Le visite dei pontefici
«La Chiesa deve spogliarsi delle sue ricchezze per stare più vicina ai bisognosi», dice da Assisi , dove San
Francesco si spogliò di tutto. Non finisce mai di stupire il Pontefice che apre ai gay, telefona agli studenti e
vuole dare i beni ecclesiastici ai diseredati. Ma queste "parole sante" riusciranno a cambiare il volto millenario
di una Chiesa dove la spiritualità si è sempre conciliata con grandi ricchezze?
SI - LUIGI ACCATTOLI
«Per me Papa Francesco ce la farà. Una Chiesa
povera è una meta possibile e giusta, che realizza quel nuovo equilibrio auspicato dal Papa fra attività
istituzionali e organizzative e sviluppo della dimensione apostolica e spirituale. Attraverso questa strada si
può svolgere il programma di povertà della Chiesa che ha chiesto Bergoglio ad Assisi».
Papa Francesco
porterà Sorella Povertà nella Chiesa?
«Bisogna tener conto di tre livelli: la sua azione papale, la Santa Sede
e l'insieme delle Chiese. A mio avviso, con la sua azione realizzerà questo rinnovamento: è molto motivato e
nei 18 anni di episcopato in Argentina lo ha sperimentato sul campo. Applicherà quella lezione, anzi lo sta già
facendo». Più difficile spogliare il Vaticano delle proprie ricchezze. «Per quanto riguarda la Santa Sede,
penso che il programma di Bergoglio riuscirà a metà, perché ci saranno forti resistenze e unbggettiva
difficoltà a realizzare questo proposito in tempi brevi. Penso che saranno i successori a dover ultimare il
compito. Anzi, lo spero».
La Chiesa in generale potrà essere povera?
«È più difficile che Bergoglio riesca in
questo obiettivo. Forse ce la farà per un terzo. Mentre l'azione del Pontefice dipende soltanto da lui e la realtà
del Vaticano dipende anche da lui, sull'insieme delle Chiese il Pontefice non potrà incidere totalmente,
forzare o far eseguire, ma solo proporre un indirizzo. Forse, come io spero, fra dieci anni riusciremo a vedere
una Chiesa povera. E la strada giusta, in questo nuovo equilibrio fra cose terrene e spirituali ed è parte
centrale del Pontificato innovatore di Papa Bergoglio».
NO - ROBERTO DE MATTEI
«Una Chiesa povera sarebbe una Chiesa debole.
Le parole di Papa Bergoglio vengono troppo
spesso strumentalizzate e sul termine "povertà" si
sta giocando un grande equivoco perché la parola,
intesa come virtù religiosa, prevede sempre una
scelta e mai un'imposizione: San Francesco non
chiedeva agli altri o alla società di privarsi dei
propri beni. Abbiamo visto quali disastri, invece,
hanno provocato coloro che, nella storia, hanno
imposto la povertà, intesa come comunione di
beni, alla società intera». Parla Roberto De Mattei,
docente di Storia del cristianesimo ed editorialista
del Foglio.
Sarebbe sbagliato impoverire la Chiesa?
«La povertà va intesa non come condizione, non
come povertà materiale, ma come distacco dai
™"^^^^^^™ beni, dal potere, dagli onori, dal successo, quindi
da ciò che crea attaccamento. Ci può essere un ricco che vive in spirito
di povertà e un povero che, invece, ha spirito di attaccamento. Questa è
la verità della Chiesa, incarnata anche in Papa Bergoglio. Temo che,
quando parla di povertà, anche questa volta le sue parole saranno
strumentalizzate».
Neppure il Papa vorrebbe una Chiesa che si spoglia dei suoi beni?
«La povertà della Chiesa è diversa dalla povertà dei religiosi, che
vivono lo spirito evangelico con penitenza e rinuncia. La Chiesa,
invece, deve essere ricca: le cattedrali, le opere d'arte, i tesori sono
stati donati all'istituzione, non ai sacerdoti. E queste ricchezze,
nel corso dei secoli, sono servite alla missione di evangelizzazione.
Se si volesse privare la Chiesa dei beni materiali significherebbe
indebolirla: per svolgere il suo ruolo di evangelizzazione e
sussidiarietà la Chiesa dev'essere superiore spiritualmente e
materialmente e per questo ha bisogno di mezzi. Altrimenti
sarebbe alla mercé di tutti»
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