Le visite dei pontefici
Un libro sull'odore dei libri, è una folle
idea per resistere alla minaccia tecnologica
contro la parola pensata, scritta e
stampata. Una sorta di omaggio devoto
alla magnificenza della letteratura e dei libri
celebri. Nel recente passato di libri sui
libri ricordiamo “Il morbo di Gutenberg” di
Mauro Giancaspro, viaggio ironico sull'infatuazione
per i libri e poi “Diecimila”
di Andrea Kerbaker, un racconto esilarante
dell'ingresso del volume numero
diecimila nella collezione privata dello
scrittore.
E che dire poi del “Libro dei libri
perduti” di Stuart Kelly? E del volume
“La febbre dei libri” di Alberto Vigevano
con le sue immagini di fresco e divertante
umorismo? Libri, dunque, come manifestazione
di amore, fame di conoscenza,
sogni e segni di tenerezza. Sapevamo che
i libri hanno una loro visione dell'umanità,
ma che avessero un irresistibile
profumo, i tomi vecchi e nuovi, finora
nessuno l'aveva notato. L'olfatto messo
a disposizione dei libri, comincia con il
racconto di un libraio che ogni mattina
s'inchina davanti agli scaffali del suo negozio,
per salutare i grandi maestri della
letteratura e parla con loro a viva voce.
Si scusa con Platone, la cui “Filosofi a” a
volte fi nisce tra i libri moderni, per colpa
della donna delle pulizie, oppure rende
omaggio a Bulgakov e a Dostoevskij.
Vincenzo Caccamo, autore del divertentissimo
e colto volume che ha per titolo
appunto “L'odore dei libri” – Edizioni
Culture, pagine 201– è un libraio anche
nella realtà. Questo suo saggio, un po'
autobiografi co, sta a metà strada tra il
romanzo fi losofi co e la pièce teatrale. Ci
sono, nel racconto, le voci dei clienti che
si intrecciano con i sogni e la follia consapevole
del libraio, che odora i libri e
ascolta Mozart. E quando consiglia qualche
libro, annusa i volumi e poi decide.
Ai più giovani suggerisce “Cuore di cane”
di Bulgakof, poiché – dice – denuncia
il fallimento degli ideali rivoluzionari,
mentre alle insegnanti raccomanda le
opere di Calvino.
Al libraio piace fi utare
anche “Notti bianche” di Dostoevskij e
non disdegna Flaiano. In libreria c'è anche
un “sognatore”, oltre al libraio, prodigo
di solenni citazioni. La più ricorrente
è questa: “Ciò che in letteratura è sublime,
nella vita reale è nevrosi”. Parlando con i libri
e rievocando le storie della filosofi a e
della letteratura, il libraio percepisce, ad
un certo punto, che della vita ancora non
aveva capito molto e che fi no a quel momento
l'aveva vissuta solo esteriormente.
Non a caso, una sera, tornando a casa,
si portò dietro un libro che aveva quasi
sempre trascurato e cominciò a vedere le
cose nascoste che gli altri – ciechi – non
potevano vedere. Quella notte, dopo aver
odorato la “Bibbia”, che era il suo nuovo
libro sul comodino, si addormentò
con una nuova consapevolezza. “L'odore
dei libri”, già geniale nell'idea che i libri
emanano dolci e particolare fragranze, è
una deliziosa antologia del sapere e dei
ragionamenti sull'esistenza.
Tende ad
essere opera fi losofi ca, ma ha la vitalità
del romanzo, con il quale, l'autore, mette
alla prova la propria anima ed esplora territori
che riportano all'origine della storia
dell'uomo.
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