Le visite dei pontefici
Francesco scrive al presidente della Colombia, Paese ospitante della Giornata mondiale dell’Ambiente 2020
Il disastro ambientale in Siberia piomba come un emblematico macigno di ghiaccio sulla Giornata mondiale dell’ambiente e rende se possibile più potenti le parole di Francesco. Il tono del messaggio che invia al presidente colombiano è di urgenza, condensa la preoccupazione di uno sguardo che non si rassegna e chiama a raccolta. Quelle “inflitte alla nostra madre terra – scrive Francesco – sono ferite che sanguinano anche in noi. La cura degli ecosistemi ha bisogno di uno sguardo al futuro, che non rimanga solo nell'immediato, alla ricerca di un guadagno facile e veloce; uno sguardo carico di vita e che cerchi la conservazione a beneficio di tutti”.
Mai muti davanti allo sfruttamento
Le tre pagine della lettera, indirizzata al presidente colombiano Duque Márquez, nascono direttamente dal magistero del Papa su questo tema, a pochi giorni dall’annuncio di un Anno speciale dedicato alla Laudato si’, pubblicata cinque anni fa ma attuale come non mai. “La tutela dell'ambiente e il rispetto della "biodiversità" del pianeta sono temi che ci riguardano tutti. Non possiamo fingere di essere sani in un mondo che è malato”, insiste Francesco, voce che sprona all’assunzione di responsabilità. “Non possiamo – dice – rimanere muti di fronte al clamore quando vediamo i costi molto elevati della distruzione e dello sfruttamento dell'ecosistema. Non è il momento di continuare a guardare dall'altra parte, indifferenti ai segni di un pianeta che viene saccheggiato e violato dall'avidità del profitto e in nome - più volte - del progresso”.
Decisioni coraggiose
A noi, ribadisce il Papa – rivolgendosi in particolare ai partecipanti alla Giornata mondiale dell'Ambiente, impegnati in incontri a distanza per la pandemia – sta “invertire la tendenza e scommettere su un mondo migliore e più sano, lasciarlo in eredità alle generazioni future. Tutto dipende da noi; se lo vogliamo davvero”. E l’invito speciale è per l’appunto alla condivisione di ciò che l’Enciclica sollecita, a essere “più consapevoli – scrive – della cura e della protezione della nostra casa comune, così come dei nostri fratelli e sorelle più fragili e scartati nella società”. Per questo, chiosa, “vi incoraggio in questo compito che avete intrapreso, affinché le vostre deliberazioni e conclusioni siano sempre a favore della costruzione di un mondo sempre più abitabile e di una società più umana, in cui ci sia spazio per tutti e nessuno resti in piedi”.
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