cultura

L'odore dei libri

Domenico Nunnari
Pubblicato il 30-11--0001



Un libro sull'odore dei libri, è una folle idea per resistere alla minaccia tecnologica contro la parola pensata, scritta e stampata. Una sorta di omaggio devoto alla magnificenza della letteratura e dei libri celebri. Nel recente passato di libri sui libri ricordiamo “Il morbo di Gutenberg” di Mauro Giancaspro, viaggio ironico sull'infatuazione per i libri e poi “Diecimila” di Andrea Kerbaker, un racconto esilarante dell'ingresso del volume numero diecimila nella collezione privata dello scrittore.
E che dire poi del “Libro dei libri perduti” di Stuart Kelly? E del volume “La febbre dei libri” di Alberto Vigevano con le sue immagini di fresco e divertante umorismo? Libri, dunque, come manifestazione di amore, fame di conoscenza, sogni e segni di tenerezza. Sapevamo che i libri hanno una loro visione dell'umanità, ma che avessero un irresistibile profumo, i tomi vecchi e nuovi, finora nessuno l'aveva notato. L'olfatto messo a disposizione dei libri, comincia con il racconto di un libraio che ogni mattina s'inchina davanti agli scaffali del suo negozio, per salutare i grandi maestri della letteratura e parla con loro a viva voce.
Si scusa con Platone, la cui “Filosofi a” a volte fi nisce tra i libri moderni, per colpa della donna delle pulizie, oppure rende omaggio a Bulgakov e a Dostoevskij. Vincenzo Caccamo, autore del divertentissimo e colto volume che ha per titolo appunto “L'odore dei libri” – Edizioni Culture, pagine 201– è un libraio anche nella realtà. Questo suo saggio, un po' autobiografi co, sta a metà strada tra il romanzo fi losofi co e la pièce teatrale. Ci sono, nel racconto, le voci dei clienti che si intrecciano con i sogni e la follia consapevole del libraio, che odora i libri e ascolta Mozart. E quando consiglia qualche libro, annusa i volumi e poi decide. Ai più giovani suggerisce “Cuore di cane” di Bulgakof, poiché – dice – denuncia il fallimento degli ideali rivoluzionari, mentre alle insegnanti raccomanda le opere di Calvino.
Al libraio piace fi utare anche “Notti bianche” di Dostoevskij e non disdegna Flaiano. In libreria c'è anche un “sognatore”, oltre al libraio, prodigo di solenni citazioni. La più ricorrente è questa: “Ciò che in letteratura è sublime, nella vita reale è nevrosi”. Parlando con i libri e rievocando le storie della filosofi a e della letteratura, il libraio percepisce, ad un certo punto, che della vita ancora non aveva capito molto e che fi no a quel momento l'aveva vissuta solo esteriormente. Non a caso, una sera, tornando a casa, si portò dietro un libro che aveva quasi sempre trascurato e cominciò a vedere le cose nascoste che gli altri – ciechi – non potevano vedere. Quella notte, dopo aver odorato la “Bibbia”, che era il suo nuovo libro sul comodino, si addormentò con una nuova consapevolezza. “L'odore dei libri”, già geniale nell'idea che i libri emanano dolci e particolare fragranze, è una deliziosa antologia del sapere e dei ragionamenti sull'esistenza.
Tende ad essere opera fi losofi ca, ma ha la vitalità del romanzo, con il quale, l'autore, mette alla prova la propria anima ed esplora territori che riportano all'origine della storia dell'uomo.

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