cronaca

Guterres: Tolleranza non è sufficiente, dobbiamo imparare a rispettarci

Redazione Redazione Rivista San Francesco
Pubblicato il 18-12-2021

Il discorso del segretario dell'Onu

Padre [Marco] Moroni, Vostra Eminenza Reverendissima Cardinal [Gualtiero] Bassetti, Sua Maestà, Re Abd Allāh, Eccellenze, Cari fratelli e sorelle,

È un grande onore e un privilegio unirmi a voi per questa cerimonia e ricevere la Lampada della Pace. Avrei davvero voluto essere lì con voi nella splendida Basilica di San Francesco. Onorandomi con questo riconoscimento, voi riconoscete il lavoro di tutto il personale delle Nazioni Unite che opera per la pace in tutto il mondo: i diplomatici, gli operatori umanitari, gli esperti in materia di sviluppo e le forze di pace, che sfidano il male per salvaguardare e promuovere la pace. Perdonatemi se d'ora in poi proseguirò in inglese. Le Nazioni Unite sono state istituite in nome della pace, dopo gli orrori delle due guerre mondiali scoppiate in Europa. La pace rimane la nostra stella cometa e il nostro più prezioso obiettivo. Ci troviamo oggi in questo luogo uniti dal comune desiderio di perseguire la pace. Voglio ringraziare Re Abd Allāh per il suo contributo alla promozione della pace su scala mondiale, elargito attraverso un forte sostegno alle soluzioni internazionali, alla solidarietà, al dialogo e ai diritti umani. Ed esprimo la mia gratitudine a Padre Moroni, al Cardinal Basetti e all'intera comunità francescana, che opera in tutto il mondo nel nome della pace. Mi sento particolarmente legato ai francescani, grazie alla mia lunga amicizia con Padre Vítor Melícias, un sacerdote francescano che ha celebrato entrambi i miei matrimoni, ha battezzato i miei figli e molte volte ha officiato la Santa Messa a casa mia.

Ed essendo il mio nome António, ed essendo io originario di Lisbona, mi sento particolarmente vicino a Santo António de Lisboa, uno dei primi francescani. Probabilmente non sarà mai possibile stabilire a quale città appartenga Sant'Antonio, se a Lisbona o a Padova, ma, del resto, egli appartiene al mondo intero. 2 In quanto persona di fede, con un profondo rispetto e apprezzamento per la missione di San Francesco, questo premio e questa cerimonia significano molto per me. Dall'inizio del mio mandato di Segretario Generale, ho fatto della promozione della pace la mia priorità assoluta, avendo assistito di persona ad alcune delle più tragiche conseguenze del conflitto durante il servizio prestato come Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Ho contribuito ad accelerare i rapporti diplomatici per la pace. Ho messo in primo piano soprattutto la prevenzione, introducendo sistemi e impianti più rigorosi per analizzare i rischi, rafforzare il processo decisionale e sostenere gli Stati membri affinché intervengano prima che la violenza dilaghi. Fin dai primi focolai di COVID-19, mi è stato chiaro che la pandemia avrebbe rappresentato una nuova minaccia alla pace e ho immediatamente richiesto il cessate il fuoco a livello mondiale per poter combattere insieme il nostro comune nemico: il virus. Ho intenzione di utilizzare il mio secondo mandato per portare avanti iniziative di pace, intervenendo come mediatore per costruire ponti e portare un messaggio di speranza. Tuttavia, alla luce della complessità e della concatenazione dei conflitti odierni, la ricerca della pace appare spesso come una fatica di Sisifo. Viviamo in un mondo in cui la pace è elusiva ed esposta a un'enorme minaccia. Molti paesi e intere regioni sono interessati da prolungati conflitti, di cui non si intravede la fine. E nei luoghi in cui da decenni non si combattono guerre tradizionali, la pace è sistematicamente minacciata.

