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I diritti (violati) dei bambini

Redazione
Pubblicato il 14-11-2019

Trent'anni fa veniva approvata la convenzione Onu sui diritti dell'infanzia: sfide vinte e da vincere

Trent’anni volano in un soffio. E infatti, a chi la scorsa settimana ha rivisto in tv e sui giornali le immagini del Muro di Berlino preso a picconate, quel 9 novembre 1989 dev’essere sembrato l’altroieri. Chi non c’era, o all’epoca era molto piccolo, ascolta quelle urla di gioia come ultima fanfara di un mondo che poi si è dissolto. Ma in quello stesso mese di quello stesso anno accade anche qualcos’altro. Un evento unico e prezioso, stavolta dall’altra parte dell’oceano: il 20 novembre, a New York, viene approvata la convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. A guardarla oggi, quella carta non sembra così rivoluzionaria. Ancora troppi bambini maltrattati, denutriti, sfruttati. In ogni parte del mondo. Ma quel documento, nonostante i difetti, non è una scatola vuota. Ne parliamo con Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. E subito mettiamo in luce quello che non va: “È la carta più ratificata e insieme la più violata - dice - ma non possiamo dire che sia un fallimento, anche se il fatto che non abbia un meccanismo sanzionatorio reale pone ogni Paese di fronte alle sue responsabilità”. Sono 196 gli Stati che la sottoscrivono e uno il principio che ne è alla base: il bambino è soggetto di diritto.

Il mondo quindi, nel 1989, pare ripartire dai più piccoli, solitamente lasciati ai margini della politica perché - in un’ottica poco lungimirante - non votanti, quindi poco “utili”. Gli effetti di quel trattato si sentono: “Abbiamo fatto tanto riducendo la mortalità infantile da 12 a 6 milioni di bambini - sottolinea Iacomini - e abbiamo portato istruzione e acqua dove sembrava impossibile. Insomma, non abbiamo sconfitto tutto, ma negli obiettivi di sviluppo del 2030 tante grandi sfide le possiamo vincere”. I conflitti continuano a scoppiare, con tutto ciò che ne consegue, e le emergenze da affrontare si contano sulle punte di molte dita: 700 milioni di bambine spose, 250 milioni di bimbe con mutilazioni genitali, per dirne due. “Domina e governa ancora l’ingiustizia, i bambini vedono cose che non dovrebbero vedere”, la riflessione amara di Iacomini. Unicef tiene il conto di tutti i “milioni” da azzerare. Soltanto dalla Siria “4 milioni di bimbi sono dovuti fuggire” e in generale “ci sono 50 milioni di bambini in movimento, che se ne vanno non solo per colpa della guerra ma anche del clima o perché vittime di abusi sessuali”.

Ancora qualche dato, ancora qualche milione. “Ci sono 200 milioni di piccoli malnutriti, 50 dei quali in maniera acuta, ma quanti stanno crescendo obesi nel nostro opulento Occidente? Stiamo perdendo di vista la dieta dei nostri figli e non è un tema di secondo piano, ha a che fare con la salute sia fisica sia psichica”. Ecco, cosa succede in casa nostra? Prosegue il portavoce Unicef: “In Italia un milione e mezzo di bambini vive in condizioni di povertà relativa, che significa non avere nemmeno spazi in cui studiare o giocare. Ci sono sacche di non lavoro e numerosi sono i Neet, giovani che non studiano e non lavorano. E il nostro Paese ha ricevuto sollecitazioni sul rispetto dei diritti dei bambini”. Tra battaglie vinte e altre da combattere, nel presente del nostro pianeta trovano spazio le voci di giovanissime, come Malala Yousafzai e Greta Thunberg, picconatrici di muri apparentemente incrollabili. Stanno facendo capire che “i ragazzi possono risvegliare le coscienze”. Come hanno fatto, e continuano a fare, i milioni di bambini senza volto in nome dei quali la Convenzione del 1989 si rinnova ogni giorno.

Irene Roberti Vittory

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