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Scalfari: Quando si arriva alla fine di un viaggio

Eugenio Scalfari Ansa - Giorgio Onorati
Pubblicato il 01-02-2021

Eppure sento che il viaggio volge alla fine

Io sono quasi al termine del mio viaggio. La salute del corpo e della mente è buona, la capacità di lavoro non è diminuita e la fantasia è sempre quella che mi ha tenuto compagnia per tanti anni, conducendomi a progettare il futuro e spingermi in nuovi sentieri da esplorare e percorrere. Eppure sento che il viaggio volge alla fine.

Mi capita in questi giorni di rileggere il mio libro Incontro con Io. Dove ritrovo riflessioni che rifaccio mie adesso e vorrei riproporre al lettore. Dicevo, sento che il viaggio volge alla fine. Lo sento da molti segnali, il primo dei quali è propriamente quello di sentirlo. E poi dalla pienezza di me che ho finalmente raggiunto perché ora sono certo che tutto ciò che la mia natura era capace di esprimere nel pensare e nel fare io l'ho fatto e pensato. O forse in modo più stanco e meccanico, più trasandato e impreciso. Comunque che queste aggiunte ci siano non cambierà gran cosa. Non lascio nulla che non sia stato compiuto nei limiti che ho potuto e saputo. I disegni rimasti a mezzo, i destini non realizzati fino in fondo o perché fin lì la mia natura è riuscita a viverli, più oltre avrebbe fatto violenza a se stessa e non è preparata in proposito.

Ci sono anche altri segnali. Per esempio la vivezza con cui da qualche tempo mi tornano in mente i ricordi dell'infanzia, certi luoghi, certi volti, sensazioni che avevo smarrito, odori e sapori, il vento di libeccio che batteva le strade del paese dove sono nato e per lunghi giorni ne agitava il mare schiumoso contro gli scogli che chiudevano il porto; il volo dei gabbiani e delle rondini al cader della sera.

Quando la memoria ritorna verso l'infanzia è perché il futuro si è raccorciato e la mente trova compenso allungando il passato all' indietro, il più indietro possibile. Si dice che nel momento della morte, nell' ultimo istante la lucidità che ci resta, l' intera vita si ripresenta di fronte, tutta insieme prima che l' oscurità cada per sempre sui nostri occhi.

Nessuno può raccontare se questa credenza corrisponda a ciò che accade realmente in quel punto terminale dell'esistenza, ma l'allungamento del passato man mano che si raccorcia il futuro è un'esperienza che siamo in grado di percepire. A me comunque accade così.

Non è affatto una sensazione sgradevole, non mi procura né allarme né disagio, anzi mi accarezza l'anima, suscita un sentimento affettuoso verso quei luoghi e quei tempi che erano rimasti sepolti e muti mentre la vita incalzava e sospingeva in avanti gli appetiti e i pensieri. Ma è tuttavia un avvertimento che modifica per chi lo riceve la direzione e lo spessore della lente con la quale guardiamo vivere il mondo e noi stessi... (Repubblica)

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