Le visite dei pontefici
Nel giorno del compleanno del gesuita, i familiari chiedono verità
Oggi, 17 novembre 2020 ricorre il compleanno di mio fratello Paolo. 2665 giorni sono trascorsi dal suo sequestro in Siria nel luglio 2013. Sette anni lunghi e dolorosi anche se sempre accompagnati dalla consapevolezza che Paolo si sentiva chiamato ad una missione che sentiva profondamente dentro di se e che come dice lui stesso: "Per ragioni che hanno a che vedere con l’impegno della mia vita, questa è una guerra civile che lacera la mia anima. Vorrei fare qualcosa per fermarla… Ma non voglio vivere una vita che sia altro da un dono radicale” Collera e Luce EMI 2013.
La domanda di verità su ciò che è successo è un diritto ma è anche un dovere della comunità nazionale ed internazionale verso di lui e non solo. Significa individuare le responsabilità e gettare le basi per una futura pacificazione. Per innestare i semi dell'armonia è necessario guarire tutte le ferite che in questi nove anni di conflitto si sono aperte, a partire dalla verità sulle migliaia di siriani scomparsi perché arrestati, sequestrati o peggio, uccisi.
Riportare a casa chi è ancora segregato e dare sepoltura a chi è stato ucciso, dando finalmente sollievo alle famiglie che da anni aspettano, è un dovere che chiama in causa anche i Paesi occidentali. Si ribadisce la necessità di chiedere verità su Paolo. Negli ultimi mesi, il ritorno a casa di Silvia Romano, Padre Luigi Maccalli e Andrea Chiacchio - tutte persone su cui le speranze cominciavano a indebolirsi - è stata fonte grande gioia ma anche di speranza. Ed è con questo tipo di ottimismo che si rinnova l'appello a non lasciare intentata nessuna strada. Sarebbe il più bel regalo che si potrebbe fare a Paolo e al suo impegno per l'armonia su questa terra.
Francesca Dall’Oglio
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