Da qui l'importanza ancora maggiore di momenti come questo, che ci vedono riuniti insieme per onorare la pace e riflettere sulla nostra responsabilità di mantenerla e promuoverla. Eccellenze, cari fratelli e sorelle, San Francesco d'Assisi era un autentico visionario, la cui idea olistica di pace continua a essere valida oggi quanto lo era ai suoi tempi, ottocento anni fa. Il Santo patrono dell'ecologia ha molto da insegnarci a proposito della riconciliazione dell'uomo con la natura. Il nostro modello produttivo non sostenibile e le nostre abitudini consumistiche stanno provocando una triplice crisi planetaria, che si manifesta con squilibri climatici, una catastrofica perdita di biodiversità e livelli di inquinamento tali da uccidere ogni anno milioni di persone. Papa Francesco ne ha parlato nella sua illuminante enciclica, "Laudato Si'". La guerra che abbiamo dichiarato alla natura sta mettendo in pericolo la vita umana sulla terra, oltre che la vita di molte altre specie animali e vegetali. 3 I cambiamenti climatici provocano incendi boschivi, inondazioni, siccità e altri fenomeni meteorologici estremi che colpiscono ogni continente. Obbligano le persone a competere per accaparrarsi risorse sempre più scarse come l'acqua potabile e i terreni fertili, in circostanze che facilmente possono sfociare in conflitti. L'anno scorso oltre 30 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa di catastrofi climatiche, trovando ricovero in molti casi in altri paesi interessati dall'emergenza climatica. La triplice crisi planetaria esige un intervento immediato da parte di tutti: governi, organizzazioni internazionali, imprese, città, singoli individui. Abbiamo bisogno di una solidarietà globale, non soltanto per ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 45 percento entro il 2030, ma per sostenere le comunità e i paesi che annaspano sotto l'urto di questa crisi.

I paesi in via di sviluppo hanno urgente bisogno di accedere ai finanziamenti per il clima, per poter adattare le proprie infrastrutture ed economie, e migliorare la propria resilienza. L'azione per il clima rafforza la pace. Le iniziative di riforestazione, cooperazione nel settore idrico e gestione transfrontaliera del suolo contribuiscono a proteggere e risanare la natura, creando, al tempo stesso, legami tra le comunità e tra queste e l'ambiente naturale. È questa la strada per il futuro. Il nostro benessere dipende dalla nostra capacità di ripristinare e tutelare la salute del nostro pianeta e di tutto il creato. San Francesco l'aveva capito: esiste un profondo nesso tra una vita vissuta in armonia con l'ambiente e la pace tra gli uomini. Eccellenze, cari fratelli e sorelle, San Francesco ha precorso i tempi, anche perché ha compreso il legame esistente tra giustizia economica, umiltà e pace. I tassi crescenti di povertà, uniti a livelli massimi di disuguaglianza, rappresentano oggi una minaccia per la pace, sul piano sia internazionale che locale. L'umiltà non è più di moda; ma la pandemia COVID-19 ci insegna che essa rimane un imperativo. L'orgoglio e l'eccesso di sicurezza hanno gravemente ostacolato una risposta mondiale a questa calamità. Un virus microscopico ha messo in ginocchio l'intero pianeta. Dopo due anni, siamo forse riusciti a vincere la battaglia contro il COVID-19, ma non per questo possiamo pensarci al sicuro. 4 La pandemia ha approfittato delle enormi disparità presenti sul pianeta. Gli squilibri economici le hanno consentito di diffondersi a macchia d'olio nei paesi e tra le comunità più povere. Le disuguaglianze nell'accesso ai vaccini hanno permesso al virus di continuare a mutare, in varianti forse più facilmente trasmissibili e aggressive. A livello finanziario, il divario globale imprigiona i paesi più poveri nella trappola del debito, mentre i paesi ricchi investono in una forte ripresa.

Ancor prima che scoppiasse la pandemia, le persone stavano perdendo fiducia nelle istituzioni e nei propri rappresentanti. Oggi si assiste al dilagare dell'alienazione e del cinismo nei confronti di leader ed élite che non sono riusciti a proteggere i propri cittadini e ad agire nel migliore interesse collettivo. Un alto tasso di povertà e disuguaglianza rappresenta un attacco diretto ai diritti umani. È causa di cattive condizioni di salute e livelli accresciuti di criminalità, corruzione e instabilità. E le persone emarginate e isolate sono sensibili alle narrazioni che attribuiscono la responsabilità delle loro sventure ad altri. Non è un caso che questo stato di disuguaglianza sia accompagnato da rigurgiti di razzismo, estremismo e nazionalismo. Nonostante ciò, personalmente trovo ispirazione nell'esempio dei leader che stanno emergendo da alcuni dei gruppi e dei territori più vulnerabili della terra. Ragazze adolescenti fanno sentire la propria voce e smuovono continenti. I leader dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo si rivolgono ai potenti, senza fare sconti. Giovani e bambini, la società civile, singole città e comunità si stanno alleando per chiedere il rispetto dei diritti umani, un'azione per il clima, la pace. San Francesco aveva capito che la pace è strettamente legata a un sentimento di umiltà e di compassione per il prossimo. Per riprendere le parole di Papa Francesco, "[I]n lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore".

