cronaca

Al via 'Genius Vitae', storie di fragilità e spiritualità

Michele Raviart Genius Vitae
Pubblicato il 10-12-2020

Vuole raccontare esperienze per una conoscenza umana più piena

Padre Renato “Kizito” Sesana aiuta migliaia di bambini nelle periferie di Nairobi e di altre grandi città africane: esclusi da famiglia, educazione e futura trovano un riscatto nei volontari della comunità di Koinonia. La tensione tra la preghiera personale e il dialogo con la città di Parigi delle Fraternità monastiche di Gerusalemme e poi la vita in prima linea degli operatori dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo e del parroco di Nembro, simboli della lotta al coronavirus. Sono queste alcune delle esperienze del progetto “Genius Vitae”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita in collaborazione con il Centro Arc (Anthropology of religion and cultural change) dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, presentato oggi online.

Le due frontiere della vita umana: fragilità e spiritualità

Obiettivo dell’iniziativa è trovare e dare visibilità a quei progetti che “abitano due frontiere della vita umana”: la “fragilità”, intesa come povertà, solitudine e sofferenza e la “spiritualità”, nel senso di apertura alla trascendenza, al mistero, alla preghiera e all’arte. Inoltre, lo scopo è anche quello di “generare nuove forme di conoscenza capaci di contrastare l'egemonia del riduzionismo tecno-scientifico oggi sempre più dominanti a livello globale”.

Una "genialità cristiana"

Come spiega infatti monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nel corso dei secoli, la tradizione cristiana ha sempre dato grande attenzione a questo tema, “generando forme originali attraverso cui muoversi verso la vita e prendersene cura”: luoghi dello spirito, come abbazie e monasteri; luoghi di cura come ospedali e ricoveri; luoghi educativo-formativi come scuole e università, ai quali vanno aggiunte “le realtà di ispirazione cristiana capaci di istituire nuove forme di sviluppo individuale e sociale”: banche, cooperative, imprese sociali. In questo senso, “è possibile parlare di una vera e propria genialità cristiana”, che “ha reso la Chiesa una rete generativa, aperta al genius vitae e capace di prendersene cura”.

Oltre una conoscenza soggettiva e tecnocratica

 

Noi viviamo in una società in cui tutto dipende dalla conoscenza scientifica. Abbiamo reso puramente soggettivistica l’esperienza”, ribadisce a Vatican News il professor Mauro Magatti, direttore del Centro Arc, e  “l’ipotesi di Genius Vitae è che chi permane e lavora sulle frontiere della fragilità e della spiritualità non solo fa delle cose buone, ma sviluppa una vera e propria conoscenza della, nella e sulla vita. Una conoscenza che rischia di non essere disponibile nel resto della società, perché il tipo di conoscenza che utilizziamo è un’altra e che invece è molto preziosa”. 

Un approccio multimediale

Sul sito geniusvitae.org sono già presenti i contenuti multimediali che raccontano queste esperienze. In ogni storia infatti è narrata da quattro punti di vista, quello scientifico-etnografico da parte dei ricercatori della Cattolica, un racconto video che mostra i volti e i luoghi della realtà che si vuole raccontare, un messaggio dell’ispiratore o del creatore di quella realtà e infine c’è il contributo di un’artista che userà il proprio linguaggio per esprimere quello che quell’esperienza gli suggerisce. “La scelta è fatta in base alla qualità e al tentativo di far riflettere su un aspetto particolare della vita”, spiega ancora Magatti, “Nel 2021 noi pensiamo di dover continuare ad affrontare la questione covid” e uno delle prossime storie sarà sul coronavirus negli Stati Uniti d’America. (Vatican News)

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