Le visite dei pontefici
L'appello dello zio: Nessuna violenza in suo nome
Ciro Esposito non ce l'ha fatta. Il tifoso del Napoli ferito il 3 maggio scorso a Roma prima della finale di Coppa Italia è morto questa mattina. Lo si apprende dal policlinico Gemelli dove il tifoso era ricoverato nel reparto di rianimazione. Le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate ieri quando si era diffusa la notizia del decesso. "Il suo cuore batte ancora", avevano dichiarato i familiari, accorsi al suo capezzale, lasciando comunque intendere che la situazione era disperata. Enzo Esposito, lo zio del giovane napoletano, ha lanciato un appello poco dopo la morte del nipote: "Non si faccia violenza nel nome di Ciro. Invitiamo a mantenere la calma, non vogliamo altra violenza, ma solo rispetto per lui".
Esposito, 30 anni, è morto "per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali", spiega in una nota Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione del Gemelli. E ha espresso a nome di tutto il personale del reparto dove il tifoso napoletano era ricoverato da 50 giorni, "profondo cordoglio e la vicinanza ai genitori di Ciro in questo momento di intenso dolore per la perdita del proprio figlio".
Dolore fuori dal pronto soccorso del Policlinico Gemelli, dove si è riunita la famiglia Esposito. Ci sono la madre, Antonella Leardi, il padre Giovanni, i fratelli, la fidanzata Simona e un'altra ventina di persone. "Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta. Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questo periodo hanno manifestato la loro solidarietà. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore", hanno riferito i parenti del giovane tramite un comunicato stampa. "Alle 6 di questa mattina dopo un lungo calvario si è spento Ciro, un eroe civile. Quel maledetto 3 maggio è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio - prosegue la nota - Il nostro Ciro ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio. Ora è morto per salvare gli altri. Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte".
Il tifoso del Napoli era stato ferito a colpi d'arma da fuoco prima della partita tra Fiorentina e Napoli, preceduta da violenti scontri. Per quei colpi d'arma da fuoco è stato arrestato Daniele De Santis, ultrà della Roma ora detenuto in un reparto del policlinico Umberto I per una grave infezione a una gamba. Con la morte di Esposito la sua posizione si aggrava: non più tentato omicidio, ma omicidio volontario, è la nuova ipotesi di reato contestata all'ex ultrà romanista. Gli inquirenti stanno valutando la possibilità di trasferirlo in una struttura protetta, un carcere che abbia un reparto ospedaliero, forse anche fuori Roma.
Il pm, Eugenio Albamonte, titolare dell'inchiesta giudiziaria, alle ore 14 darà l'incarico al medico legale, il professore Costantino Cialella, di eseguire l'autopsia e dopo la salma verrà trasferita dal policlinico Gemelli all'Istituto di medicina legale dell'Umberto I, mentre la difesa ha nominato come perito di parte il dottor Giuseppe Cenname. ''La nostra inchiesta - ha spiegato uno dei legali della famiglia, Damiano De Rosa - è stata quella di fare tutto il prima possibile, per consentire la restituzione della salma ai familiari, per motivi di umanità e di ordine pubblico''.
"Daniele De Santis non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi nella gestione dell'ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l'incolumità dei tifosi napoletani - hanno aggiunto i parenti di Esposito - Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventualità responsabilità politiche di quanto accaduto. Il nostro sentito grazie al personale medico e paramedico del policlinico Gemelli per la loro umanità e professionalità e a quei napoletani come il proprietario dell'albergo romano che ci ha fatto sentire il calore e l'affetto della nostra città. Al presidente del Napoli, al sindaco di Napoli e al presidente della ottava municipalità di Napoli - hanno sottolineato i familiari - va tutta la nostra riconoscenza".
Ora l'obiettivo della famiglia Esposito è "riportare Ciro al più presto a casa". "Per noi adesso è il momento del dolore - ha aggiunto lo zio - ma stiamo lavorando per poter accelerare i tempi e ripartire per Napoli". Bisogna avere però l'autorizzazione visto che c'è un'inchiesta in corso e potrebbe essere richiesta un'autopsia. "Speriamo che almeno su questo ci sia un po' di pietas umana e ci venga evitato un lungo strazio anche per tornare a casa". L'uomo non nasconde un po' di amarezza: "Mi aspettavo un po' di vicinanza in queste settimane da parte delle istituzioni, ma non è mai arrivata salvo qualche eccezione come il sindaco di Napoli De Magistris" e ha ribadito: "Questore e prefetto di Roma devono dimettersi".
Da Angelo Pisani, l'avvocato del giovane tifoso del Napoli, è arrivata una richiesta: "All'alba il cuore di Ciro si è fermato, chiediamo il lutto nazionale per il nostro ragazzo". Pisani, che è anche presidente dell'Ottava Municipalità di Napoli comprendente il quartiere di Sampia, in cui Ciro lavorava all'autolavaggio, ha chiesto inoltre che gli sia dato l'ultimo saluto nell'auditorium del quartiere, con tutti i napoletani. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris ha annunciato il lutto cittadino. "La morte di Ciro - ha detto il legale - rappresenta il fallimento di uno Stato che aveva il dovere di tutelare i cittadini e le manifestazioni sportive in generale. Tutto questo non è avvenuto e a rimetterci la vita è stato un ragazzo innocente, che da oggi in poi sarà il nostro eroe".
(Repubblica)
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