Le visite dei pontefici
Questo coronavirus, l'emergenza scoppiata, è una maledizione o una benedizione?
In base a come rispondiamo a tale quesito, possiamo poi dire con quale responsabilità stare davanti a questo momento difficile e problematico. Direi che più che altro si tratta di una sveglia che è arrivata per il mondo intero. Il risveglio da un sonno - anche se a dire il vero sono tante le occasioni che ci richiamano al senso di responsabilità - ma adesso è evidente: ci siamo accorti che i fattori di malattia sono continui e possono essere davvero molto semplicemente aggressivi con un nonnulla…
Ma quante volte abbiamo a che fare con fattori inquinanti che poi rendono la nostra vita un’esistenza precaria? Dovremmo avere sempre la stessa reazione e cercare di eliminare tutto ciò che inquina, il cibo, l’aria l’acqua per evitare fattori patogeni che poi ci fanno ammalare. La stessa cosa se pensiamo al terremoto, che soprattutto in Italia, è continuamente un fattore di rischio. perché non abbiamo la stessa ansia nel prevenire e nel ricostruire? Siamo ancora in attesa di poter vedere ripartire intere comunità.
O ancora, l’economia che è andata in crisi, sarà la crisi che dovremo affrontare nei prossimi mesi, dopo che il coronavirus magari avrà finito il suo effetto, ma è evidente che non è adeguato questo modello e sistema economico alla vita di oggi, alla globalizzazione. È fragilissimo: è bastato questo per mettere in crisi i pilastri del sistema economico, per cui la finanza, la grande produzione e distribuzione hanno mostrato tutti i segni della loro fragilità e inadeguatezza a rendere conto alla complessità del sistema in cui viviamo.
E perché non fare qualcosa anche in questa direzione? Economy of Francesco che aspettiamo, è davvero si presenta con tutta la sua carica profetica: occorre un nuovo sistema, un nuovo stile nell’economia. È una sveglia, questo coronavirus, che ci permette di fare un salto di responsabilità personale e civica. Credo che vada affrontato proprio così: chiedendosi cosa è che mi mette al sicuro, che mi dà sicurezza? È impossibile pensare che ci sia una vita senza rischi. per cui, dove la vado a trovare questa sicurezza? Dal latino, la sicurezza, il sine-cura, senza preoccupazione, così che io possa occuparmi della vita e allora a questo bisognerebbe tornare, cos’è che non mi dà preoccupazione, quand’è che mi sento al sicuro e la paura non prende il sopravvento?
Pensando alle esperienze in famiglia, un bambino è tranquillo e affronta qualsiasi rischio se sa che dietro ci sono i suoi genitori che si vogliono bene. questo è: quando siamo contenuti e ci sentiamo dentro una relazione d’amore, ci sentiamo al sicuro. e se siamo al sicuro, siamo anche liberi, liberi e responsabili per affrontare le emergenze. ricostruire le relazioni, una fraternità in cui vivere, ricostruire una relazione nel profondo, con Dio, la cui relazione è costitutiva e fondativa del nostro essere, recuperare questa relazione con lui ci dà la possibilità di essere sicuri, consapevoli di chi siamo e pronti ad affrontare le sfide che la vita ci presenta.
Ricostruire comunità, quando riusciamo a tessere relazioni significative con gli altri e ad occuparci prima di tutto delle persone - prima dell’economia, dello sfamarsi, si vedono scene non dignitose: non si può svuotare gli scaffali senza pensare che qualcun altro dovrà anche mangiare - se non si mette prima al centro della nostra attenzione e cura l’altro, le persone, è difficile poter pensare di vivere questi momenti con la sufficiente serenità, lucidità e libertà. Costruire tessuti e reti sociali significa cercare di spostare verso questo obiettivo la nostra tensione personale.
padre Mauro Gambetti - Custode Sacro Convento di Assisi
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