attualita

E' la Cappella del Barolo la chiesa più colorata del mondo

Antonio Tarallo Google Maps
Pubblicato il 12-05-2020

1999, il restauro, affidato a due artisti, David Tremlett e Sol LeWitt

Quando pensiamo a Maria, immaginiamo colori di un arcobaleno mai visto, fusi fra loro nella più sublime armonia. Sant’Antonio da Padova, in uno dei suoi sermoni dedicati alla Vergine Maria ci descrive così la madre di Gesù: “Risplende come astro mattutino fra le nubi, e come la luna nei giorni in cui è piena. È come sole sfolgorante, come arcobaleno splendente fra nubi di gloria, come il fiore della rosa nei giorni di primavera, come i gigli lungo un corso d'acqua, come un germoglio d'albero di incenso nei giorni d'estate, come fuoco e incenso su un braciere, come vaso d'oro massiccio, ornato con ogni specie di pietre preziose, come olivo verdeggiante e pieno di frutti, e come cipresso svettante tra le nubi”.

Descrizione colma di atmosfere, di tinte, di colori, di sfumature: sembra quasi trovarci di fronte alla presentazione di un pittore. Antonio da Padova, ha dipinto con queste parole, di grande effetto, la figura di Maria. Ma c’è qualcuno che è riuscito a tramutare - potremmo quasi dire - quelle stesse parole in un’opera d’arte a cielo aperto. Stiamo parlando della famosa e variopinta chiesa di “Santa Maria delle Grazie”, una chiesetta nella campagna piemontese.

Non sappiamo, di certo, se negli artisti che hanno creato simile edificio ci fosse l’idea di ispirarsi a Maria, ma - sicuramente - a vederla viene spontaneo fare il parallelismo con “l’arcobaleno splendente” descritto da Sant’Antonio. Siamo a La Morra, piccolo comune popolato da circa 3.000 abitanti, in provincia di Cuneo. In questo piccolo borgo, sorge una cappella che lascia tutti senza fiato. Un edificio a dir poco bizzarro, che svetta tra le splendide e dolci campagne delle Langhe. La strada su cui sorge la chiesetta è uno dei percorsi panoramici più importanti della campagna piemontese, sito dell’Unesco. La verde e bruna campagna attorno rende il tutto davvero speciale: pendenze il più delle volte aspre e, talvolta, sovrapposizioni di paesaggi molto diversi fra loro, sono la cornice ambientale della chiesetta di “Santa Maria delle Grazie”.

L’edificio venne costruito nel 1914 - come rifugio per i lavoratori delle vigne circostanti - accanto ad un preesistente pilone abbattuto alla fine del XX sec. Il pilone era stato affrescato internamente ed esternamente dal decoratore-pittore Giovanni Savio (1863-1950) di La Morra. Per moltissimi anni rimase in disuso. Solo nel 1972, la famiglia Ceretto - storica famiglia piemontese, famosa per la produzione del vino barolo - decise di darle nuova vita.

Nel 1999, il restauro, affidato a due artisti, David Tremlett e Sol LeWitt. Si divisero equamente il lavoro: Tremlett si occupò delle decorazioni interne e LeWitt delle mura esterne. Il risultato fu quello di un vero trionfo di mille colori. Le finestre sono realizzate con vetro di Murano. Oggi, questa bellissima cappella è conosciuta anche come “la cappella delle Brunate”, per via dei vigneti che la circondano. Ma viene denominata anche “cappella del Barolo”, dal nome del pregiato vino che vi viene prodotto.

A questo proposito, assai divertente una curiosità: bisogna ricordare che Tremlett e Lewitt hanno messo a disposizione la loro creatività ricevendo, in cambio, bottiglie di Barolo da parte della famiglia Ceretto. Oggi la Cappella del Barolo è meta di molti turisti ed escursionisti di trekking e passeggiate sulle colline piemontesi. Secondo una stima, è visitata, ogni anno, da ben circa 60 mila persone.

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA