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Salviamo i nostri anziani

Mario Scelzo Santegidio.org
Pubblicato il 29-07-2020

Ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli!

"Cari giovani, ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli! Usate la fantasia dell'amore, fate telefonate, videochiamate, inviate messaggi, ascoltateli e, dove possibile, nel rispetto delle norme sanitarie, andate anche a trovarli". Papa Francesco ha approfittato della ricorrenza del 26 luglio dei santi Gioacchino ed Anna, i “nonni” di Gesù, per "invitare i giovani a compiere un gesto di tenerezza verso gli anziani, soprattutto i più soli, nelle case e nelle residenze, quelli che da tanti mesi non vedono i loro cari".

"Inviate loro un abbraccio - insiste il Papa -. Loro sono le vostre radici. Un albero staccato dalle radici non cresce, non dà fiori e frutti". "Per questo è importante l'unione e il collegamento con le vostre radici - aggiunge il Pontefice -. 'Quello che l'albero ha di fiorito, viene da quello che ha di sotterrato', dice un poeta della mia Patria. Per questo vi invito a fare un applauso grande ai nostri nonni, tutti!".

Il richiamo per gli anziani del Papa è stato subito sottolineato positivamente dalla Comunità di Sant'Egidio, che in questi mesi, nel pieno dell’emergenza Covid-19, che come è noto ha colpito particolarmente la popolazione anziana, si è fatta promotrice. anche a livello internazionale, della campagna "Senza anziani non c'è futuro".

L’appello che potete leggere per intero e firmare a questo link (CLICCA QUI) è rivolto a tutti, cittadini e istituzioni, per un deciso cambiamento di mentalità che porti a nuove iniziative, sociali e sanitarie, nei confronti delle popolazioni anziane, e vede come primi firmatari personalità del calibro di Romano Prodi, dell’ex premier spagnolo Felipe Gonzales, del sociologo Manuel Castells, seguono Jeffrey Sachs, il Cardinale di Bologna Matteo Zuppi, Giuseppe De Rita ed altri illustrissimi uomini di fede e di cultura. Leggiamone alcuni estratti:

“Siamo preoccupati dalle tristi storie delle stragi di anziani in istituto. Sta prendendo piede l’idea che sia possibile sacrificare le loro vite in favore di altre. Papa Francesco ne parla come “cultura dello scarto”: toglie agli anziani il diritto ad essere considerati persone, ma solo un numero e in certi casi nemmeno quello.

In numerosi paesi di fronte all’esigenza della cura, sta emergendo un modello pericoloso che privilegia una “sanità selettiva”, che considera residuale la vita degli anziani. Rassegnarsi a tale esito è umanamente e giuridicamente inaccettabile. Non si può lasciar morire la generazione che ha lottato contro le dittature, faticato per la ricostruzione dopo la guerra e edificato l’Europa.

Crediamo che sia necessario ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure, conquistati nel corso dei secoli.

Con questo appello esprimiamo il dolore e la preoccupazione per le troppe morti di anziani di questi mesi e auspichiamo una rivolta morale perché si cambi direzione nella cura degli anziani, perché soprattutto i più vulnerabili non siano mai considerati un peso o, peggio, inutili”.

Ho contattato Roberto Bortone, referente della Comunità di Sant’Egidio per la campagna “Senza anziani non c’è futuro”, il quale ci ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni, che vorrei condividere con i miei lettori. "Il virus ha colpito così duramente il nostro Paese e sta continuando a martoriare altri Paesi, ancora in piena pandemia. Da noi, ed in molti paesi europei, gli anziani hanno pagato il prezzo più alto, molti, moltissimi, con la vita. Questa "strage" è avvenuta anche perchè abbiamo messo da parte una parte importante della nostra società, le nostre radici. Ecco le ragioni dell'appello: di fronte a questa sentenza di morte abbiamo ritenuto doveroso un sussulto morale, appellandoci a istituzioni e cittadini.

Di fronte allo "scarto" - come direbbe Papa Francesco - di una generazione che ha fatto i nostri Paesi chiediamo uno scatto, culturale e civico perchè si cambi il modello di assistenza e perchè si torni a considerare i nostri "vecchi" come cittadini a pieno titolo, non di serie b.

L'appello sta raccogliendo migliaia di adesioni e sta circolando come un contagio, stavolta "positivo", all'interno delle nostre società, permettendoci di mantenere alta l'attenzione sugli anziani, perchè non si dimentichi facilmente quello che è successo. Ma non basta. Riprendendo le parole di Papa Francesco all'Angelus di domenica scorsa, questo è anche il momento della "fantasia dell'amore": dobbiamo fare di più, pensando a chi a causa del lockdown è rimasto ancora solo negli istituti, privato della vicinanza dei propri cari.

La fantasia dell’amore è quella che ha spinto alcuni volontari di Sant’Egidio, tra cui lo stesso Roberto, a presentarsi sotto le finestre di un istituto romano muniti di chitarra ed altoparlante per allietare la giornata dei pazienti ricoverati. Purtroppo, ma giustamente, gli istituti per anziani hanno dovuto ridurre ed in alcuni casi addirittura bloccare le visite di amici e parenti, a causa del Covid-19. Di fatto, gli anziani sono due volte vittime, sia della malattia, sia dell’isolamento sociale che tale malattia comporta.

Sarebbe un discorso lungo da affrontare, ma la pandemia ha fatto emergere con chiarezza tutti i limiti del modello assistenziale degli istituti, enormi strutture sanitarie non in grado di prendersi cura delle necessità di ogni persona. Sarebbe auspicabile dirottare una parte dei soldi del Recovery Fund sul potenziamento di iniziative come ad esempio quella del Co-housing, un modello di convivenza possibile, alternativo all’istituto e più rispettoso delle esigenze della persona.

Salviamo i nostri anziani!

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