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Riformare il capitalismo con l'economia circolare

Redazione online Web
Pubblicato il 09-05-2018

A volte si legge l’avanzare dell’economia circolare come una alternativa al capitalismo. In realtà, uscire dal capitalismo non è cosa semplice. Dovremmo, quantomeno, individuare la ‘domanda’ di uscita e poi metterci d’accordo da che cosa dovremmo uscire. La parola capitalismo ormai è diventata un’espressione che avvolge così tante cose che una volta usciti non è chiaro quale luogo resti per recarvisi.


Non stupisce, quindi, che i sostenitori dell’economia circolare non parlino di uscire dal capitalismo ma di riforma di alcuni aspetti dell’attuale modello di economia e di società. Dubbi che le idee non siano chiare emergono quando sul web si incontrano affermazioni sull’economia circolare del tipo: “Per diventare un modello realizzabile e dominante l’economia circolare dovrebbe naturalmente garantire ai diversi soggetti economici una redditività almeno pari a quella attuale: non basta che sia “buona”, deve diventare conveniente”. 

La ‘redditività’ pari a quella ‘attuale’ è il frutto di una economia non-circolare e spesso predatoria che è cresciuta troppo e non è stata sostenibile. Pensare che un cambio di paradigma nel senso circolare garantisca la stessa ‘redditività’ è semplicemente ingenuo, se detto in buona fede. Il che dice però che quando si evocano i cambiamenti di paradigma non siamo sempre consapevoli dei costi che tali cambiamenti comporterebbero: ci piacciono le domande ma non sempre le risposte che otterremo a tali domande. Molti dei teorici di questa idea mentre l’annunciano girano il mondo in aereo, sapendo che una economia circolare vera non sarebbe sostenibile con l’attuale traffico via aria (e via terra). Molti usano cellulari, automobili, scarpe e jeans non compatibili con l’implementazione dei loro ideali.


Quali siano i temi cruciali dell’economia circolare non è affatto chiaro, perché l’espressione è diventata una sorta di ombrella culturale che copre un’ampia famiglia di fenomeni, nati da visioni molto diverse e con antropologie e umanesimi diversi. Si riconoscono nello slogan molti attivisti della decrescita, della Green economy, dell’agricoltura biologica e sostenibile, teorici della bio-economia, della sharing economy, fino ad alcune imprese multinazionali (come la Coca Cola) che hanno dichiarato di voler adottare il paradigma dell’economia circolare.

Come mettere insieme Serge Latouche, Carlo Petrini, Coca Cola, Uber e papa Francesco non è affatto semplice. Seguiamo l’economia circolare con benevolenza perché introduce novità importanti, ma esercitiamo anche pensiero critico, per non svuotarla di significato e renderla simpatica a troppe persone (Luigino Bruni, economista)

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