava degenerando. Corvisieri presentò
persino un'interpellanza parlamentare
per proporre la sua eliminazione dal palinsesto
in quanto programma che celebra
“l'orgia della violenza annientatrice, la
religione delle macchine elettroniche, il rifi uto
viscerale del diverso”.
In realtà Go Nakai,
il creatore di Goldrake, considerato uno
dei più importanti mangaka di sempre,
descrive il suo capolavoro come una sorta
di educazione sociale per i più piccoli.
In un'intervista dichiara “la società degli
adulti è spesso ingiusta, violenta, discriminatoria,
immorale; i nostri bambini una volta
diventati adulti si troveranno ad affrontare
un mondo che non è certo tutto rose e fi ori;
e un bambino che non conosce gli effetti della
violenza, il dolore che può causare l'umiliazione
del prossimo, la catena d'odio che può
generare la sopraffazione, rischia di ricorrere
a questi orribili espedienti senza rendersi conto
di quanto essi siano atroci.
Nei miei cartoni
la violenza è usata per mostrare il dolore di
chi la subisce; quando Actarus soffre a causa
della brutalità degli invasori, i bambini soffrono
con lui, e imparano così che la prepotenza
causa solo disperazione. Non è un caso che nei
miei cartoni la violenza venga sempre dagli
adulti e che i giovani oppongano a essa la forza
degli ideali, la determinazione, l'amicizia
e lo spirito di gruppo”. A parere dello stesso
autore era il semplice fatto che si trattasse
di una novità ad attirare discussioni,
ma le accuse che ricevette l'anime in realtà
andavano ben oltre le insicurezze per
qualcosa che non si era mai visto prima.
La deputata comunista Nilde Iotti classifi
cò l'intero mondo dei cartoon giapponesi
addirittura come “fascisti”; la sterile
polemica si trasformava pian piano in
un vero e proprio contrasto sociale con
a capo parlamentari, sociologi, gruppi di
genitori, psicologi: tutti contro Goldrake
e Mazinga Z, eroi buoni visti come diavoli,
come l'uso improprio della scienza
e della tecnologia, un danno, una rovina.
Si arrivò persino a credere che “per
colpa dei supereroi giapponesi, i figli degli
italiani si sarebbero inevitabilmente drogati”.
Controcorrente nel 1980, arrivò qualche
spiraglio di apertura. Diversi intellettuali
italiani iniziarono a compiere passi verso
il Japan e soprattutto verso il mondo dei
fan di Goldrake. Credevano che era opportuno
chiedersi semplicemente perché
la nuova generazione preferiva le avventure
dell'extraterrestre a quelle di Topolino,
capire il perché di tanto successo.
Evitare le polemiche etniche, politiche e
pedagogiche per avvicinarsi alla visione
innocente di chi segue un cartoon sperando
e credendo nella vittoria del buono,
di chi “un cuore umano ha”.
Nonostante
questo però i manga vennero sospesi,
inizialmente perché censurati, successivamente,
nel 1990, perché, con la legge
Mammì che vietava la pubblicità nei
cartoni animati, i made in Japan risultavano
non convenienti. Per qualche anno
dunque i fautori delle polemiche poterono
star tranquilli, niente più macchine
combattenti, solo felici, numerosissime
e divertenti famiglie americane.
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA