Le visite dei pontefici
Quello che abbiamo vissuto ci aiuterà ad essere migliori ?
Cosa sta imparando da questa crisi il mondo delle imprese sociali e del Terzo settore che tenta di coniugare creazione di valore economico, sostenibilità sociale ed ambientale?
Quello che abbiamo vissuto ci aiuterà ad essere migliori ? Il Coronavirus, la quarantena forzata e la distanza fisica ci stanno insegnando molte cose sull' economia, sulle relazioni e sul valore della cooperazione e della solidarietà. Il paradigma dell' economia civile ha approfondito in questi anni il tema delle relazioni sottolineando come l' economia "tradizionale" si occupi primariamente di beni privati, beni pubblici e persino beni comuni trascurando i beni relazionali che sono invece fondamentali per la ricchezza di senso e soddisfazione di vita.
Provando a correggere le distorsioni del nostro sistema educativo/formativo che ci insegna molto "know how" (metodologie, strumenti, cassette degli attrezzi) ma poco "know why" (perché facciamo quello che facciamo, il senso delle nostre scelte) e ancor meno "know how with" (l' arte delle relazioni, fondamentale per la fioritura della nostra vita sociale e professionale).
I vincoli sono certo un limite ma anche un punto d' appoggio dal quale possiamo spiccare nuovi salti in avanti. Il paradosso della pandemia del Coronavirus è quello di imporci un vincolo alle relazioni che paradossalmente ci sta rendendo tutti più prossimi. La "funzione di produzione" dei beni relazionali è l' incontro e sappiamo molto bene nelle scienze sociali che l' incontro migliore possibile è quello delle relazioni faccia a faccia e a distanza corta. In quarantena la vita si capovolge il nostro dovere sociale non è più quello d' incontrarci fisicamente ma al contrario di rimanere (fisicamente) distanti. Il 90 per cento dei segnali in un incontro è fatto di comunicazione non verbale. La comunicazione a distanza solo verbale dunque è la più povera di tutte. Non a caso abbiamo inventato le "faccine" per evitare che i nostri messaggi vengano fraintesi. Per fortuna la tecnologia ci viene in soccorso e ci consente d' incontrarci mettendo sullo schermo i nostri volti, le nostre stanze e le nostre case.
Inoltre, ciò che ci sta unendo, nonostante la distanza fisica, è il cosiddetto "fellow feeling" che Adam Smith nella Teoria dei Sentimenti Morali aveva giustamente identificato come ingrediente chiave per la qualità di una relazione. La relazione si arricchisce quando le persone vivono assieme un' esperienza forte, positiva o negativa. Le bandiere, i disegni e i canti tra balcone e balcone ci confermano che è proprio vero. L' altra grande lezione della distanza fisica è che abbiamo scoperto che possiamo in moltissimi casi (scuola, università, servizi, pubblica amministrazione) lavorare anche a distanza in modalità "smart". Non tornerà, non deve, tutto come prima. Se vogliamo costruire una società migliore dovremmo mettere a frutto le abilità di lavoro online imparate.
Nel mondo post Coronavirus dobbiamo aumentare significativamente la componente a distanza del nostro lavoro per tre motivi: 1) essere più resilienti e meno esposti allo shock di epidemie o pandemie; 2) accelerare la transizione ecologica e ridurre l' inquinamento che (meno visibilmente del Coronavirus) si stima faccia 219 morti al giorno in Italia; 3) diventare più "ricchi di tempo", ridurre i tempi persi negli spostamenti che notoriamente contribuiscono negativamente alla nostra soddisfazione di vita e conciliare meglio lavoro, relazioni ed affetti.
La strategia sullo smart work andrà necessariamente accompagnata ad una riduzione delle diseguaglianze digitali per consentire a tutti condizioni simili di accesso e dovrà far parte di una strategia di "resilienza" che dovrà dare priorità ad investimenti e scelte capaci di coniugare ripresa economica, sostenibilità ambientale e riduzione della fragilità e dell' esposizione agli shock dei sistemi socioeconomici. Un esempio gli investimenti green nelle aree più colpite dalla crisi e a maggiore densità di polveri sottili.
Una terza grande lezione di questi giorni è che i grandi problemi ci colpiscono tutti e si risolvono assieme con un grande sforzo di cittadinanza attiva e di cooperazione tra singoli e stati. L' umanità ai tempi del Coronavirus scopre quanto cooperazione, solidarietà e capitale sociale (ingredienti "prodotti" in abbondanza anche dal mondo del Terzo settore e dell' impresa sociale) siano preziosi. Come economia civile insistiamo da anni sul tema del "voto col portafoglio" dicendo che avremo avuto un' economia migliore se le persone impareranno a coordinarsi e a premiare i prodotti e le imprese leader nel creare valore economico in modo sostenibile, rendendo la responsabilità sociale una variabile competitiva.
La quarantena del Coronavirus è una gigantesca esercitazione di coordinamento civico. Se sapremo far fruttare questo allenamento utilizzandolo anche per votare per una società più sostenibile le tragedie di questi giorni ci aiuteranno ad essere migliori. (Corriere della Sera)
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