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Sepulveda scrittore sulle barricate della vita

Fulvio Panzeri Ansa - Emilio Naranjo
Pubblicato il 17-04-2020

È morto ieri per coronavirus lo scrittore cileno Luis Sepúlveda

È morto ieri per coronavirus lo scrittore cileno Luis Sepúlveda. L'autore della Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare e di Il vecchio che leggeva romanzi d'amore aveva 70 anni ed era ricoverato da fine febbraio in ospedale a Oviedo, in Spagna, dopo aver contratto l'infezione.

Se c'è un segno che ha contraddistinto l'opera e le parole di Luis Sepúlveda è la sua fedeltà nella difesa dei diritti dell'uomo, nella capacità di credere che sia necessario essere consapevoli del proprio essere individuo, non isolato, ma responsabile di un vivere civile al quale la nostra socialità richiama.

Ne è stato fortemente convinto e lo ha raccontato nella sua opera letteraria, così variegata, come scelta di generi, ma unificata proprio da questo valore che unisce i romanzi e le favole, raccontate non solo ai ragazzi, ma a tutti i suoi lettori, come forma "antica" e immediata per riportare l'attenzione su tutti quegli aspetti che portano un uomo a condividere il suo essere all'interno della collettività in modo consapevole. Diceva: «Siamo esseri umani e questa condizione è determinata dal nostro essere legati alla socialità, alla possibilità di riunirci, ad essere parte di una collettività chiamata famiglia umana. Oggi c'è una tendenza ad isolare l'individuo, a fare in modo che dimentichi la sua socialità, tuttavia io mi oppongo a questo e insisto nella necessità di essere sociali».

I suoi romanzi non solo raccontano questa possibilità dal punto di vista politico, ma la riportano anche sul piano di una sorta di codice etico che afferma l'individuo, garantendogli un diritto primario. È quello per il quale val la pena di operare, ogni giorno. Sepúlveda ne era convinto in modo deciso: «La lotta contro i nemici dell'umanità si combatte in tutto il mondo, non richiede né eroi né messia, e inizia dalla difesa del più fondamentale dei diritti: il Diritto alla Vita». Lo aveva imparato sulla propria pelle in gioventù, durante il golpe cileno.

Era nato il 4 ottobre 1949, a Ovalle, anche se poi trascorre i primi anni di vita a Valparaíso, in compagnia del nonno paterno, un anarchico andaluso, e dello zio Pepe e con loro inizia ad amare la lettura di grandi scrittori (Emilio Salgari, Joseph Conrad ed Herman Melville) che segneranno le scelte future e anche la necessità di una scrittura errabonda, in grado di misurarsi con gli ampi spazi del Sudamerica e i grandi sogni dei molti compagni di viaggio che la strada gli ha offerto come visione, compagnia ed esemplarità di vita: «Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso»... (Avvenire)

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