cultura

Francesco prima di Jobs: furono i francescani del Medioevo a inventare la politica aziendale

Redazione online La Stampa
Pubblicato il 30-11--0001

Viene da chiedersi se le strategie e il linguaggio delle multinazionali non si siano ispirati consapevolmente a quell’esperienza

Immaginiamo una grande organizzazione  multinazionale, conosciuta in tutto il mondo, fondata grazie allo slancio visionario di un giovane  fondatore  carismatico, che è diventato un mito già da vivo e ancor più dopo la morte; un’organizzazione riconoscibile  anche  visivamente per le sue scelte di comunicazione e per il look inconfondibile che la caratterizza. Sto parlando della Apple e di Steve Jobs? No, sto parlando di san Francesco e dell’ordine francescano. Le analogie tra gli ordini religiosi  del  Medioevo  e  le grandi aziende odierne sono così vistose che viene da chiedersi se le strategie e il linguaggio delle multinazionali non si siano ispirati consapevolmente a quell’esperienza.

Oggi  non  c’è  documento  di marketing o manuale di comunicazione  aziendale  che non impieghi a ogni riga le parole visione mission, che rivelano  immediatamente  la loro appartenenza al linguaggio dei frati e dei monaci. E d’altra parte, perché le aziende non dovrebbero ispirarsi a un modello di tale successo? Dieci anni dopo che Francesco ebbe l’intuizione di fondare il suo ordine, i francescani erano già alcune migliaia, il che vuol dire che erano quasi raddoppiati  ogni  anno;  per l’esattezza, si è calcolato un tasso di crescita dell’80% annuo.  La  conquista  di  nuovi mercati era gestita con campagne mirate: nati in Italia Centrale, dopo un po’ i francescani decidono di espandersi a Nord, e mandano apposite task force in Lombardia e in Germania, affidate a frati che sanno predicare nelle lingue straniere, «in lombardico et in theutonico».

Nel 1219 Francesco decide di mandare un gruppo di frati in Francia, per diffondere l’Ordine anche in quel regno; vent’anni  dopo  sono  già  fondati qualcosa come 72 conventi. Non  stupisce  che  Francesco,  a  un  certo  punto,  abbia aperto gli occhi e si sia accorto di aver creato un mostro: era a capo di una  multinazionale, lui che voleva andare in giro scalzo con un gruppetto di amici, parlando di Gesù alla gente e scaricando  casse  al  mercato per  mantenersi.  Negli  ultimi anni di vita Francesco si mise dalla guida dell’ordine, creando  grossissimi  problemi  ai suoi  successori,  perché  per l’immagine dell’organizzazione e la motivazione dei membri il mito del fondatore è essenziale.

Fra il Novecento e il Duemila i grandi fondatori di aziende, gli Henry Ford, i Bill Gates, gli Steve Jobs sono stati mitizzati in vita, e sono diventati delle leggende dopo la morte, grazie anche all’invenzione di quel peculiare  genere  letterario,  la biografia autorizzata, erede diretto dell’agiografia medievale. Il caso di Steve Jobs conferma che i visionari del Medioevo avevano ragione quando insistevano  sull’importanza  del look. La biografia autorizzata di Walter Isaacson ci svela che non era certo un caso se Jobs vestiva  sempre  uguale,  jeans blu senza cintura e maglioncino nero a collo alto. Più volte il fondatore  di  Apple  propose che  tutti  i  dipendenti  dell’azienda si vestissero allo stesso modo, ma i lavoratori non apprezzavano l’idea, e Jobs dovette accontentarsi di vestirsi lui così: nell’armadio aveva un centinaio di dolcevita neri, tutti   uguali,  e  previde  correttamente che gli sarebbero bastati per tutta la vita. Francesco, invece, riuscì a imporre ai frati di vestirsi tutti allo stesso modo, con un saio bigio e un cappuccio a punta, da contadino; ma dopo la sua morte i francescani ebbero dei sai larghi e comodi, di ottima stoffa, e il cappuccio diventò ampio e arrotondato, come voleva la moda.

Grazie alle tecnologie moderne gli storici dell’arte hanno scoperto che diverse tavole col ritratto di San Francesco sono state  modificate  dopo  la  sua morte,  cancellando  l’odiato cappuccio a punta e sostituendolo con un cappuccio da giovanotto elegante. Tutti sapevano che l’immediata riconoscibilità era un ingrediente del successo. Quando il monastero di Cîteaux cominciò  a  fare  concorrenza  a quello  di  Cluny,  i  cistercensi scoprirono che nella regola benedettina non stava scritto da nessuna parte di che colore doveva essere l’abito; per tradizione era nero, ma loro si vestirono di bianco, perché la gente doveva vedere la differenza. Il mantello bianco era anche la prerogativa  dei  Templari,  e quando un ordine concorrente, i Teutonici, volle adottarlo, i templari protestarono col papa,  perché  impedisse  quella concorrenza sleale: il copyright era loro!

Poi gli ordini militari ebbero il problema, comune a tante aziende, di una crisi di mercato che ridusse la domanda. Dopo la perdita della Terrasanta e  la  fine  delle  crociate  non c’era più un gran bisogno di monaci guerrieri. C’erano ben tre ordini militari, i Templari, gli Ospedalieri e i Teutonici, e sempre  più  voci  si  levavano contro questi enti inutili, che per la cristianità rappresentavano un passivo netto. Gli ordini  reagirono  presentando un progetto di fusione: così, argomentò  il  Gran  Maestro del Tempio, si realizzeranno dei grossi risparmi, dove prima c’erano tre poltrone ne rimarrà  una  sola.  Ma  l’antitrust  intervenne:  i  sovrani europei fecero sapere al papa che non avevano nessuna voglia di trovarsi fra i piedi una multinazionale  monopolistica e strapotente. Alla fine, com’è noto, Filippo il Bello risolse a modo suo il problema della ridondanza dei templari; ma i loro rivali, gli Ospedalieri, esistono ancora, col nome di Ordine di Malta.

E a questo proposito, ci sono due organizzazioni che recentemente  hanno  lanciato un progetto chiamato Vision 2050. Sono progetti che non hanno niente in comune, ma sono  stati  chiamati  nello stesso modo per caso da manager  che  condividono  lo stesso tipo di linguaggio. Una è  il  Wbcsd,  organizzazione che riunisce circa 200 multinazionali, e che col progetto Vision  2000  si  propone  di guidare  la  «global  business community» verso un futuro sostenibile. L’altra è appunto l’Ordine di Malta, che col progetto Vision 2000 si propone di reclutare giovani e finanziare iniziative fino alla metà del secolo. Così una potentissima associazione di multinazionali, fondata nel 1992, con sede a Ginevra, e l’Ordine di Malta, il vecchio concorrente dei Templari, che nel suo sito ufficiale dichiara di essere in attività  dal  1048,  usano  lo stesso linguaggio; ed è molto difficile decidere chi è che sta imitando l’altro. (La Stampa-Alessandro Barbero)

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