cronaca

Donne d'antimafia

Andrea Cova
Pubblicato il 17-01-2020

La storia di Luigi e Aurelio Luciani e delle loro mogli, esempio di coraggio

“Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.” Le parole del Cantico di san Francesco scolpite sulla pietra, accanto ad un enorme Tau, anch’esso di pietra. Ai piedi un’altra lapide: “In memoria dei fratelli Aurelio e Luigi Luciani. 9 agosto 2017.” Sullo sfondo la vecchia stazione ferroviaria di San Marco in Lamis, provincia di Foggia.

Luigi e Aurelio Luciani erano due fratelli contadini uccisi dalla mafia pugliese, una delle meno conosciute. Sono due delle tante vittime innocenti che le organizzazioni mafiose non esitano a fare fuori se testimoni di un agguato. Questo è accaduto quel 9 agosto del 2017.
Marianna e Arcangela, le mogli, sono ora le voci dell’antimafia pugliese. Entrambe, per il bene dei figli – due di loro non hanno nemmeno conosciuto i padri –, della Puglia e dell’Italia. Sono diventate “icone” della lotta alla malavita, come lo fu Rosaria Schifani nel 1992, immortalata da Letizia Battaglia in uno scatto che ne contribuì ad accrescere l’iconicità: un ritratto stretto dai margini della foto, il volto diviso a metà dalla luce, l’altra parte dominata dall’ombra. A voler raccontare col silenzio di una foto, l’animo di una vedova per mafia.

Marianna e Arcangela hanno conosciuto la malavita pugliese quando, in maniera del tutto improvvisa, ha mietuto vittime nelle loro case. Ora hanno scelto di alzare la testa perché “loro distruggono, brutalizzano, calpestano tutto quello che toccano. E rendono normale quello che normale non è: subire soprusi, abusi, essere uccisi. Né è normale che di fronte a tanta violenza, noi giriamo la testa dall’altra parte facendo finta di non aver visto e non aver sentito. O addirittura, peggio, raccontandoci che ormai ogni forma di violenza è parte integrante della nostra quotidianità.” (in Robinson, la Repubblica, 22 giugno 2019).

La mafia foggiana ha una storia di impenetrabile omertà, – non sono molti i pentiti disposti a parlare -– uccide con una frequenza “ritmica” e controlla un territorio che si estende dal Gargano a Cerignola, da Manfredonia a Apricena. Un territorio dove due donne coraggiose hanno scelto di alzare la testa e chiedere giustizia per due uomini “buoni come i prodotti che i loro campi producevano”. Quel territorio ora lordo di sangue su cui poggia un grande Tau a imperitura memoria.

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