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Il premier Letta porta al G8 l'emergenza crescita

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Rompere il muro delle belle parole e tornare a casa con qualche fatto concreto in valigia: «La mia linea? Fare ogni giorno una cosa in più per il Paese...». Al G8 di Lough Erne, in Irlanda del Nord, Enrico Letta arriva oggi con l'ambizione di condividere con i grandi del mondo la sua agenda, in cima alla quale c'è sempre la stessa ossessione: offrire un futuro ai giovani disoccupati. Il tema non è prioritario per economie in crescita come Usa e Giappone ed è per questo che il premier non molla la presa, con la speranza che il coordinamento dei Paesi europei si decida a porre la questione al summit.


Per Letta è il primo G8 e sarà importante capire quale accoglienza i grandi del Mondo riserveranno al nostro capo di governo, la cui diplomazia è al lavoro per concordare un vertice bilaterale con Obama e gli altri leader. Sull'esito della due-giorni serpeggia all'estero un certo pessimismo. Il padrone di casa, David Cameron, si è chiesto con una battuta se esista un «cimitero» per i comunicati del G8, ma Letta non dispera di raccogliere qualche piccolo frutto anche dall'albero irlandese, come dote per il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Il premier guarda a quella data come a un punto di svolta per la tenuta del suo governo: strappare fondi contro la disoccupazione dei giovani sarebbe la conferma che Palazzo Chigi non vuole vivacchiare «a colpi di chiacchiere e promesse», ma conquistare credibilità e durare grazie ai fatti.


Anche per questo Letta è molto soddisfatto per l'esito del Consiglio dei ministri che ha portato al via libera del «decreto del fare». Ci sono state tensioni tra Pd e Pdl ma alla fine, ha commentato il presidente, «con un grande lavoro di squadra abbiamo messo i primi mattoni per la crescita». I collaboratori lo descrivono «concentrato in modo maniacale» sulle riforme e contento di aver «governato bene, dal punto di vista politico», un provvedimento zeppo di piccole insidiose mine. E se Alfano, Brunetta e Schifani hanno fatto fibrillare la maggioranza rivendicando come vittorie del Pdl il colpo a Equitalia e altre misure, Letta pensa che qualche punto a favore del centrodestra possa riequilibrare le forze e stabilizzare le larghe intese.


Berlusconi vuole andare avanti e il premier è convinto che sia sincero, anche perché, va ripetendo ai suoi, «un piano B in questo momento non ce l'ha nessuno». Allo scenario di una nuova maggioranza formata da Pd e fuoriusciti a Cinquestelle Letta non vuole nemmeno pensare e si è piuttosto stupito che Bersani si sia messo a capo dei ribaltonisti. Ma poi l'ex segretario e il premier si sono sentiti, Pier Luigi ha spiegato a Enrico che il suo obiettivo era piantare paletti a sinistra in vista del congresso del Pd e puntellare, allo stesso tempo, il governo: «Non ho alcuna intenzione di spodestarti da Palazzo Chigi». Letta ha capito e archiviato il caso.


Ma ora è tempo di ragionare sullo scenario internazionale, il premier vuole essere in prima fila per riportare la pace in Libia e trovare una soluzione al dramma siriano. Ieri ha avuto un lungo incontro con il ministro degli Esteri Emma Bonino, appena rientrata dalla Russia. La strategia sulla Siria è mediare, coinvolgendo Putin, tra Obama che vuole armare i ribelli e la Merkel che è contraria.(Corriere)

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