cronaca

Asia Nicosia, buon viaggio piccola stella

Redazione Pixabay
Pubblicato il 18-10-2022

La lettera dei compagni di classe

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dei compagni di classe di Asia Nicosia, un mese dalla scomparsa, allieva dodicenne della Scuola Media "Pietro Maria Rocca" di Alcamo (Tp), investita da un’auto mentre camminava con alcune amiche ai margini di una strada statale, una lettera ne ricorda la vita perché «nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta».

Piccola stella,
«Muor giovane colui ch’al Cielo è caro» ricorda Giacomo Leopardi (citando Menandro) poeta che avresti letto quest’anno con i tuoi compagni della terza classe della Scuola Media. Tu, dall’indole solare, sei stata travolta in un luminoso pomeriggio di fine estate da un’auto, forse “abbagliata” dalla tua fulgida presenza. Il tuo esile corpo, esanime, riverso sull’asfalto. Dal capo lacerato il sangue grondava sul tuo volto attonito di inconsapevole martire adolescente, bagnando le aridità e i deserti delle nostre vite.

La fiamma del tuo cuore, tenacemente abbracciato e attaccato alla vita, alimentata instancabilmente dall’affetto di tanti, non si è spenta subito. Negli ultimi giorni del tuo pellegrinaggio terreno, eravamo tutti in ansia - genitori, familiari, insegnanti, compagni, compagne, amici, amiche - «ad aspettare muti fuori dalla Rianimazione, e a vedere il medico uscire, grave in volto. Un’attesa può essere interminabile» (Marina Corradi).

Si, un’attesa infinita, finita con il tragico annuncio della fine di una luminosa esistenza terrena, ma con la fede e la speranza nell’inizio di una vita eterna. Perché «gli uomini, anche se devono morire, non sono fatti per morire ma per incominciare» (Hannah Arendt). Infatti «la morte non vince in realtà. La morte è uno stadio, superato il quale la vita proseguirà, in altre forme, in altro tempo, in altro luogo» (Stefano Davide Bettera).

Una vita adolescente, semplice, spensierata, allegra, serena, di colpo strappata, sottratta, quasi rubata al nostro affetto. Ma che vertigine, Asia, «che gioia uscire da questo mondo nella letizia, chiudere in un istante gli occhi che prima vedevano gli uomini e il mondo, e riaprirli subito per vedere Dio! Come appare rapido questo passaggio alla felicità! In un attimo sei stata sottratta alla terra per essere collocata nel Regno dei cieli!» (san Callisto I, papa).

Perché la tua non è stata un’esistenza gettata nel nulla - «nessuno di noi è caduto nel mondo per caso» ci ricorda Papa Francesco -, ma vive nelle tenere mani di «un Dio morto e risorto che non è altrove, ma rimane con noi e continua a toccare, accarezzare, amare; continua a soffrire con chi soffre e a morire con chi muore» (Mariolina Ceriotti Migliarese). Il Signore ti ha già accolto tra le braccia della sua misericordia, perché hai vissuto «la vicinanza, la tenerezza, la compassione» (Papa Francesco) verso tutto e tutti, anteponendo generosità a indifferenza, bontà a ostilità, letizia a mestizia, discrezione a ostentazione, autenticità a falsità, umiltà a vanità.

I tuoi genitori, attoniti e affranti, ci hanno insegnato a trovare la vita dentro la morte, la speranza nella disperazione: con un encomiabile gesto di generosità hanno donato i tuoi organi a tante persone inferme nei cui corpi continuerai a vivere, amare, parlare, leggere, pensare, ascoltare, pregare, perdonare, camminare, cantare, scrivere, sorridere. Dodici palpiti d’esistenza come gli anni della tua vita: un viaggio la cui meta ultima è l’incontro con Dio.

Buon viaggio piccola stella, ci mancherai…
Dal Cielo illuminaci, proteggici, consolaci

Vito Melia
docente di Lettere
Scuola Media “Pietro Maria Rocca”, Alcamo (Tp)

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