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La villa del boss ai disabili. Napoli, storie di riscatto

Redazione Corriere della Sera
Pubblicato il 17-06-2019

Dicono che Totò, interrogato per l’ennesima volta sulla famosa arte napoletana di arrangiarsi, un giorno abbia perso la pazienza sbottando «e finiamola di chiamarla arte, è una maledizione!». Poi fece una delle sue facce e tutti risero, tore è non a caso l’unico o quasi a produrre posti di lavoro in aumento (a un ritmo del 7 per cento annuo contro una disoccupazione generale che tra i giovani supera quota 50 e significa penultimo posto in Europa); ma con l’attenuante/ aggravante, a seconda dei punti di vista, che anche questi elementi di positività sono appunto tutto merito del «sapersi arrangiare» di una infinità di volontari, privati cittadini, organizzazioni sociali, cooperative, associazioni «e affini», direbbe ancora Totò. Il tutto non grazie alle istituzioni pubbliche, come dovrebbe essere, bensì nonostante le loro lentezze, inerzie, inefficienze.


Eppure anche in Campania, malgrado loro, c’è molto di buono da raccontare. Comincia così la quarta tappa del Viaggio in Italia organizzato e promosso da Buone Notizie, il settimanale del Corriere della Sera in edicola gratis ogni martedì con il quotidiano e che dopo Palermo, Bologna, Lamezia, domani si ferma a Napoli con un nuovo numero speciale. L’appuntamento aperto alla città a partire dalle 18 sarà, anche questa volta, in un luogo simbolo che a Napoli conoscono tutti e cioè quella ex villa tuttora chiamata «La Gloriette» sequestrata fin dagli anni 80 al boss della camorra Michele Zaza: oggi sede di un Centro per disabili gestito dalla cooperativa Orsa Maggiore a sua volta in attesa, proprio nelle prossime tre settimane, di sapere dal Comune se l’assegnazione le verrà confermata. Numero di storie concrete come quella, ormai affermatasi da anni, della cooperativa La Paranza fondata nel cuore del Rione Sanità da padre Antonio Loffredo che con decine di ragazzi ha saputo trasformare le catacombe di San Gennaro — e un po’ per volta l’intero quartiere — da retrovia del degrado ad avamposto di un nuovo turismo.


Ricetta che don Antonio considera replicabile: «La soluzione deve venire sempre dal basso, specie a Napoli dove sotto la cenere c’è il fuoco. Vorrebbero succhiarsela come una caramella, è vero, ma questa città è tutt’altro che morta». Storie, ancora, come quelledel nuovo hub digitale di San Giovanni a Teduccio con l’Università Federico II.


Storie di chi lavora per dare un futuro diverso ai ragazzi di Scampia e delle «Vele»,realtà come il «vino della legalità» oggi prodotto nei terreni sequestrati alla camorra di Casal di Principe e come il caffè tostato dalle detenute di Poggioreale. Ma anche numero assolutamente speciale per immagini, il Buone Notizie in arrivo. Perché sono quelle con cui il maestro Mimmo Jodice ha raccontato la sua città per tutta una vita e che ha generosamente offerto in questa occasione al Corriere. A parlare di tutto questo domani tra gli altri lo stesso padre Antonio, il presidente della Fondazione Con il Sud Carlo Borgomeo e il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale; e poi i re napoletani dei video virali, The Jackal; e finale di Cristina Donadio — la Scianel di Gomorra - con le musiche di Marco Zurzolo e Davide Castagliola: anche in questo caso sulle immagini di Mimmo Jodice. 


Paolo Foschini, Il Corriere della sera

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