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La favola di Simona, artista di strada: dai semafori al Cirque du Soleil

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Simona Randazzo a Torino l’hanno vista esibirsi in tanti. Giocolava a un semaforo per pagarsi gli studi presso l’Atelier Teatro Fisico di Philip Radice, scuola fondata dall’insegnante americano già allievo del grande Jacques Lecoq in una traversa di corso Giulio Cesare, ovvero in un quartiere non facile, Barriera di Milano. 

E la prima mattina al semaforo, emozionata per via di quello che comunque era un debutto, Simona avrebbe voluto sparire. Lei c’era andata alle sei, proprio per evitare di imbattersi in qualcuno che la conosceva. Ma la persona al volante della prima auto fermatasi al rosso era l’insegnante di giocoleria, che dentro l’abitacolo scuoteva la testa. Faceva così visto che quella studentessa dall’aria un po’ discola era più brava coi burattini che con le bolas. Già.

Talmente brava che a partire da oggi Simona farà parte dei cinquanta artisti italiani e stranieri che lavoreranno a Milano in occasione di Expo 2015 per il Cirque du Soleil, compagnia canadese nata nell’84 e diventata nel corso degli ultimi tre decenni una vera e propria eccellenza planetaria in fatto di arti circensi. 

Simona, per metà siciliana e per metà toscana, ha 33 anni. La incontri in un bar dalle parti del Balon, il mercato delle pulci torinese, e ti sembra d’imbatterti in una sorta d’incrocio tra una contemporanea Madame Hulot e uno dei suoi amatissimi burattini: taglia e cuce gran parte dei suoi vestiti, proprio come fabbrica con le sue mani quelli indossati dai personaggi che mette in scena.

L’incanto 

Originaria di Vaiano, nei pressi di Prato, racconta che fin da quando era bambina resta incantata di fronte alle arti, circensi e non. Indecisa a tutto, nel senso che ama la musica e il teatro e i burattini ma non sa bene che strada prendere, capisce che in ogni caso deve assecondare la sua passione e mettersi a studiare: prima il diploma in Tecnico dell’Abbigliamento, poi il corso di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, quindi pianoforte e danza. Ma, convinta che quello che conta sia un lavoro sicuro, si mette a infornare pizze. Un giorno, sopraffatta dal mal di schiena, pensa di iscriversi in palestra per rinforzare la muscolatura. E scopre per caso che a Firenze c’è la prova gratuita di un corso di tessuti aerei. Si presenta, ed è come entrare nel Paese dei Balocchi. E’ così che poi scopre questa scuola di teatro fisico torinese, che prevede anche l’insegnamento delle arti circensi e del teatro di figura, ovvero di quel tipo di rappresentazione che contempla l’uso di pupazzi, marionette o burattini ma anche semplici oggetti in veste di personaggi. 

A Porta Nuova arriva piena di paura: nell’ex capitale dell’auto non conosce nessuno, e non sa come farà a mantenersi. Poi però scopre che rispetto ad altre realtà la scuola di via Carmagnola è un po’ più economica. In ogni caso, bisogna sostenere oltre ai costi della scuola anche quelli per l’affitto di un appartamento magari condiviso con altri studenti, e per le bollette, e i pasti. 

Licenziata 

Simona lavora come cameriera in pub, discoteche, ristoranti, finisce a pulire i bagni di una fabbrica. Ma quando anche lì fanno tagli sul personale, non le resta che il semaforo, una cosa che trova umiliante oltre che malsana, visto lo smog. Ma non importa. Malgrado le ristrettezze economiche, Simona si scopre felice, perché proprio nel teatro di figura trova la sintesi di tutte le sue passioni: musica, sartoria, recitazione, realizzazione di maschere e costruzione di pupazzi.

Nel giro di tre anni diventa costumista, scenografa, attrice di teatro, acrobata. A Torino si esibisce non più solo al semaforo ma anche in quel circuito alternativo costituito da spazi come il Teatro e il Caffè della Caduta di Vanchiglia o il circolo Arci Bazura a San Salvario, il Cecchi Point nel quartiere Aurora.

L’anno scorso, partecipa con le sue marionette alla sfilata per l’apertura della Biennale di danza che vede unite Torino e Lione. Poi, un giorno, un amico le gira un link: il Cirque du Soleil. Simona mette da parte le sue titubanze e fa domanda. A ottobre la chiamano per i provini. Quando si presenta, è emozionata come quella sua prima mattina al semaforo della Gran Madre. Ma nel frattempo ha studiato parecchio. E poi il Cirque non cerca giocolieri, ma burattinai. Quando le comunicano ufficialmente che i provini li ha passati, Simona quasi non ci crede. A 33 anni, nonostante tutte le difficoltà, ha realizzato il suo sogno.   La Stampa

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