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Padre Domenico Paoletti, ecologia: la necessità di uno sguardo diverso

Padre Domenico Paoletti Archivio Fotografico - Panini
Pubblicato il 04-12-2017

Per guardare oltre la crisi ecologica e fare una sintesi vivente fra tutte le sue dimensioni c’è bisogno di un'ecologia integrale

La necessità di uno sguardo diverso.
La citazione di Francesco d'Assisi, Laudato si', che costituisce non solo l’incipit dell’enciclica, ma la sua colonna sonora e cromatica, contiene l'invito ad assumere uno sguardo diverso sul creato, uno sguardo centrato sugli atteggiamenti positivi dello stupore e della lode, della gratitudine e della gratuità: «Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode». Rispetto al dibattito attuale sui temi ecologici, bloccato tra un antropocentrismo esclusivo che non riconosce diritti e significato alle altre forme di vita e un estremismo biocentrico che non riconosce la centralità dell’umano, l’enciclica sottolinea chenon c'è ecologia senza un'adeguata antropologia. L'unitarietà dell'approccio integra il piano scientifico con quello filosofico, sociale e infine mistico: «… non sarà possibile impegnarsi in cose grandi soltanto con delle dottrine, senza una mistica che ci animi». Il problema ecologico, secondo la visione cristiana e integrale, va letto e affrontato tenendo presente la relazione della creatura con il Creatore e con il creato. È riduttivo parlare di ecologia solo dal punto di vista naturale.

Custodire il creato
È più in sintonia con la visione integrale usare il verbo “custodire” per indicare la relazione dell’uomo con il creato. Il custodire (difendere da ogni male per mettere in condizione di vivere e dare frutto) richiama sia il coltivare che il custodire; richiama l’idea di proteggere e promuovere meglio del verbo “salvaguardare”, che esprime solo la preoccupazione di non rovinare. È solo in relazione all’uomo che le diverse realtà acquistano il loro pieno significato. La tutela dell’ambiente, quindi, non ha come obiettivo la mera conservazione della natura, ma la ricerca dell’armonia tra l’umanità e il mondo circostante.

Ecologia integrale: proposta di un nuovo paradigma culturale
Per guardare oltre la crisi ecologica e fare una sintesi vivente fra tutte le sue dimensioni (ambientale, economica, sociale, culturale …) c’è bisogno di un'ecologia integrale. Il filo rosso della LS è la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso: l’uomo e Dio, l’uomo e la terra, gli uomini tra loro, ma anche l’economia e l’ambiente, la rovina della casa comune e la povertà.

È «il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose». La novità del testo di papa Francesco consiste nel tratteggiare una visione olistica della realtà. “Tutto è in relazione», frase spesso ricorrente nella LS, costituisce un concetto chiave nell’enciclica. Il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi, secondo papa Francesco, per cui «un vero approccio ecologico diventa sempre più un approccio sociale», dal momento che non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale.

In altre parole, interrogarsi sulla creazione, sulla terra, come nel presente Convegno, è sempre anche interrogarsi sul senso e sul fine dell’uomo nella e con la creazione, sul suo agire responsabile o irresponsabile: perciò accanto a un’ecologia ambientale occorre che ci sia anche un’ecologia umana. Quest’ultima, inoltre, solleva i temi globali della fame, della distribuzione universale dei beni, dell’inclusione sociale, sfociando spontaneamente in un’ecologia sociale fondata sulla fraternità, prospettiva, questa, del Convegno che si svolge accanto alla tomba del Poverello, cantore della “sora nostra madre Terra”. Tesi di fondo dell’Enciclica è che l'uomo è pienamente se stesso solo se è in relazione: con se stesso, con gli altri, con tutto il creato e con Dio. Ecologia integrale significa ecologia totale, completa (in contrapposizione a quella parziale/settoriale, cui è piena una certa cultura ideologica individualista-antropocentrica, ambientalista e animalista che pullula nella postmodernità).

A partire dai fondamenti
L’ecologia integrale va compresa all’interno delle domande fondamentali, all’interno del senso della vita, della storia e del creato. C’è un paragrafo-chiave della LS in cui il papa si chiede: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? (…) Se questa domanda viene posta con coraggio, ci conduce inesorabilmente ad altri interrogativi: a che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? (…) Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi». Se non ci poniamo queste domande di fondo e non cerchiamo di riconoscerne il senso, aggiunge, le nostre preoccupazioni ecologiche non potranno ottenere effetti importanti. La vera soluzione al problema ambientale, alla crisi ecologica, va trovata in un approccio di ecologia integrale.

La crisi ecologica è crisi antropologica e teologica.
Il dissesto ecologico non tocca solo il cosmo, ma riguarda tutto l’uomo e il compimento del piano divino (progetto dotato di un logos). Il buco nell’ozono, per esempio, più che problema isolato, è metafora della falla, ancora più consistente e preoccupante, che si è aperta nella relazionalità tra le persone, e tra queste e il creato. Una cultura predatoria dell’affermazione individuale di sé, dell’autorealizzazione narcisista, e stili di vita corrispondenti, campano sul saccheggio delle risorse comuni e sulla distruzione della casa comune, della sora matre Terra. L’erosione del nostro pianeta terra fa tutt’uno con la corruzione dell’umano condiviso.

Le due realtà, l’uomo e il creato, o si salvano insieme o insieme rovinano. La questione ecologica è un sintomo: la causa e la sostanza è l’emergenza antropologica. L’ecologia integrale implica una conversione, ossia riconoscere chi siamo veramente. Qual è dunque questa verità di noi stessi che siamo chiamati a riconoscere per poter prenderci veramente cura della casa comune, della terra che san Francesco chiamava sorella e madre? Conversione innanzitutto al Creatore, di cui il creato esprime la magnificenza e la bontà. In questa luce i piccoli atti quotidiani di rispetto dei nostri fratelli più poveri, delle cose, degli animali, dell’ecosistema, assumono il significato di essere segni visibili di una conversione più profonda.

 Un modello concreto di scelta esistenziale di conversione all’ecologia integrale è Francesco d’Assisi, dal cui Cantico delle creature l’enciclica prende il titolo e il presente Convegno ispirazione. Il Poverello, dice il Papa che ha voluto assumere il suo nome, è l’esempio per eccellenza (…) di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. L’ecologia integrale, testimoniata dal santo d’Assisi, è quella segnata dalle tre relazioni fondamentali, con il creato, con l’uomo e con Dio. Va riconosciuto in verità che Francesco è modello di ecologia integrale perché pienamente convertito a Gesù Cristo.

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