cronaca

Europa, cresce l'intolleranza anticristiana

Andrea Gagliarducci Pixabay
Pubblicato il 12-12-2020

Il rapporto dell'Osce

Nel 2019, ci sono stati più quasi crimini dettati dall’odio anticristiano. La cifra non viene da una delle organizzazioni di difesa dei cristiani perseguitati, ma dall’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che ha pubblicato un rapporto sul tema il 16 novembre, nella Giornata Internazionale della Tolleranza. Sono dati che devono far riflettere, specialmente in una situazione come quella odierna. Le misure contro il coronavirus hanno portato a restrizioni che in molti casi hanno persino violato la libertà religiosa, come non ha mancato di denunciare l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, in una relazione tenuta al Ministeriale sulla libertà religiosa. Ma l’intolleranza si misura anche nei rapporti quotidiani dell’Osservatorio per la Cristianofobia o dell’Osservatorio sulla Discriminazione e l’Intolleranza dei Cristiani in Europa, che periodicamente, in questi mesi, non hanno mancato di denunciare attacchi alle chiese o ai luoghi di culto. Notizie che dovrebbero preoccupare, perché, in fondo, niente nasce dal nulla, ma che invece non prendono le prime pagine dei giornali.

Il rapporto dell’OSCE, dunque, non fa che certificare una realtà conosciuta già a molti osservatori. Ed è proprio per questo che è importante leggerlo. Tra i cinquecento e più casi di crimine, ci sono gli attacchi contro sacerdoti cattolici, incendi appiccati alle chiese, distruzione delle immagini della Madonna, vandalismo dei consultori cattolici, il furto di ostie consacrate.  La Francia, e non stupisce, è il primo Paese per odio anticristiano con 144 casi nel 2019, la maggioranza dei quali contro chiese cattoliche. In Germania, gli attacchi sono stati 81, 75 in Spagna. In tutto, si parla di 595 attacchi, e 459 di questi sono stati attacchi contro le proprietà, mentre 80 erano attacchi contro le persone. Solo un quarto di questi accadimenti sono stati riferiti direttamente alla Santa Sede. Alcune situazioni sono degne di volta. Più volte, in Spagna e Francia, sono state rubate ostie consacrate. In Francia solo nel febbraio 2019, sono state rubate quasi 300 ostie e tre calici, in 14 casi il tabernacolo è stato forzato e le ostie profanate, in 1 caso un tabernacolo è stato messo a fuoco.

Anche in Spagna sono successe situazioni simili. A febbraio, una patena con ostie consacrate è stata rubata, mentre a marzo e ottobre dei tabernacoli sono stati forzati e le ostie consacrate gettate a terra. Molti gli attacchi contro i sacerdoti: quattro in Polonia, tre in Spagna, uno in Italia. Diversi i vandalismi contro le immagini religiose, elencate in Italia, Spagna, Francia. Poi ci sono gli incendi: 20 chiese sono state oggetto di attacchi incendiari in Francia nel 2019, otto lo sono state in Gran Bretagna, uno in Spagna. Ai dati dell’OSCE si combina anche una maggiore intolleranza delle istituzioni verso il fenomeno religioso. Nei giorni in cui l’Unione Europea suggerisce di vietare la Messa di Natale, vale la pena dare un’occhiata all’ultima indagine del Pew Research Center negli Stati Uniti, che riferisce al 2018. In questa indagine, il Pew è arrivato alla conclusione che nel 2018 il livello di restrizioni governative alla religione è continuato a crescere. Ci si può chiedere cosa il Pew concluderà quando valuterà questi anni di restrizione da pandemia.

Il Pew Center ha cominciato a raccogliere dati sul tema dal 2007, e e ha notato che la crescita anno per anno è relativamente modesta, ma “ha contribuito ad una sostanziale crescita delle restrizioni governative sulla religione". Le nazioni considerate “a rischio” di libertà religiosa dal Pew Center sono 56, mentre nel 2017 erano 52. La maggior parte di queste nazioni era nella regione pacifica dell’Asia e nella regione Medio Oriente Nord Africa. Queste ultime sono le regioni che hanno il più alto livello medio di persecuzione. Molti i casi segnalati dal Pew Center: l’incarcerazione di un membro Baha’i in Armenia, lo sfollamento di minoranze religiose in Myanmar, e in particolare dei Rohingya, in Uzbekistan i prigionieri restano in prigione per estremismo religioso. Un capitolo a parte meritano le restrizioni della Cina, ma ci sono problemi anche in Tajistan e persino in India, dove le leggi anti-conversione creano moltissimi problemi di libertà religiosa. Ma, e questo è un dato interessante, le ostilità sociali contro la religione hanno cominciato a decrescere a partire del 2018. In generale, nel 2018 il 40 per cento delle nazioni del mondo ha sperimentato livelli di restrizione globale sulle religioni alti e molto alti. Di queste ultime, 12 sono Stati autoritari, 11 regimi ibridi, 6 false democrazia. (AciStampa)

 

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