Le visite dei pontefici
San Francesco: 'Io lavoravo con le mie mani e voglio che tutti lavorino'
Oggi primo vertice europeo per Enrico Letta a Bruxelles, a cui il premier arriva forte di una risoluzione votata a larga maggioranza dal Senato contenente la richiesta alla Ue di misure immediate per combattere la disoccupazione giovanile e di strategie per la crescita, dal momento che l’Italia «ha assolto l’impegno del risanamento dei conti in modo più profondo e duraturo» rispetto ad altri Paesi dell’Unione. Intervenendo alle Camere, il presidente del Consiglio ha affermato che «il Parlamento italiano in Europa conta e le sue decisioni sono vincolanti. L’Italia - dice - va con la schiena dritta a trattare nel nome degli interessi del nostro Paese». Al primo posto dei quali Letta pone «un risultato pieno e concreto al Consiglio europeo di giugno sulle politiche per l’occupazione giovanile, priorità assoluta per il governo», e al cui proposito Letta annuncia una lettera al presidente Van Rompuy, partendo dal presupposto che «l’Unione non può avere futuro se non dà speranza a chi deve realizzarlo».
MILLE MILIARDI
Il Consiglio straordinario di oggi vede, peraltro, al suo centro due temi di stretto interesse per il nostro Paese: la lotta alla frode e all’evasione fiscale che nella Ue tocca ormai i mille miliardi l’anno, e una più incisiva politica energetica alla luce del fatto che i costi dell’energia sono quattro volte superiori in Europa di quelli Usa e in Italia sono tra i più alti della Ue. Letta sottolinea che «in una stagione difficile in cui tutti i Paesi chiedono sacrifici ai propri cittadini, la lotta alle frodi fiscali è un imperativo morale e un obiettivo ineludibile, per il cui conseguimento non sono più ammesse timidezze».
Osservato che «l’Italia non può tornare all’ultimo banco» per essere di nuovo «oggetto di scherno e di alzata di spalle», il premier mette in evidenza come in tutti gli incontri con le cancellerie europee il governo «ha illustrato la nostra natura europea ed europeista e il nostro fermissimo impegno a rispettare la disciplina della finanza pubblica», cercando in questo quadro, e «mai fuori o contro di esso», spazi per le crescita e la creazione di posti di lavoro. A questo proposito la sottolineatura che l’abrogazione della procedura per deficit eccessivo del prossimo 29 maggio «sarebbe un segnale importantissimo che ci permetterebbe di avvantaggiarci della nuova interpretazione delle regole del Patto di stabilità e di crescita per maggiori margini di azione negli investimenti pubblici produttivi e sul capitale umano». In quest’ottica Letta sostiene che la Ue «deve investire la stessa energia messa per il rigore di bilancio per le politiche di crescita e lavoro, facendo seguire alle parole i fatti». Anche perché se oggi c’è una «crisi di legittimità della Ue» essa è dovuta in gran parte alla «carenza di risultati». Di qui la preoccupata considerazione che l’Unione «non può andare avanti come ha fatto finora con timidezze e assenza di decisioni. O imprime un’accelerazione o così com’è implode». Quindi la conclusione del premier tra realismo e speranza: «L’Europa di oggi non ci basta. Vogliamo molto di più e molto meglio». Un più e un meglio per i quali realizzazioni pur importanti come l’unione monetaria e bancaria, il mercato europeo del lavoro, «non bastano più, se non vengono inquadrate nella cornice dell’obiettivo storico dell’unione politica, degli Stati Uniti d’Europa».(Il Messaggero)
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