Le visite dei pontefici
"Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che si porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d`amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere". Così il Papa all'udienza generale in piazza San Pietro, dedicata, oggi, al lutto che colpisce le famiglie, nel quadro di un ciclo sulla famiglia in vista del sinodo di ottobre.
"Tante volte - ha raccontato il Papa parlando a bracio - vengono a messa a Santa Marta genitori con la foto di un figlio, di una figlia, bambino, ragazzo, ragazza, e mi dicono: se n'è andata. Lo sguardo è tanto addolorato. La morte tocca e quando è un figlio tocca profondamente. Tutta la famiglia rimane come paralizzata, ammutolita. E qualcosa di simile patisce anche il bambino che rimane solo, per la perdita di un genitore, o di entrambi. Dicono 'è in cielo, ma perché non lo vedo. Questa domanda che copre un'angoscia nel cuore del bambino o della bambina. Rimane solo. Il vuoto dell`abbandono che si apre dentro di lui è tanto più angosciante per il fatto che non ha neppure l`esperienza sufficiente per 'dare un nome' a quello che è accaduto. 'Quando torna papà, quanto torna mamma?'. Cosa si risponde? Il bambino soffre. Così è la morte in famiglia in questi casi, è come un buco nero che si apre nella vita delle famiglie e a cui non sappiamo dare alcuna spiegazione. E a volte si giunge persino a dare la colpa a Dio".
Mai negare il diritto al pianto
"Non si deve negare il diritto al pianto" – ha continuato il Papa "La morte è un`esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita; eppure, quando tocca gli affetti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale". Il Papa ha proseguito a braccio: "Quanta gente, io capisco, si arrabbia con Dio, bestemmia, 'perché mi hai tolto il figlio, la figlia, ma Dio non c'è, non esiste, perché ha fatto questo', quante volte abbiamo sentito questo. Questa rabbia è un po' quello che viene dal cuore del dolore grande, la perdita di un figlio, di una figlia, di un papà, di una mamma è un grande dolore, questo accade continuamente nelle famiglie". Ma la morte fisica, ha proseguito il Papa, "ha dei 'complici' che sono anche peggiori di lei, e che si chiamano odio, invidia, superbia, avarizia; insomma, il peccato del mondo che lavora per la morte e la rende ancora più dolorosa e ingiusta. Gli affetti familiari appaiono come le vittime predestinate e inermi di queste potenze ausiliarie della morte, che accompagnano la storia dell`uomo. Pensiamo all`assurda 'normalità' con la quale, in certi momenti e in certi luoghi, gli eventi che aggiungono orrore alla morte sono provocati dall`odio e dall`indifferenza di altri esseri umani. Il Signore ci liberi dall`abituarci a questo!".
L'amore è più forte della morte
I "nostri cari", però, "non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L`amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l`amore, renderlo più solido, e l`amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando 'non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno'", ha detto il Papa citando il Vangelo. "Non si deve negare il diritto al pianto (dobbiamo piangere nel lutto): anche Gesù 'scoppiò in pianto' e fu 'profondamente turbato' per il grave lutto di una famiglia che amava. Possiamo piuttosto attingere dalla testimonianza semplice e forte di tante famiglie che hanno saputo cogliere, nel durissimo passaggio della morte, anche il sicuro passaggio del Signore, crocifisso e risorto, con la sua irrevocabile promessa di risurrezione dei morti. Il lavoro dell`amore di Dio è più forte del lavoro della morte. E` di quell`amore che dobbiamo farci 'complici' operosi, con la nostra fede!". In particolare il Papa ha sottolineato una frase del Vangelo di oggi: "Dopo che Gesù torna alla vita questo giovane, figlio della mamma che era vedova, dice il Vangelo, Gesù lo restituì a sua madre e questa è la nostra speranza, tutti ni nostri cari che sene sono andati, tutti, il Signore ci restituirà e noi con loro ci incontreremo insieme e questa speranza non delude, ricordiamo bene questo gesto di Gesù, e Gesù lo restituì a sua madre, così farà il signore con tutti noi". (Rainews)
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