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Servire le povere parole, “cum grande humilitate”

Antonio Tarallo
Pubblicato il 24-01-2021

Il messaggio delle parole, San Francesco d’Assisi e la comunicazione

“Parole, parole, parole”. Questa, la risposta che il principe Amleto affida a Polonio nell’opera di Shakespeare. “Cosa state leggendo mio principe di Danimarca?”. E, il dubbioso Amleto risponde proprio così: “Parole, parole, parole”.

Le parole, strumento importante. Veicolo di messaggi. E nel Vangelo, quanti messaggi è possibile trovare? Tanti. infiniti. Tutti da riportare a un unico, grande Messaggio: quello dell’Amore. Comunicare con amore, è tema fondamentale nel tempo in cui ci troviamo. Poter trasmettere idee - e, dunque, sentimenti - che possano rendere il mondo migliore è “cosa buona e giusta”. In un’epoca come questa dove la distanza sociale potrebbe dividerci ancor di più rispetto al tempo della pre-pandemia, la Comunicazione - concretamente - ci pone nella condizione di riflettere maggiormente sul “ciò che bisogna dire”. Gli strumenti di comunicazione - come internet, ad esempio - rappresentano una via da percorrere con “attenzione”. “Con jucio”, con giudizio, il Manzoni ci direbbe. Giudizio, inteso come discernimento, con la possibilità di comprendere sempre di più ciò che è importante trasmettere e ciò che non è importante.

Oggi, San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, patrono degli scrittori. Di tutti coloro che con le parole cercano di affidare allo scritto un messaggio. Domandarsi proprio oggi - come l’evento “Parole povere” ci aiuta a fare - come comunicare, è un’importante occasione per tutti.

Povero, dal latino “pauper -ĕris”, comparativo di “paucus” che tradotto vuol dire "poco". Dobbiamo soffermarci su questo aggettivo: povero. Non vuol dire “povero” nel significato di “mancante”, importante doverlo precisare. “Povero”, “poco”: essenziale, direi. In fondo, bastano poche parole - veramente sentite - per trasmettere ciò che si vuole dire. Tante le parole sul web, tante le notizie che vengono “sparate” dal megafono mediatico, per poi - forse - troppe volte risolversi in un “molto rumore per nulla”. Allora, proprio in questo caso, ci viene in mente l’aggettivo “povero”. Il povero guarda a ciò che è più importante. Ciò che veramente è essenziale alla propria vita.

San Francesco di Sales, nella sua testimonianza, ha perseguito questo. Così come l’altro suo omonimo, il nostro San Francesco d’Assisi. Per parlare, lui, aveva il gusto della semplicità. Del dire in pochi versi, addirittura. Basterebbe leggere il “Cantico delle Creature” per rendersene conto. In pochi, “poveri” tratti, il santo di Assisi condensa la visione dell’intero mondo Creato. Come riesce a fare tutto ciò? Semplice, servendo il Signore, servendo la Parola, “cum grande humilitate”. Divenendo “piccolo”, “povero”.

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