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Rodari, i cento anni della rivista francescana

La Repubblica - Paolo Rodari Web
Pubblicato il 24-01-2021

I frati del Sacro Convento hanno organizzato una serie di incontri dedicati alla comunicazione 

La notizia non è di poco conto. Compie cento anni il mensile San Francesco, una delle riviste più antiche e prestigiose d’Italia. Hanno motivo di festeggiare i frati del Sacro Convento che, per l’occasione, hanno organizzato una serie di incontri dedicati alla comunicazione e all’importanza della figura del santo e dei suoi viaggi in Italia e nel mondo. Non è scontato, infatti, che una rivista cattolica sia viva e vegeta. Mentre Papa Francesco ricorda l’importanza della comunicazione chiedendo di «smascherare le fake news e le insidie del web», il mercato religioso è a dir poco in crisi. Le diocesi stanno chiudendo una dopo l’altra le proprie pubblicazioni.

Tempo fa ha chiuso Communio, punto di riferimento di un’effervescenza teologica conservatrice e fondata da personalità del calibro di Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac e Joseph Ratzinger. Ha chiuso Misna, l’agenzia d’informazione missionaria fondata nel 1997 da padre Giulio Albanese. Gli istituti missionari italiani hanno deciso la chiusura di Ad Gentes, rivista semestrale di antropologia e teologia della missione. Nel 2010 chiuse Afriche, rivista della Società missioni africane (Sma). Nello stesso periodo ha cessato le pubblicazioni il mensile Missioni Francescane, mentre Amico, rivista dei missionari della Consolata per i giovani viene pubblicata oggi solo su Internet. E ancora, ha chiuso il prestigioso mensile dei gesuiti Popoli, già diretto da Bartolomeo Sorge: vi firmavano nomi di punta come Silvano Fausti e Giacomo Poretti. Successivamente ha cessato l’attività la casa editrice Monti. E così tante altre pubblicazioni storiche per la Chiesa e per la vita dei fedeli. Mentre quelle che resistono, come ad esempio Famiglia Cristiana, non fanno più i numeri che facevano decenni fa. La situazione drammatica è stata recentemente sottolineata da Vita e Pensiero che ha ricordato come siano scomparsi anche i “bestseller di Dio”.

Roberto Righetto, ex responsabile delle pagine culturali di Avvenire e oggi coordinatore del bimestrale dell’Università Cattolica, portò alla luce questa débâcle che ha investito tutta la letteratura d’ispirazione cristiana. «A memoria — disse — gli ultimi bestseller sono stati Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori (Sei 1976) e Il cavallo rosso di Eugenio Corti (Ares 1983). Poi, sostanzialmente, più nulla». Ad Assisi si respira un’aria diversa. San Francesco, a parte la pausa per la pandemia, continua ad attirare fedeli da tutto il mondo.

La pagina Facebook nella quale padre Enzo Fortunato, direttore della rivista e della sala stampa del convento, commenta il Vangelo del giorno con video e parole che portano quotidianamente in posti diversi della tradizione francescana, vola con quasi 150mila follower. E adesso gli incontri, intitolati “La forza delle Parole povere”, dedicati proprio ai cento anni della rivista, possono dare ulteriore slancio al movimento che ruota intorno alla piccola città umbra. Il primo evento ha luogo questa sera alle 21, in diretta streaming sul sito sanfrancesco.org.

È un dialogo tra il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, il custode fra Marco Moroni, la direttrice di Rai Giornale Radio e Radio Uno, Simona Sala, il presidente della Fnsi, Beppe Giulietti, e padre Fortunato. Ogni mese ci sarà un dialogo in una piazza diversa d’Italia (tredici piazze in tutto, da Roma ad Alessandria) per celebrare san Francesco: se Francesco è passato dalla chiesa alla piazza è stato per annunciare e testimoniare il Vangelo. Oggi con lo stesso impulso, dalle piazze alle nuove agorà, saranno ripercorsi il viaggio e lo spirito dei francescani.

Dice padre Fortunato: «Sulle orme di Francesco abbiamo deciso di adottare a piene mani ogni strumento di comunicazione. Il mondo cibernetico come elemento divulgativo e di incontro non nasce dalla tecnologia stessa, ma semplicemente è la potenza tecnica che permette di realizzare il sogno di un umanesimo francescano». Da "La Repubblica" del 24 gennaio 2021

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