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Il cammino nel cuore dell'Italia sulle orme di Francesco

Angelo Melone viedifrancesco
Pubblicato il 04-06-2020

450 chilometri attraverso un paesaggio meraviglioso e costellato dei luoghi di preghiera creati dal santo di Assisi

“… e cercare di conservare più a lungo possibile l’enorme importanza del sogno che abbiamo percorso”. E’ la frase finale di un libro davvero particolare. Racconta un viaggio in cammino, fisico e spirituale, e difficilmente potrà non rimanere in mente a chi ama percorrere le strade con meravigliosa lentezza o sognare di farlo. Il libro è di Fabrizio Ardito, uno di più noti descrittori dei cammini d’Europa, e ci porta passo dopo passo su “Le Vie di Francesco”. Da Firenze ad Assisi, fino a Roma, attraverso meraviglie naturali e storiche del centro Italia che – nelle tappe intermedie – raccontano paesaggi quasi incontaminati.

Duecento pagine ci guidano non solo alle tappe del viaggio, ma alle sensazioni di questo particolare e antichissimo modo di viaggiare: “La bellezza di una camminata lunga diverse settimane, com’è quella dedicata al ricordo di Francesco, sta nei minuscoli punti quotidiani e nelle ampie e inconsuete dimensioni complessive”. 450 km nei quali – seguiamo sempre Ardito – “il paesaggio cambia volto ed è proprio la lentezza del cammino che permette di cogliere appieno le sue variazioni”: prima le conifere, poi i “faggi lucidi di muschio”, poi assolati olivi e ginestre, infine i salici: “Colli, valichi, cascate, fiumi e vette segnano nella mente i luoghi fondamentali del cammino”. Anzi, dei Cammini (con molte varianti), che hanno ovviamente come centro Assisi (da nord e da Roma) e che questo libro-guida riunisce in un unico percorso da Firenze alla capitale (“attraversato tante volte e in tanti anni”).

E poi c’è Francesco. Veniamo subito avvertiti da Ardito (che è la miglior guida italiana verso Santiago) che la Via di Francesco è lontanissima dal celebre Camino che ha rilanciato percorsi già ben delineati nei secoli. Qui, invece, la Via di Francesco è “una invenzione moderna”, che mette insieme le tante vie e i luoghi percorsi dai frati insieme al loro maestro e che dei loro spostamenti lasciarono fitte indicazioni geografiche oltre che meravigliose testimonianze. Ma non è la sola differenza che ci aiuta a capire il fascino unico di questo percorso: qui – a differenza del Camino - “molti dei luoghi dove i frati predicarono e vissero sono ancora oggi abitati da francescani o religiosi”, e questo – si intuisce dai tanti racconti nel libro – conserva per il viaggiatore un fascino molto più genuino.

E, ancora, le caratteristiche della via. Ardito ricorda nell’introduzione che “non c’è nulla di più lontano da un exploit sportivo di una giornata trascorsa con lo zaino lungo la strada”, ma l’impegno fisico per questi 450 km è ben superiore – si intuisce – a quello richiesto per coprire le più lunghe distanze dei Cammini di Santiago. Francesco e i suoi frati “erano dei grandissimi camminatori”, si spostavano “su e giù per crinali e tratturi”: tra Toscana, Umbria, nord del Lazio di pianure ce ne sono ben poche. Non sono rare le tappe nelle quali bisogna prepararsi a mille e più metri di dislivello. Il cammino in mezzo alla natura e agli uomini era il centro del messaggio francescano, e si vede.

Dopo un capitolo che riassume il percorso da Firenze con la meraviglia di Camaldoli, La Via inizia dal monastero di La Verna per passare attraverso la Toscana aretina, entrare in Umbria (Città di Castello, Gubbio) fino ad Assisi, per proseguire sui sentieri verso Foligno fino a Spoleto (“la mia valle Spoletina”, scriveva Francesco) e, attraverso la Valnerina, arrivare a Terni e alle cascate delle Marmore. E poi si entra nel Lazio, nella “Valle Santa” reatina con i monasteri di Greccio, Poggio Bustone, Fonte Colombo. E da qui in Sabina per puntare a Roma.

Sono solo scarne indicazioni per avere un’idea di come si snodano le 23 tappe suggerite. Ma il punto rimane lo spirito del camminare. Il cardinale Matteo Maria Zuppi, nella appassionata introduzione, suggerisce che “il cammino ci fa essere noi stessi, ci obbliga a scendere da cavallo… come fu per Francesco. Ci libera di pesi inutili e ci restituisce all’essenziale, fino a farci capire che non servono nemmeno i tanti navigatori che uccidono la bellezza e l’avventura anche se ci sembra ci rendano sicuri”. E’ una sintesi perfetta, che rimanda ad una curiosità venuta in mente a Fabrizio Ardito: “Un treno ad alta velocità copre la distanza tra Firenze e Roma in 90 minuti. In cammino servono trenta giorni nella meraviglia. A spanne tre minuti sul treno corrispondono a una giornata con lo zaino in spalla…”. Ai lettori la conclusione.
(Fabrizio Ardito, Le vie di Francesco, Ediciclo editore) (Repubblica)

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