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Papa Francesco ai nonni: 'Non è ancora il momento di tirare i remi in barca'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

“Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani! E questo è quello che oggi chiedo al Signore, questo abbraccio!”. È con questapreghiera, e nel segnodella concordia tra generazioni, che Papa Francesco chiudela sua seconda catechesi sulla figura dei nonni, nel ciclo delle udienze generali del mercoledì dedicate alla famiglia.

“Non è ancora il momento di tirare i remi in barca”

Il discorso del Pontefice coinvolge subito un “noi” corale: “anch’io – premette - appartengo a questa fascia di età”.E aggiunge:“è veroche la società tende a scartarci, ma di certo non il Signore. Il Signore non ci scarta mai. Lui ci chiama a seguirlo in ogni età della vita, e anche l’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore. L’anzianità è una vocazione. Non è ancora il momento di «tirare i remi in barca»”. Perché il tempo della vecchiaia, pur diverso dalle età che lo hanno preceduto, ha un valore che deve essere pienamente riconosciuto. E se “le nostre società non sono pronte, spiritualmente e moralmente” a un simile passo, questo periodo della vita – suggerisce papa Francesco – “dobbiamo anche un po’ «inventarcelo»”. Complice anche un prolungamento dell’aspettativa di vita, la stessa spiritualità cristiana – ammette - “è stata colta un po’ di sorpresa, e si tratta di delineare una spiritualità delle persone anziane”.

Esempio di fedeltà nel matrimonio

Peraltro, nella Chiesa non mancano le testimonianze di santi e sante anziani.Papa Francesco lo sostiene ricordando la Giornata per gli anziani celebrata in Piazza San Pietro lo scorso settembre. In quell’occasione, racconta, ha ascoltato anziani che festeggiavano il 50mo e il 60mo anniversario di matrimonio. E commenta: “È importante farlo vedere ai giovani che si stancano presto; è importante la testimonianza degli anziani nella fedeltà. E in questa piazza erano tanti quel giorno. E’ una riflessione da continuare, in ambito sia ecclesiale che civile”.

La lunga attesa di Simeone e Anna

Un primo esempio,evangelico,a cui guardare, viene dall’infanzia di Gesù, dal vecchio Simeone e dalla profetessa Anna, che al tempo degli episodi raccontati aveva 84 anni. “Il Vangelo – spiega papa Francesco - dice che aspettavano la venuta di Dio ogni giorno, con grande fedeltà, da lunghi anni. Volevano proprio vederlo quel giorno, coglierne i segni, intuirne l’inizio. Forse erano anche un po’ rassegnati, ormai, a morire prima: quella lunga attesa continuava però a occupare tutta la loro vita, non avevano impegni più importanti di questo: aspettare il Signore e pregare. Ebbene, quando Maria e Giuseppe giunsero al tempio per adempiere le disposizioni della Legge, Simeone e Anna si mossero di slancio, animati dallo Spirito Santo. Il peso dell’età e dell’attesa sparì in un momento. Essi riconobbero il Bambino, e scoprirono una nuova forza, per un nuovo compito: rendere grazie e rendere testimonianza per questo Segno di Dio”. Simeone avrebbe subito improvvisato, come un poeta, “un bellissimo inno di giubilo”e Anna sarebbe diventata“la prima predicatrice di Gesù”: «parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme».

Poeti della preghiera, un dono per la Chiesa

“Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera”, è l’invito del Pontefice ai nonni,“prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio. È’ un grande dono per la Chiesa, la preghiera dei nonni e degli anziani”, una “grande iniezione di saggezza”per la società, soprattutto quella “troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta. Qualcuno deve pur cantare, anche per loro, cantare i segni di Dio, proclamare i segni di Dio, pregare per loro!”.

La vecchiaia è data per pregare

Il secondo esempio evocato da papa Bergoglioè il papa emerito: “guardiamo a Benedetto XVI, che ha scelto di passare nella preghiera e nell’ascolto di Dio l’ultimo tratto della sua vita! E’ bello questo!”Perché la vecchiaia, prosegue papa Francesco, è data per pregare: “Abbiamo bisogno di anziani che preghino perché la vecchiaia ci è data proprio per questo. E’ una cosa bella la preghiera degli anziani”.

“Noi possiamo…”: tutto quello che gli anziani possono

“Noi possiamo ringraziare il Signore per i benefici ricevuti, e riempire il vuoto dell’ingratitudine che lo circonda. Possiamo intercedere per le attese delle nuove generazioni e dare dignità alla memoria e ai sacrifici di quelle passate. Noi possiamo ricordare ai giovani ambiziosi che una vita senza amore è una vita arida. Possiamo dire ai giovani paurosi che l’angoscia del futuro può essere vinta. Possiamo insegnare ai giovani troppo innamorati di sé stessi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. I nonni e le nonne formano la “corale” permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita”.

Le parole dei nonni, qualcosa di speciale

Se “è brutto il cinismo di un anziano che ha perso il senso della sua testimonianza, disprezza i giovani e non comunica una sapienza di vita”, per il Pontefice la vera missione dei nonni è incoraggiare il giovane alla ricerca del senso della fede e della vita. “Le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale, per i giovani. E loro lo sanno”. Lo sapeva anche il giovane sacerdote Jorge Mario Bergoglio: “Le parole che la mia nonna mi consegnò per iscritto il giorno della mia ordinazione sacerdotale – rivela oggi papa Francesco -, le porto ancora con me, sempre nel breviario e le leggo spesso e mi fa bene”.

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