Le visite dei pontefici
Quando i poeti cantano il Natale
Natale, fonte d'ispirazione per la letteratura, di ogni paese, di ogni colore. In ogni epoca e luogo, si sa, i poeti - sognatori con la penna - hanno composto, da sempre, versi ispirati al Natale. Lo ha fatto Guido Gozzano componendo "Notte Santa", o - ad esempio - il famoso poeta ermetico Giuseppe Ungaretti. Ma non solo: sempre per rimanere nel '900 letterario, troviamo Salvatore Quasimodo con la sua "Natale", Gianni Rodari, Umberto Saba. La letteratura italiana vanta una lunghissima lista di scrittori che hanno descritto il Natale, tra rime e metafore. Intraprendiamo, allora, questo "viaggio nel tempo", tra le pagine, tra i versi che hanno raccontato il Natale.
"La pecorina di gesso,/ sulla collina in cartone,/ chiede umilmente permesso/ ai Magi in adorazione/ Splende come acquamarina/ il lago, freddo e un po’ tetro,/chiuso fra la borraccina,/ verde illusione di vetro". Versi di Gozzano, il poeta torinese de "L'amica di Nonna Speranza", tratti da "Natale". Il poeta piemontese pone l'accento sulla costruzione "fittizia" del paesaggio del presepe. In quel "verde di vetro" dell'immancabile lago - presente in ogni presepe che si rispetti - troviamo tutta l'illusorietà della scenografia presepiale.
"Pace nella finzione e nel silenzio/ delle figure di legno: ecco i vecchi/ del villaggio e la stella che risplende,/ e l’asinello di colore azzurro./ Pace nel cuore di Cristo in eterno;/ ma non v’è pace nel cuore dell’uomo./ Anche con Cristo e sono venti secoli/ il fratello si scaglia sul fratello./ Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino/ che morirà poi in croce fra due ladri?". Il poeta dell'Umano, Quasimodo, invece, si concentra sul tema della pace. Sembra che quei versi siano ancora disperatamente attuali: il mondo è ancora in guerra, e molti sono sordi a quel "pianto del bambino". Il poeta, premio nobel per la letteratura nel 1959, con l'incipit della sua poesia, descrive la pace che le statuette "di legno" infondono agli "spettatori". Una pace che purtroppo non è possibile ritrovare nella vita "reale": solo nell'immaginario allestimento del "presepe scolpito" sembra possa regnare la pace tanto desiderata.
“Voglio che oggi non pianga/ nel mondo un solo bambino,/ che abbiano lo stesso sorriso/ il bianco, il moro, il giallino”./ Sapete che cosa vi dico/ Io che non comando niente?/ Tutte queste belle cose/ Accadranno facilmente;/ se ci diamo la mano/ i miracoli si faranno/ e il giorno di Natale/ durerà tutto l’anno". Non poteva che essere in filastrocca, la poesia "Lo zampognaro" di Gianni Rodari. Lo scrittore piemontese sceglie una "strada" stilistica del tutto particolare: non ci descrive i "personaggi in primo piano", come la Natività e altri importanti "attori" della scena del presepe, ma pone la sua attenzione su quelle che potrebbero definirsi "comparse", come appunto lo zampognaro, posto sempre in disparte. In fondo, questo personaggio, può rappresentare la voce dell'uomo di ogni giorno, dell'uomo della strada, dello stesso autore che non desidera altro che un Natale di fraternità, pace e speranza. E' Natale. E' Amore.
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