Le visite dei pontefici
Macché pilota in declino, macché «Infermiere». Valentino Rossi, a 34 anni, è ancora in grado di regnare sulla MotoGp e mettere in fila colleghi che quando vinceva i primi Mondiali andavano all’asilo. Per tornare sul primo gradino del podio dopo oltre due anni sono state però necessarie due condizioni: un circuito che dà del «tu» solo ai veri campioni come Assen, e dove aveva già vinto sei volte, e una moto in grado di assecondarlo come la Yamaha e con cui finora aveva portato a casa 46 successi, il suo numero magico. La classe e la grinta del campione hanno approfittato al meglio, oggi, di questa situazione favorevole, cui si è aggiunta anche la menomazione di un pur indomito Lorenzo, per ridare a Rossi e ai suoi tifosi sensazioni che mancavano dal Gp di Malaysia 2010.
Chiusa quella stagione con la Yamaha, i due anni alla Ducati sono stati bui e, anche dopo il ritorno alla casa dei tre diapason, Rossi ha avuto bisogno di sei gare di rodaggio per riacquistare feeling con la moto e con se stesso. Brividi hanno solcato le schiene dei 90mila esigenti appassionati di Assen quando hanno rivisto in scena il «Dottore», che curva dopo curva, sorpasso dopo sorpasso, ha ripreso lo scettro.
La gara di Valentino era iniziata dalla seconda fila, dato che nelle qualifiche non era andato più in la del quarto posto, mentre in pole c’era un’altra Yamaha, quella del pilota privato Crutchlow, e in prima fila le Honda di Marquez e Bradl. Scattato bene, ma non come Pedrosa che dalla quinta posizione è volato subito in testa, Rossi si è messo all’inseguimento dei primi, sfruttando al meglio la sua Yamaha, forse grazie a quel nuovo forcellone che Lorenzo aveva già adottato. «Adesso riesco a guidare come voglio io», aveva detto dopo i test, riferendosi alla ritrovata agilità della sua M1. In pochi giri, Rossi ha superato Bradl, Marquez e Pedrosa tra l’entusiasmo generale e ha continuato con un passo insostenibile per gli altri. «È passato molto tempo dall’ultima vittoria - ha commentato alla - e spesso mi ero chiesto se fossi stato in grado di tornare a vincere ma non ho mai mollato ed ho sempre dato in massimo perché questa è la mia passione, è la mia vita. Io amo ciò che faccio. Voglio ringraziare la Yamaha per avermi dato questa nuova opportunità - ha proseguito -. Ad inizio stagione non avevo molto feeling con la moto ma poi, lavorando bene, abbiamo migliorato e qui in Olanda, questa mattina, mi sono detto: oggi bisogna provare a vincere!».
Oltre che per Rossi, ora a quota 106 vittorie in carriera, la soddisfazione è per la Yamaha, che festeggia anche il coriaceo Jorge Lorenzo. Il campione del mondo in carica è stato protagonista di una vera impresa: operato alla clavicola sinistra nella notte di venerdì a Barcellona dopo la caduta di giovedì, è tornato ad Assen ieri sera per correre e, tra lo stupore generale, ha conquistato un quinto posto d’oro per la corsa al titolo. Il segnale dato al leader della classifica è chiaro e forte: Lorenzo non mollerà tanto facilmente. Pedrosa, per giunta, è riuscito a mancare il podio, giungendo quarto. Meglio di lui hanno fatto il suo sempre più scomodo compagno di squadra, Marc Marquez, che ha chiuso in seconda posizione, e Crutchlow con la Yamaha, terzo. La classifica per ora premia ancora Pedrosa (136 punti), ma l’indomito Lorenzo resta lì (127) e Marquez (113) si avvicina. Il terzetto spagnolo è meglio però che cominci a guardarsi le spalle, Rossi (85 punti), è tornato. (La Stampa)
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