cronaca

La letteratura del Natale

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 24-12-2020

Un viaggio attraverso le parole di grandi scrittori sulla festa del Natale

Famoso, anzi, famosissimo. Un superlativo è più che adeguato per “Cantico di Natale”,  novella scritta da Charles Dickens nel 1843. E’ l’emblema dello spirito della festività, nei paesi anglosassoni soprattutto. E la storia della conversione di Ebenezer Scrooge, un affarista che ha come sola religione il denaro. Ebenezer non conosce il significato della parola carità e rifiuta al proprio dipendente un pezzo di carbone per scaldarsi. Solo dopo aver compreso il vero significato del Natale, ci sarà la vera conversione del cuore: il Natale è condivisione di cuore. 

Quasi altrettanto popolare è il racconto di Truman Capote dal titolo “Un Natale” (1956). Racconto autobiografico in larga misura, ambientato negli anni '30. “Un Natale” descrive un periodo particolare dell'esistenza del narratore: aveva sette anni e la sua migliore amica era una signora d'età avanzata, sua lontana cugina. I temi della perdita e della solitudine emergono con evidenza da codesto acquarello di gran forza evocativa, in cui la gioia di donare ha particolare rilievo ed importanza.

Il dono (1952) di Ray Bradbury. Storia fantascientifica, quasi: 24 dicembre 2052, ci troviamo di fronte a una famiglia. I desideri di un padre, di una madre e d'un figlio sono al centro del racconto. Una fantascientifica Natività, potremmo dire. Affascinante anche è “Il mio Natale nel Galles” (1952) di Dylan Thomas: il poeta e scrittore gallese vi ritrae - in forma quasi aneddotica - il Natale attraverso gli occhi di un ragazzino, così indulgendo alla nostalgia per un passato semplice e felice. 

Un racconto assai particolare - visto l’autore ateo - è “Bariona o il figlio del tuono. Racconto di Natale per cristiani e non credenti” dell’esistenzialista Jean Paul Sartre. Fuori ogni dubbio, ci troviamo davanti a una delle più belle descrizioni di un Dio Bambino, di un Dio di sublime tenerezza. Una delle pagine più mistiche e - al contempo - più umane sulla Madonna. Fa un certo effetto scorrere le pagine di questo testo così densamente spirituale. Ci lascia quasi interdetti: come è possibile che l’ateo Sartre, il filosofo esistenzialista Sartre sia riuscito così bene a descrivere uno dei misteri del Cristianesimo: il “Verbum factum est”?

Anche il teatro ha dato i suoi frutti. Opere ambientate solitamente tra il 24 ed il 25 dicembre. Memorabili: l'atto unico “Il lungo pranzo di Natale” (1931) di Thornton Wilder e “Natale in casa Cupiello” (1931) di Eduardo De Filippo. La diatriba tra padre e figlio sul presepe, nella pièce nostrana, è tra i tormentoni più irresistibili visti in palcoscenico.  

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