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L’agonia di Sant’Angelo in Palco: niente frati e il convento va in abbandono

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Nel 2010 fu strappato in extremis all'inesorabile destino dell'abbandono. La sollevazione popolare e le battaglie delle associazioni culturali riuscirono a strapparlo all'oblio ed a garantirgli la sopravvivenza. Oggi però, a distanza di 5 anni, per il convento di Sant'Angelo in Palco la strada del declino è di nuovo in discesa. Un destino che potrebbe non dare una terza occasione. Chiuso da un anno e più non sembra, infatti, ci siano all'orizzonte soluzioni che possano far pensare ad un ripensamento, così come accadde tempo fa. Lo storico edificio del

XV secolo, che domina il territorio dall'alto della collina di Cicala resta con le

porte sbarrate per mancanza di vocazioni. Non ci sarebbero religiosi disponibili ad occuparsene e l'ultimo priore del convento é stato destinato ad altre missioni.

Di proprietà dell'ordine dei frati francescani minori, il timore é che ora lo storico sito possa essere addirittura ceduto a privati insieme con le antiche testimonianze della storia della città e del suo ruolo di riferimento culturale e religioso del territorio. Affascinante meta di turisti e visitatori il convento di Sant'Angelo ha vissuto stagioni fortunate grazie alla passione di gruppi di volontari,come i componenti dell'associazione Meridies, che su quel promontorio hanno fatto inerpicare migliaia di persone. Convegni, seminari, iniziative culturali, scuole di formazione: per anni é fucina intellettuale e vero punto di riferimento per tutto l'hinterland. Per qualche tempo il convento era diventato pure suggestiva location per matrimoni e cerimonie con la società creata da padre Pasquale Mauro, l'ultimo francescano ad essersi preso cura

della struttura prima dell'abbandono. Una vocazione, quella ricettiva, che alcuni religiosi non avrebbero digerito per il timore di vedere l’aspetto commerciale prevalere su quello spirituale: da qui la decisione di lasciare a prezzo dell’abbandono all’incuria. Perle della struttura il refettorio con le splendide pareti affrescate e la biblioteca che conserva le pregiate cinquecentine oltre

che numerosi altri secolari testi in latino e greco. Un valore oggettivo ma anche un piccolo e prezioso scrigno di ricordi per tante persone che negli anni hanno legato l'immagine del complesso ai ricordi personali ed alle storie d'amore. Al momento resta accudito da un colono solo il profumatissimo rosmarino dei giardini del convento. «Quanto sta accadendo - denuncia Angelo Amato De Serpis, storico militante dell'associazione Meridies - é davvero preoccupante. Il convento di Sant'Angelo é sbarrato e le luci sono spente ma quale sarà il suo futuro nessuno lo sa». «Sant'Angelo in Palco - sottolinea ancora Amato De Serpis - è un pezzo di storia importante non solo per la nostra città ma per l'intero territorio. Il luogo privilegiato dei fedeli che tra le mura del monastero hanno sempre cercato spiritualità e pace. La meta irrinunciabile per i visitatori dei te-

sori del Nolano, affascinati dalla suggestiva location che alla felice e panoramica posizione abbina testimonianze storiche ed artistiche di pregio». Denuncia ma soprattutto sconforto. Un gioiello del ricco tesoro artistico e culturale di Nola e d’Italia rischia di andare definitivamente perduto nel silenzio assordante di una città che sembra non essersi nemmeno accorta che lassù, dalla collina di Cicala,

quel faro di cultura e di fede ha smesso di illuminare un territorio che pure

cerca il riscatto attraverso la propria storia ed il proprio passato. (Carmen Fusco, Il Mattino)

 

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