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Quei diritti negati

Linda Laura Sabbadini Archivio Ansa
Pubblicato il 01-12-2020

Il 1° dicembre 1970 passa la legge sul divorzio

Dopo 50 anni è ora di aprire una nuova stagione dei diritti per creare i presupposti perché i diritti e le libertà conquistate siano veramente fruibili da tutti. Basta pensare all'arretratezza della situazione delle donne. Meno della metà lavora e non c'è verso di aumentare seriamente i posti nido e le infrastrutture sociali. Sono stati stanziati 100 milioni in legge di bilancio dal 2022,che si incrementano di 50 milioni l' anno fino al 2026. Sono a regime, è vero ma sono pochi. Bastano per l' incremento di un solo punto percentuale dell' offerta nel primo anno.

Andiamo per ordine. Negli anni '70 in soli 9 anni è avvenuta una vera e propria rivoluzione nei diritti. Nel 1970, oltre al divorzio, si varò lo Statuto dei lavoratori, un anno dopo, la tutela delle lavoratrici madri, con il permesso di maternità e il divieto di licenziamento in gravidanza. E sempre in quell' anno, l' istituzione della scuola a tempo pieno, i nidi pubblici 0-3 anni. Nel 1972 l' obiezione di coscienza, con il Servizio civile. Nel 1973 la tutela del lavoro a domicilio, nel '75 il nuovo diritto di famiglia, non più un capofamiglia padre padrone, ma pari diritti e doveri per uomini e donne, almeno sulla carta, ma importante, molto importante! Sempre nello stesso anno la legge sui consultori e poi la riforma penitenziaria, la prevenzione, cura e riabilitazione della tossicodipendenza.

Ma non è finita. 1977, legge sulla parità tra uomini e donne sul lavoro. Un anno dopo, la riforma sanitaria basata sul circuito prevenzione-cura-riabilitazione. Il diritto alla salute. E poi, la legge contro la piaga degli aborti clandestini, l' interruzione volontaria della gravidanza. E ancora la legge Basaglia. Vi rendete conto? Un concentrato di diritti e di progresso civile e sociale che ha profondamente cambiato il nostro Paese. Oggi dobbiamo fare i conti con una vera e propria piaga della nostra democrazia. Leggi non applicate, norme che rimangono sulla carta. Anche perché semplicemente non vengono finanziate. Un vizio tutto italiano che sta colpendo in primis le donne ma anche bambini, anziani e disabili. (Continua a leggere su Repubblica.it)

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