Le visite dei pontefici
Certe volte basta un'inezia. Un piccolo, apparentemente trascurabile evento, ed ecco che la storia del mondo prende un'altra direzione. Succede nell'Era glaciale 4 Continenti alla deriva, ultimo capitolo, in 3D, della fortunatissima saga (sugli schermi il 28 settembre), presentata in anteprima a Lipari durante l'annuale convention della Twentieth Century Fox. La colpa è naturalmente di Scrat, scoiattolo preistorico innamorato di una ghianda (la voce che emette gli inconfondibili versi di dolore e di piacere appartiene a Chris Wedge) e pronto a tutto pur di non perderla. Stavolta, durante uno dei suoi rocamboleschi inseguimenti, Scrat provoca nientedimeno che la frattura della crosta terrestre e quindi la separazione dei continenti: «Da una ghianda può nascere tutto», chiosa Francesco Pannofino che presta la voce al pessimo Capitan Sbudella, pirata scimpanzè deciso a dominare gli oceani. Quando gli si chiede di trovare un personaggio della politica italiana che potrebbe ricordare il suo scimmione predatore, non ha esitazioni: «Potrei essere Ignazio La Russa». Gli altri rimuginano, Pino Insegno che doppia Diego, la tigre dai denti a sciabola, osserva che il mammuth capofamiglia Manny «potrebbe essere il premier Mario Monti».
Ma su una cosa tutti convengono. Se si facesse un'Era glaciale contemporanea, il sottotitolo dovrebbe essere: «Gli esodati». E in effetti il gruppo dei protagonisti, costretti a vagare nel globo, sospinti da terribili tempeste, minacciati dallo scioglimento dei ghiacci eterni, assediati dall'esplodere di terreni rocciosi e da spaventose desertificazioni, ricorda una pattuglia di sopravvissuti alla grande crisi mondiale. Catastrofi naturali, al posto di quelle economiche. Ma non è solo questo. Un successo planetario come quello dell'Era glaciale (il numero 5 è già in gestazione, anche se non c'è ancora annuncio ufficiale), deve avere ragioni profonde che riguardano sentimenti universali. L'ultimo titolo della serie ha guadagnato solo in Italia quasi 34 milioni di euro, mentre nel mondo le cifre sfiorano il miliardo di dollari: «È una storia scritta veramente bene - dice Insegno - con personaggi che piacciono ai ragazzini, ma anche agli adulti, e uno sguardo sull'umanità a 360 gradi, ognuno può trovarci dentro qualcosa di coinvolgente».
Claudio Bisio che è il bradipo Sid, prediletto da tutti gli appassionati di movimento lento, ha una sua idea: «Dentro l'avventura ci sono temi fortissimi. Prima di tutto un'idea di famiglia molto laica, non da «family day», e poi la convinzione che, se c'è amicizia, tutto diventa possibile, tutto si può vincere e affrontare, perché l'amicizia unisce, cementifica. Se ci sarà un numero 5 io vorrò assolutamente esserci, e credo che valga per tutti noi doppiatori, se non ne fanno un altro potremmo avere una crisi d'astinenza».
Poi, naturalmente, c'è la forza dei personaggi: «Sid è un bradipo sui generis, sempre sveglio e attivo, solo ogni tanto va in catalessi. E poi è un meraviglioso gaffeur». Stavolta deve vedersela con un nuovo personaggio, una meravigliosa, terribile nonnetta, lontana mille miglia dalla solita rappresentazione delle fiabe, il contrario esatto del politically correct, maleducata, imperativa, fortemente indipendente: «Se vogliamo dirla con Skakespeare, il mio bradipo potrebbe essere il “fool”, la tigre l'antagonista, il mammuth una specie di Re Lear». Per l'anziana, invece, nessun possibile paragone, pretende che il nipote mastichi per lei gli alimenti troppo solidi, e alla fine si placa con una dentiera di pescecane. Secondo Bisio, che ha appena ufficializzato il divorzio da Zelig, tra il cartone e il super-successo Benvenuti al Sud, esistono analogie: «I dati Cinetel dicono che, nell'elenco degli incassi, vengono uno dopo l'altro, evidentemente hanno in comune diversi elementi di commedia». Nell'«anno sabbatico» che ha deciso di prendersi, Bisio ha in mente di dedicarsi al teatro: «Erano dieci anni che andavo in onda in prima serata, avevo bisogno di prendere una pausa dalla tv. Sto pensando a fare qualcosa in teatro, magari da solo, magari anche con musica, comunque se ne parla nell'autunno del 2013».(La Stampa)
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