Eccellenze, cari fratelli e sorelle, dal nostro punto di vista, la qualità forse più straordinaria della visione di pace di San Francesco è la sua inclusività. In un'epoca di conflitti religiosi sanguinosi e violenti, in cui la disumanizzazione di musulmani ed ebrei era diffusa in Europa, San Francesco ha rischiato la vita recandosi in missione di pace in Medio Oriente. Il suo incontro con il Sultano al-Malik al-Kāmil ai tempi della quinta crociata costituisce un primo modello di dialogo interreligioso volto a promuovere la tolleranza, il rispetto e la comprensione reciproca. Tornato dall'Egitto, San Francesco ha messo per iscritto nuove possibili forme di interazione tra l'ordine dei Francescani e i musulmani, un'impresa che si può considerare rivoluzionaria per i suoi tempi. Gli studiosi hanno rilevato nei suoi successivi insegnamenti l'influsso della chiamata islamica alla preghiera e dei tradizionali 99 nomi di Dio nell'Islam. La sua missione si pone come straordinario esempio e insegnamento per tutti e tutte noi che aspiriamo alla pace, soprattutto in Medio Oriente, dove le tensioni e i conflitti interreligiosi non accennano purtroppo a finire. Ciascuno e ciascuna di noi può contribuire a porre fine alle contrapposizioni che affliggono molte società contemporanee. A fronte del crescente odio anti-islamico e antisemita, alla persecuzione dei cristiani, al razzismo e alla xenofobia abbiamo il dovere di ribadire la nostra comune umanità. Abbiamo il dovere di disconoscere tutte le figure religiose e politiche che sfruttano le differenze. È fondamentale che tutte le personalità di spicco si assumano le proprie responsabilità, condannino ogni atto di violenza e odio, e risolvano i problemi che minano la coesione sociale. In una società che è sempre più multietnica, multireligiosa e multiculturale, dobbiamo investire di più nell'inclusività. Ogni gruppo sociale dovrebbe sentire rispettata la propria identità individuale e, al tempo stesso, dovrebbe essere percepito come un membro stimato della comunità nel suo complesso. La tolleranza non è sufficiente. Dobbiamo imparare a rispettarci gli uni gli altri e a volerci bene. Creare ponti tra le principali fedi del mondo è uno dei più importanti progetti della nostra epoca.

Sottoscrivendo due anni fa il documento sulla "Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune", Papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar, lo sceicco Aḥmad alṬayyib, hanno dato un forte messaggio di rispetto reciproco, tolleranza, compassione e pace. Eccellenze, cari fratelli e sorelle, concludo con un'ultima riflessione: Dobbiamo avere il coraggio di scegliere la pace. Perché la pace non è accettazione passiva dello status quo. La pace è un atto concreto; una scelta, talvolta - ebbene sì - una scelta difficile. E, tuttavia, è indispensabile nel nostro mondo travagliato e segnato dai contrasti. La pace è l'unica scelta possibile.  Continua a essere la forza trainante alla base dell'operato delle Nazioni Unite, ogni giorno, in ogni paese. Riuscirò a credere che il mondo è veramente impegnato nella ricerca della pace quando gli organi di stampa mobiliteranno non soltanto reporter di guerra ma reporter di pace. Quando nei bilanci di Stato i governi stanzieranno risorse non soltanto per la difesa, ma anche per la pace. Come ha scritto Papa Francesco nella sua enciclica "Fratelli Tutti", soltanto intraprendendo un cammino di pace e solidarietà possiamo costruire un futuro migliore per tutti e tutte. Poiché la pace genera miracoli che non si potranno mai ottenere con la guerra. Vi rinnovo la mia gratitudine per avermi onorato con la Lampada della pace. In un mondo in cui possiamo scegliere qualsiasi cosa, scegliamo insieme la pace. Vi ringrazio. 

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