cronaca

Migrantes, il Covid non ferma la fuga dall'Italia

Redazione Unsplash
Pubblicato il 10-11-2021

Anche nel 2020, anno della pandemia, oltre 109mila connazionali sono emigrati all'estero in mete più vicine

L’unica Italia che cresce demograficamente è quella che mette radici oltre confine, senza fare ritorno. Se l’emigrazione italiana è infatti fisiologicamente calata nel 2020 causa Covid, persino nell’anno nero delle chiusure pandemiche più di 109 mila connazionali, soprattutto giovani, hanno lasciato il Belpaese per lavoro privilegiando le destinazioni europee. E’ il paradosso dell’Italia dell’inverno demografico. Lo sottolinea la sedicesima edizione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, presentato stamattina a Roma dal presidente dell’organismo Cei, l’arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego con il segretario generale delle Conferenza episcopale italiana monsignor Stefano Russo, con Massimo Vedovelli dell’ Università per Stranieri di Siena, Antonio Serra coordinatore nazionale delle missioni cattoliche e la curatrice dello studio Delfina Licata.

L’indagine esplora sia il mondo dell’emigrazione italiana ufficiale, iscritta all’Aire, l’ anagrafe degli italiani residenti all’estero, che quella ufficiosa, ancora acerba. In tutto il globo l’ Italia emigrata al 1° gennaio 2021 contava 5.652.080 unità, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di connazionali residenti, equivalente al numero degli immigrati stabilmente residenti sul territorio nazionale. L’emigrazione è in crescita da oltre un decennio. Le iscrizioni all’Aire da meno di cinque anni sono infatti aumentate del 24,4%, quelle al di sopra di 10 anni del 127,8%. Non è solo una fuga di cervelli, anche di manodopera. Infatti accanto a ricercatori, medici o figure di alto profilo nel mondo dell’impresa e della finanza, figurano soprattutto addetti all’edilizia, al turismo e alla ristorazione rimasti disoccupati in patria.

Gli oltre 109 mila che hanno lasciato l’Italia per l’estero da gennaio a dicembre 2020 provenivano prevalentemente dal Centro-Nord (69,5%), con Lombardia e Veneto nelle prime due posizioni. Più di tre quarti, il 78,7% ha scelto l’Europa. Niente più Australia o Usa. Ai primi posti nel 2020 il Regno Unito meta di 33.293 italiani, poi l’Ue con Germania (13.990) e Francia (10.562) che, da sole, coprono il 52,8%. Il rapporto prova a far luce anche sulla situazione in era Covid degli italiani ufficiosamente all’estero e occupati nei settori connessi al turismo dove sono stati travolti dall’emergenza sanitaria per loro trasformatasi in lotta per la sopravvivenza. Chi lavorava come dipendente in questo settore con contratto a tempo determinato, non regolare o in nero è stato falcidiato dalla pandemia sociale. In diversi paesi europei sono state le Missioni cattoliche italiane a intercettare le richieste di aiuto materiale e le solitudini durante il lockdown. La mobilità degli italiani per ora è diminuita, resta da vedere se la prevista crescita post covid riuscirà a invertire l’emorragia dell’ultimo decennio.

Il messaggio di Mattarella: italiani all'estero valore inestimabile

"La Comunità di italo-discendenti nel mondo viene stimata in circa centottanta milioni di persone, cui si aggiungono gli oltre sei milioni di cittadini italiani residenti all'estero. La portata umana, culturale e professionale di questa presenza è di valore inestimabile nell'ambito di quel soft-power che consente di collocare il nostre Paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggior attrazione e considerazione". Lo ha sottolineato il Capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio a Migrantes in occasione della presentazione del Rapporto sugli italiani nel mondo. (Avvenire)

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