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L'oro nelle cicatrici. In corsia ho imparato a ricevere

Redazione
Pubblicato il 23-11-2021

Un libro di don Gianluca Mangeri

C’è molto francescanesimo ne “L’oro nelle cicatrici. In corsia ho imparato a ricevere” di don Gianluca Mangeri, edito da Aliberti. C’è molto francescanesimo in questo nuovo libro - e non solo perché Padre Enzo Fortunato ha curato la prefazione - scritto dal sacerdote cappellano ospedaliero, prima medico oncologo, malato tra i malati di Covid perché anche don Gianluca è stato preso dalla malattia che ha scandito e stravolto la vita di tutti in questi due anni.

“L’oro nelle cicatrici” è una raccolta di straordinarie storie di persone, vite e mondi.

Un testo di memorie e di speranza in un racconto in prima persona che diventa voce nel segno della dignità verso sofferenza personale e collettiva nelle corsie dell’ospedale e nelle terapie intensive.

È un libro dentro e fuori ospedale. Dentro e fuori la malattia. Un libro che crea perché parte dei proventi della vendita andranno a favore della campagna di Medici con l’Africa del Cuamm di Padova. Un progetto editoriale che diventa progetto di vita.

Ben accolto e spiegato da don Dante Carraro, direttore del Cuamm, intervistato dalla giornalista Elisabetta Reguitti nella postfazione: “Il lamento serve a poco - sottolinea don Dante - ciò che fa la differenza è passare dal lamento al rammendo”.

Corpi in ambascia respiratoria, arsi dalla sete causata dalla ventilazione meccanica, occhi in cerca di un volto conosciuto e di una parola di conforto.

Per ognuno di loro don Gianluca, coperto con il dispositivo di sicurezza sul quale spicca un crocefisso bianco che lo identificava, apre un dialogo, una comunicazione intima e potente per essere sostegno dell’anima al corpo sofferente ma soprattutto per ricevere: “una ventilazione speciale e un farmaco potente”, un soffio di vita.

Tante vite unite nella stessa condizione di malattia che l’autore ha vissuto sulla propria pelle quando nel marzo 2020 gli è stata diagnosticata una polmonite da Covid 19.

Molte le coppie di sposi giunti in ospedale per contagi familiari: Piera e Lorenzo, sposati da oltre cinquant’anni, sempre assieme, Lorenzo ha accarezzato il suo volto oltre il suo ultimo respiro. Luigi e Gloria, uniti nella fede, sempre vicini fino alla malattia che ha spento Gloria anche se il suo ricordo è stata luce negli occhi del marito. E ancora Pietro e Chiara, entrambi nati ciechi, ma capaci, nonostante la menomazione di costruire una famiglia e di lottare vicini.

La parola e la vicinanza di don Gianluca sono state balsamo per padre Isacco, sacerdote copto ortodosso di origine egiziana, per Rashad, di religione mussulmana, nato in Niger che nelle sue preghiere ricordava la sua famiglia ma anche il vicino di letto Mario.

Nel titolo il riferimento alla filosofia giapponese del Kintsugi, arte di riparare le ceramiche con l’oro che salda le fratture rendendo l’oggetto più bello e prezioso di prima

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