cronaca

Un Paese senza bambini

Ezio Mauro Pixabay
Pubblicato il 02-12-2020

Stiamo quotidianamente sperimentando una sospensione del tempo che rende tutto precario intorno a noi

Non ci sono soltanto la vita e la morte, in gioco nella sfida che combattiamo con il virus. Tra i due estremi, stiamo quotidianamente sperimentando una sospensione del tempo che rende tutto precario intorno a noi, rinchiusi in una bolla di instabilità e di incertezza, come se vivessimo tra parentesi. Rimandiamo i progetti, rinviamo i viaggi, spostiamo i grandi appuntamenti della nostra vita, e non sappiamo a quando. Questo approdo indefinito, questo mistero che circonda la fine del Male ci costringe a una transizione permanente verso una normalità sfuggente, un percorso senza rotta, senza luci, senza mappa. Non sappiamo quanto dista il porto, e quale prezzo pagheremo per la traversata: quasi fossimo non in viaggio, ma in fuga.

Non ci sono ancora studi capaci di fotografare questa vita sospesa, un inedito che sperimentiamo per la prima volta nel dopoguerra, sconvolgendo il passo della nostra esistenza e la dinamica naturale con cui la società si rinnova al ritmo degli eventi, degli errori e dell' impensabile. E tuttavia un dato emerge con chiarezza: la paura del futuro, certificata dalla paralisi delle nascite. Il Covid ci schiaccia sul presente, annulla i calcoli, cancella gli investimenti sul domani, seminando la paura. E dunque blocca il principale investimento nel capitale umano del Paese, i bambini. Secondo le simulazioni dell' Istat, il 2020 si chiuderà con 20 mila nati in meno rispetto ai 420 mila all' anno precedente, scendendo per la prima volta dall' unità d' Italia sotto la soglia psicologica di un risultato storico negativo: meno di 400 mila neonati contro 700 mila morti, quasi il doppio.

Sono sette anni consecutivi che ogni bilancio delle nascite registra un record al ribasso, con cali mai raggiunti prima. E la tendenza naturale, spontanea, dell' ultimo periodo è confermata anche nel 2020. Nel primo semestre dell' anno la curva dei neonati segna infatti un calo del 2,5 per cento: se si proietta questa flessione sui 12 mesi dell' anno, si ha un "buco" di 10 mila bambini. Ma ecco la novità: a questa cifra secondo le stime dell' Istat bisogna aggiungere l' effetto-Covid, composto da più elementi. Mentre infatti l' andamento delle nascite del primo semestre non è influenzato dal virus, poiché il tempo del concepimento nove mesi prima era precedente alla pandemia, a dicembre (cioè tra pochi giorni) cominceremo a fare i conti con le prime conseguenze della grande paura delle coppie di potenziali genitori davanti alla prima ondata dell' infezione.

Quando arriva il virus, il futuro diventa incerto: e tutte le nostre proiezioni nel domani si ritraggono perché l' angoscia del presente prolunga il dubbio e l' inquietudine sul mondo che verrà. Il presidente dell' Istat, Gian Carlo Blangiardo, parla di "effetto-Cernobyl", ricordando la ripercussione sulle nascite dei timori per la nube tossica liberata dall' incidente nella centrale atomica sovietica nell' aprile 1986, 34 anni fa, e arrivata sull' Italia un mese dopo, a maggio. Anche in quel caso si sapeva poco del pericolo, il nemico era come oggi invisibile e sconosciuto, cresceva un allarme indefinito ma diffuso, che provocò un forte calo dei concepimenti: col risultato a febbraio '87, nove mesi dopo, di un crollo del 10 per cento delle nascite, con una coda del meno 6 per cento a marzo, meno 3 ad aprile, meno 5 a maggio, fino al meno 2 di giugno. A dicembre di quest' anno, un mese che secondo le previsioni avrebbe dovuto contare 35 mila nati, l' effetto Covid dovrebbe replicare l' effetto-Cernobyl, con 10 mila nascite in meno, che sommandosi al calo naturale già ipotizzato in 10 mila unità porteranno i neonati del 2020 sotto quota 400 mila.

