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I frati vignaioli: da otto secoli producono vino tra i sestieri di Venezia

Gelsomino Del Guercio www.fratiminori.it
Pubblicato il 27-09-2022

La tradizione di San Francesco della Vigna

1600 metri quadri di terreno, di cui 400 sono di Malvasia, e i restanti di prosecco di Glera: si sviluppano così i famosi vigneti francescani di Venezia. E’ una tradizione di 800 anni, nel sestiere di Castello, portata avanti nel silenzio e nel lavoro dai Francescani Minori di San Francesco della Vigna, i frati più antichi di Venezia.

IL TESTAMENTO DEL NOBILE
La produzione di eccellenti vini non si è mai interrotta in otto secoli. La storia dei vigneti di San Francesco affonda le sue radici nel lontano Duecento, epoca in cui appartenevano al patrizio veneziano Marco Ziani. Fu proprio nel suo testamento, datato 1253, che il nobile stabilì che il terreno, la chiesa ed alcune botteghe fossero lasciati ai Frati Minori, i quali vi si stabilirono definitivamente.

IL NOME DELLA PARROCCHIA
Perciò, si legge su www.veneziaradiotv.it, la parrocchia di San Francesco della Vigna deve il suo nome al fatto che il luogo in cui sorge, in origine, era coltivato a vigneti, i più estesi e fecondi di tutta Venezia.

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GLI AGRONOMI
Dal 2019, inoltre, il lavoro dei frati è seguito in prima persona dagli agronomi della cantina Santa Margherita.

NON SOLO VIGNA
Le vigne fanno parte di un complesso architettonico unico, che ospita anche il convento dei Frati Minori e la Chiesa, una delle più imponenti di Venezia, opera del Sansovino e del Palladio, oltre all’Istituto di Studi Ecumenici, che ogni anno propone dei master di primo livello universitario sul dialogo interreligioso.

LA BIBLIOTECA CON 200MILA VOLUMI
A questi ambienti si aggiunge l’importante Biblioteca, punto di riferimento per gli studiosi di teologia con i suoi oltre 200mila volumi, di cui 45mila antichi, provenienti da 11 fondi di vari conventi soppressi nel Veneto, tra cui spicca San Michele in Isola, dove è stata ritrovata l’ultima copia rimasta del primo Corano stampato in arabo a Venezia.

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