attualita

Un battito di ali

GIACOMO GALEAZZI
Pubblicato il 30-11--0001

Secondo il catechismo della Chiesa cattolica, gli angeli sono creature spirituali che incessantemente glorifi cano Dio e servono i suoi disegni salvifi ci nei confronti delle altre creature: “Ad omnia bona cooperantur angeli”, gli angeli cooperano ad ogni nostro bene. Benedetto XVI ha recentemente ricordato gli arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele, ognuno dei quali «ha svolto una peculiare missione nella storia della salvezza», mentre «l'invisibile presenza di questi spiriti beati ci è di grande aiuto e conforto». Il Pontefi ce teologo sottolinea che molti santi «intrattenevano con gli angeli un rapporto di vera amicizia, e numerosi sono gli episodi che testimoniano la loro assistenza in particolari occasioni». Dunque gli angeli esistono e si danno molto da fare per proteggerci. «Vengono inviati da Dio a servire coloro che erediteranno la salvezza, come si legge nella Lettera agli Ebrei, e pertanto ci sono di valido ausilio nel pellegrinaggio terreno verso la Patria celeste». Gli angeli, dunque, non sono semplici ricordi di catechismo. Un'indagine del Cesnur (Centro studi sulle Nuove Religioni) rivela che su un campione nazionale di mille intervistati dai 14 anni in su, il 67,36% degli italiani crede negli angeli. Il dato scende al 59,02% tra chi ha un'età compresa fra i 30 e i 60 anni e sale al 71,07% fra chi ha tra i 14 e i 19 anni. I cattolici praticanti, quanto a credenza negli angeli (70,24%), si differenziano solo lievemente dal resto della popolazione. «Proprio questo dato, insieme al fatto che agli angeli credano di più i giovani, dimostra che la credenza negli angeli in gran parte non deriva dal cattolicesimo tradizionale ma dalla cultura popolare, dalla televisione, dal cinema – spiega il sociologo Massimo Introvigne, curatore della ricerca e fondatore del Cesnur –. Sono angeli postmoderni, non necessariamente cristiani». Insomma, gli angeli sono di moda. Ricorrono nei fi lm e nella pubblicità, nei libri e nelle trasmissioni televisive. Sovente, però, essi non sono altro che fi gure di una mitologia “debole”, che indica una bellezza perfetta o una dolcezza ideale, il simbolo di una perfezione a cui l'umanità dovrebbe tendere, l'espressione di una religiosità e una spiritualità “confortevole”, pacifi cata, priva di problemi. Eppure la tradizione degli angeli ha ben altro spessore e signifi cato, come dimostrano l'esegesi biblica, la rifl essione teologica e le testimonianze letterarie da Dante a Rilke. Renzo Lavoratori, docente alla Pontifi - cia Università Urbaniana e il Centro di teologia per laici del Vicariato di Roma, è autore del primo studio completo contemporaneo sugli angeli nella loro realtà teologica. La rifl essione ortodossa sugli angeli sviluppatasi nell'epoca moderna attinge soprattutto alla liturgia orientale, più ricca di richiami agli angeli rispetto alla liturgia latina. La sostanza delle affermazioni tuttavia rimane molto simile all'angelologia occidentale. Nel XIV secolo la festa della Dormizione della Theotokos fu integrata dall'idea dell'esaltazione di Maria al di sopra delle gerarchie angeliche. Da qui la tendenza dei teologi ortodossi a studiare il rapporto tra la Vergine santa egli angeli, aspetto che non ha riscontro nel pensiero cattolico. La teologia ortodossa subordina gli angeli non solo a Cristo, unico principio della grazia, ma anche a Maria quale mediatrice di grazia per gli angeli. Gregorio Palamas afferma che «nessuno arriva a Dio se non per mezzo di lei e per il mediatore nato da lei; nessuna forza da Dio arriva dagli angeli e agli uomini se non per lei». Gli angeli ricevono la grazia e la gloria per la Theotokos. Anche altri teologi bizantini dell'epoca (come Teofanio di Nicea, Isidoro Glabas di Tessalonica) ritengono che il Verbo distribuisce la grazia per mezzo di Maria. Così Nicola Cabasilas (1322-1391) dice che gli angeli possono ottenere da Maria un aumento della grazia; secondo Giuseppe Breyennios tutte le creature, inclusi gli angeli, sono in attesa della grazia fi no a quando apparirà la Theotokos. È chiaro che queste prospettive teologiche modifi cano molto la dottrina fondamentale dell'angelologia patristica. Nello stesso periodo gli scrittori ortodossi subiscono l'infl usso della scolastica latina, attraverso la traduzione delle opere di Tommaso d'Aquino, come si nota in modo particolare nelle numerose professioni di fede del tempo, nelle quali si pone in evidenza la natura spirituale degli angeli e si afferma il peccato volontario dei demoni. In seguito, nei secoli XVI e XVII, gli ortodossi vogliono ribadire la lroo ffedeai luterani anche per quanto riguarda la dottrina angelica. Signifi cativa è la professione di fede di Pietro Moghila, metropolita di Kiev nel 1633-46, che fu approvata dal Sinodo permanente nel 1643. In essa si ripropone la visione tradizionale sulla creazione degli angeli, sulla loro spiritualità, sul servizio reso a Dio, sul loro aiuto agli uomini, sulla loro protezione delle province, dei regni, delle città, dei monasteri, delle chiese e delle singole persone; di riprendere anche la concezione gerarchica di Dionigi. Dopo il XVII secolo la Confessione ortodossa, presentata dal teologo russo Macario, contiene tre questioni riguardanti l'angelologia, che possono essere riassunte in queste affermazioni: “Gli angeli sono spiriti incorporei dotati d'intelligenza, di volontà e di forza. Sono stati prima del mondo visibile e dell'uomo. Essi si dividono in nove cori. Anche gli angeli cattivi sono stati creati buoni da Dio, ma sono diventati cattivi per la propria volontà”. Tuttavia non tutti i teologi ortodossi hanno condiviso questa dottrina, in particolare per “quanto riguarda la spiritualità degli angeli”. Comunque l'angelologia di quest'epoca si presenta, nel suo insieme, più contenuta e più vicina alla tradizione patristica rispetto a quella del XIV secolo.

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