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Riotta: come battere le fake news

Gianni Riotta Pixabay
Pubblicato il 25-05-2020

Controffensiva culturale contro le bugie, non basta smentirle una per una

New York Nel 1964 il servizio segreto della Cecoslovacchia, Paese sotto il tallone dell'Unione Sovietica, annunciò il ritrovamento di una cassa di documenti nazisti, affondati nel lago erné jezero, Selva Boema, al confine con la Germania Occidentale. Le pagine ingiallite contenevano i nomi di agenti hitleriani, ancora all'opera, ma ora al soldo di americani e Nato. Lo scandalo fu grave, il governo tedesco, umiliato, cedette a Mosca su vari dossier, netta vittoria per la propaganda russa. Solo nel 1975 si accertò, grazie alle confessioni della spia cecoslovacca Josef Frolik, che si trattava di un falso, nome in codice «Operazione Nettuno».

La trama fu ideata dall'agente Ladislav Bittman, usando una tecnica dell'Okrana, la polizia russa zarista, ereditata poi dalla eka, la polizia segreta di Stalin, dal Kgb, con il suo rampollo odierno Fsb, e dal Gru, la temuta intelligence militare del presidente Vladimir Vladimirovi Putin che, fondata da Stalin nel 1942, non ha mai voluto cambiar sigla, restando dai giorni del Terrore «Glavnoye razvedyvatel'noye upravleniye», Direttorato dello Stato Maggiore delle Forze Armate. Bittman fuggì a Ovest nel 1968 e confessò dei falsi documenti, cocktail di autentici documenti nazisti, mischiati a contraffazioni capaci di gabbare la Cia.

L'episodio è ricostruito nel formidabile volume di Thomas Rid Active Measures. The Secret History of Disinformation and Political Warfare appena pubblicato negli Usa da Farrar, Straus and Giroux e in attesa di urgente traduzione italiana. Docente di Studi Strategici a Johns Hopkins, Rid ha scritto un libro che si legge come avvincente saga di spionaggio, con colpi di scena alla 007, come sceneggiatura per una serie tv stile Black Mirror e infine come manuale per comprendere perché la disinformazione storpia la comunicazione, inquinando le democrazie.

Rid, il cui saggio Rise of the Machine resta cruciale per capire la rivoluzione cibernetica, sgombra il campo dall'equivoco, spesso diffuso anche tra esperti con forti competenze informatiche ma scarso fiuto politico: le fake news non sono figlie di web e social media, ma affondano - come l'Operazione Nettuno - nel passato. Sono frutto dello scontro geopolitico e culturale tra grandi potenze, da secoli avvezze a manipolare il peggio di sé stesse e dei loro nemici, seminando inganni.

I russi, dallo zar a Putin, restano maestri indiscussi del genere, vedi le memorie della spia Kirill Chenkin Il cacciatore capovolto sul colonnello Kgb Abel (Adelphi). Arrivati ultimi, e in affanno, al web, i russi piazzano campagne devastanti in Italia, Gran Bretagna e Usa, per esempio nel 2016 la disinformazione durante la sfida Trump-Clinton, denunciata dal commissario speciale Mueller, con sanzioni penali contro consiglieri del presidente Putin...(La Stampa)

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