Ma a influenzare il profilo sociale della comunità non è soltanto la paura. Il virus infatti veicola anche una crisi materiale del lavoro, della produzione, del commercio, e quindi del reddito. Le conseguenze sulla sicurezza psicologica dei cittadini sono evidenti. I demografi lo chiamano effetto-Grecia, perché quando il Paese ha dovuto lottare contro il default finanziario, tra il 2008 e il 2013, e la disoccupazione cresceva dal 7,7 per cento al 27,7, quasi con un parallelismo perfetto le nascite calavano della stessa percentuale, il 20,4 per cento. La correlazione tra l' incertezza delle condizioni di vita e il peso della responsabilità di crescere un figlio è confermato anche da un altro indicatore, che possiamo chiamare l' effetto-DDR: nei tre anni dopo la caduta del Muro di Berlino, infatti, i nati nell' ex Germania Est sono passati dai 200 mila del 1989 a 90 mila, con un crollo addirittura del 56 per cento, con l' indice di fecondità che è sceso da 1,58 figli per donna nel 1989 a 0,83 nel 1992. In Italia gli esperti calcolano che il malessere sociale per l' insicurezza economica potrebbe tradursi in 1500 nati in meno per ogni punto in più di disoccupazione.

Lo shock causato dal virus minaccia soprattutto il 2021, quando entrano in causa in modo continuativo i concepimenti o i mancati concepimenti durante la prima ondata di contagi con l' ansia per la minaccia dell' infezione, l' incubo per i ricoveri, le morti, il rifugio collettivo nel lockdown. Rispetto al 2019, ultimo anno immune, si calcola per il 2021 un calo delle nascite del 4,5 per cento nella stima più favorevole, che vede la disoccupazione crescere di 2,5 punti con un rientro in sei mesi, e del 9,8 per cento nell' ipotesi peggiore, con la disoccupazione che aumenta di 20 punti, e un recupero lento in 24 mesi. In questo caso, si scenderebbe al livello inesplorato di 390 mila nati il prossimo anno, un precipizio accelerato dal Covid, abbattendo ogni soglia statistica di salvaguardia e travolgendo le previsioni che collocavano addirittura nel 2032 il confine al ribasso delle 400 mila nascite, una soglia che come abbiamo visto stiamo invece attraversando già in queste settimane.

In questa emergenza diventano evidenti i ritardi di una politica sociale a sostegno della genitorialità, dell' infanzia e dell' adolescenza, con interventi a favore delle famiglie, dell' indipendenza dei giovani e soprattutto del lavoro femminile: in modo da consentire alle donne, protagoniste della scelta riproduttiva, parità di opportunità, sicurezza e autonomia nelle scelte. Ma i dati e le previsioni sulla natalità illuminano soprattutto il contesto psicologico che ci circonda mentre lottiamo con il virus, portando in primo piano elementi che non vediamo ad occhio nudo, come il crollo dei matrimoni che anche a causa del lockdown primaverile sono crollati nei primi sette mesi di quest' anno da 100 mila a 34 mila, riducendosi a un terzo. Famiglie latitanti, neonati mancanti, in un Paese dai servizi carenti. È la spia nascosta della difficoltà di convivere con il virus, in una stagione sospesa che obbliga a ridimensionare il desiderio (le coppie continuano a dire che vorrebbero due figli) a ridimensionare le attese, a rinviare i progetti, rinunciando all' ottimismo e alla fiducia che si investono in ogni nascita. S' inceppa il meccanismo della generazione, della responsabilità per il domani, la trasmissione di un patrimonio d' esperienza, l' affidamento di una storia familiare, la coscienza di prolungare tutto questo nell' avvenire.

L' angoscia del presente trasforma il futuro in un' incognita, che ingigantisce la responsabilità del diventare genitori. È la conseguenza del dominio dell' imprevedibile, che fa saltare le regole costruite per togliere al mondo il suo aspetto pauroso. Senza la regola torna a dominare l'istinto, ci circonda la paura dell' incalcolabile, come lo chiama Nietzsche, che mette in crisi la scienza, la tecnica, il progresso. Finché torneranno i bambini, a riconsegnarci il mondo. (La Repubblica)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA