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Intervista alle religioni monoteiste

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Il Papa sottolinea nella sua lettera come sulla “decisione religiosa di fondo � un vero dialogo non è possibile” . In base a queste dichiarazioni, secondo Lei, il dialogo fra religioni è e deve essere possibile?

Ma ovviamente il tema intende chiarire cosa significhi il dialogo interreligioso. Il dialogo non si fa tra le religioni, ma tra gli uomini di religione, proprio perch� è un rapporto diretto e interpersonale. Quando si intende il dialogo con il presupposto di sospendere giudizio sulla verità della propria fede, è ovvio che non ci sia alcuna possibilità che questo riesca, proprio perch� nel campo della vita religiosa il dialogo per essere tale, deve presupporre identità del proprio credo.
La precisazione fatta da Papa Benedetto è che i credenti devono mettersi in dialogo con tutti, anche con i fedeli delle altre religioni. Questo è un cammino inarrestabile insito nel dinamismo stesso della Chiesa, come Paolo VI chiarì con la sua enciclica, e che Benedetto continua ad attuare. Chiarire gli equivoci relativi ad un malinteso dialogo, non implica il dubbio sulla propria fede, semmai può accadere che i credenti possano arricchirsi della prosperità presente nelle diverse dimensioni umane, della ragione, della cultura, della religione e della spiritualità.
Il dialogo è questione di maturità della fede, non di debolezza, e se vuole l'esempio più alto del dialogo tra credenti è quello fatto da San Francesco d'Assisi.

Quali i concetti fondamentali da rispettare?

Ci sono delle regole importanti da rispettare. Innanzitutto si deve evitare di pensare che il dialogo debba portare ad una religione comune; questo non ha nessun senso. L'altro limite da evitare è che i credenti di diversa fede non abbiano nulla da dirsi n� sul piano pratico n� su quello teorico. Lo spazio tra queste due sponde estreme del pendolo è ampio quanto è vasta la dimensione spirituale.
Questo significa che se il dialogo è concepito in questa prospettiva; quindi non dobbiamo avere paura perch� chi ha paura del dialogo ha già perso e vuol dire che la sua fede è debole, non è evidente, è confusa. Il dialogo ci aiuta a scendere nel profondo nella nostre convinzioni non a cancellarle, quindi in questa prospettiva se si considera l'attuale situazione storica, in un contesto di multireligiosità e multiculturalità, il dialogo diventa indispensabile. Questo si rifà a regole, interne ed esterne. La regola interna indispensabile è la convinzione profonda delle propria fede. Le regola esterna è il quadro istituzionale, nel quale le fedi e le religioni debbono entrare in confronto nel dibattito.

Intervista a Abdel Qader Mohamed, Imam di Perugia.

Credo che il dialogo fra religioni sia e debba essere possibile, assolutamente. Basta guardare i fondamenti di comune accordo tra le religioni, soprattutto nel campo dell'etica, della fede, della caritas. Per questo, credo che il Papa abbia voluto rispondere al Senatore Pera. Se uno collega i principi dei valori della fede con la libertà, forse si perde. Il dialogo è alla base dell'ecumenismo e in molti sono convinti di questi diritti, tra l'altro universali. Giorni fa, un gruppo di intellettuali islamici, ha desiderato un incontro con il Vaticano, parlando con grande sincerità. Amore verso il prossimo e la fratellanza sono concetti da rispettare.

Domande a Tullia Zevi, ex presidente Comunità ebraiche

Il Papa, nella lettera all'ex presidente del Senato Marcello Pera, dice che non può esistere un dialogo interreligioso ma solamente interculturale. Come grande personalità del mondo ebraico italiano, lei cosa pensa?

E' molto difficile tracciare una linea divisoria fra il religioso e il culturale. Mi pare difficile separare quello che appartiene alla cultura e quello che appartiene strettamente alla religione. A mio parere sono due facce della stessa medaglia. E poi, oggi, i termini del problema si sono,come dire,annacquati.
Annacquati come?
Nel senso che tutta la società si è oggi laicizzata per cui i termini del confronto sono cambiati. Voglio dire che si è persa la virulenza di un tempo e sono sfumati i contorni delle dispute.
Cosa intende per laicizzazione?
Che la società non avverte più i contrasti di un tempo perch� il senso religioso si è affievolito.
Ma tutte assieme le religioni possono svolgere un ruolo?
E' questo il senso dell'ecumenismo. Quello di lasciar perdere quello che divide ed essere invece uniti per far fronte comune contro questa laicizzazione, per salvare i valori etici che abbiamo in comune.

Lettera di Papa Benedetto XVI al senatore Pera



Caro Senatore Pera, in questi giorni ho potuto leggere il Suo nuovo libro Perch� dobbiamo dirci cristiani. Era per me una lettura affascinante. Con una conoscenza stupenda delle fonti e con una logica cogente Ella analizza l'essenza del liberalismo a partire dai suoi fondamenti, mostrando che all'essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell'immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l'uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà. Con una logica inconfutabile Ella fa vedere che il liberalismo perde la sua base e distrugge se stesso se abbandona questo suo fondamento. Non meno impressionato sono stato dalla Sua analisi della libertà e dall'analisi della multiculturalità in cui Ella mostra la contraddittorietà interna di questo concetto e quindi la sua impossibilità politica e culturale. Di importanza fondamentale è la Sua analisi di ciò che possono essere l'Europa e una Costituzione europea in cui l'Europa non si trasformi in una realtà cosmopolita, ma trovi, a partire dal suo fondamento cristiano-liberale, la sua propria identità. Particolarmente significativa è per me anche la Sua analisi dei concetti di dialogo interreligioso e interculturale.
Ella spiega con grande chiarezza che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo. Mentre su quest'ultima un vero dialogo non è possibile senza mettere fra parentesi la propria fede, occorre affrontare nel confronto pubblico le conseguenze culturali delle decisioni religiose di fondo. Qui il dialogo e una mutua correzione e un arricchimento vicendevole sono possibili e necessari. Del contributo circa il significato di tutto questo per la crisi contemporanea dell'etica trovo importante ciò che Ella dice sulla parabola dell'etica liberale. Ella mostra che il liberalismo, senza cessare di essere liberalismo ma, al contrario, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi. Con la sua sobria razionalità, la sua ampia informazione filosofica e la forza della sua argomentazione, il presente libro è, a mio parere, di fondamentale importanza in quest'ora dell'Europa e del mondo.
Spero che trovi larga accoglienza e aiuti a dare al dibattito politico, al di là dei problemi urgenti, quella profondità senza la quale non possiamo superare la sfida del nostro momento storico. Grato per la Sua opera Le auguro di cuore la benedizione di Dio.

Benedetto XVI
23 novembre 2008

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