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Il virus riscrive le classi sociali

Francesca Paci Ansa - Paolo Salmoirago
Pubblicato il 06-05-2020

Il lavoro da casa e le trasformazioni dovute alle pandemia hanno stravolto la classe media

Ora che abbiamo dato un' occhiata al mondo là fuori bisognerà guardare dietro la mascherina. Se la quarantena ha reso familiari vicini di casa che prima salutavamo appena, ha però intaccato la dimensione sociale in senso ampio, ritagliando il quotidiano sull' orizzonte di un terrazzo condominiale.

Dove sono gli altri?

Dall'università di Berkeley, California, il professor Robert Reich, ex ministro del lavoro di Clinton, studia le proteste che già sfidano le strade americane e profila quattro nuove classi figlie della pandemia: i "remotes", tecnici e professionisti che pur lavorando da remoto hanno mantenuto salario e condizioni di vita, gli "essentials", alias medici e poliziotti ma anche fattorini emancipati dall' emergenza, gli "unpaid", i disoccupati storici più quelli rimasti gioco forza senza un soldo e i "forgotten", l'archetipo dei dimenticati, senzatetto, migranti, sottoproletari urbani e non.

Lo spettro che, come il virus, si aggira per il mondo è nuovo e antichissimo: se basta un runner indisciplinato a scatenare l' ira compressa nell' isolamento domestico, quanto ci vorrà per la lotta di classi?

L'Italia, in cima alla classifica dei Paesi più colpiti, aspetta l' onda, un calo del Pil che il Fmi innalza al 9%, un milione di nuovi poveri, 3,7 milioni di persone a corto di cibo, il 40% delle famiglie in condizione di sopravvivere alla fine del lavoro al massimo per 4 mesi.

«Non possiamo parlare di classi in senso novecentesco, perché non hanno omogeneità di confini né consapevolezza di sé, ma di sicuro i nuovi raggruppamenti sociali, sul modello di quanto schematizzato da Reich, saranno portatori di un disagio crescente - osserva lo storico Giuseppe Berta -. E' come se con il coronavirus stesse giungendo a compimento la scomposizione del ceto medio e del lavoro».

Il suo ultimo libro, "Detroit. Viaggio nella città degli estremi", fotografa la dilatazione che, a strappi, ha dissolto la borghesia: «Non c' è dialettica possibile tra gruppi con obiettivi diversi e non organizzabili sindacalmente, ma la vita sociale incasserà nei mesi e negli anni a venire una rabbia più facile da raccogliere a destra che a sinistra»... (La Stampa)

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